nota dell'autore: Questa ? la prima storia che scrivo in Italiano.
Spero vi piaccia.
Tutti i diritti riservati (C) Shiraz Derwine. Sono vietate la copia e
riproduzione per qualunque fine al di fuori di FictionMania o dove non
espressamente autorizzata dall'autore. All rights reserved (C) Shiraz
Derwine.
--------------------------
Io, la spiaggia, ed Erica.
--------------------------
Il piano era preciso: Maturit? e poi tre mesi di vacanza al mare
lontano da pensieri, genitori, libri e problemi! Spesi l'ultimo anno
di liceo scientifico a immaginare quella vacanza. I miei genitori non
vedevano l'ora di mandarmi fuori di casa una volta compiuti i 18 anni,
e furono ben felici di pagarmi l'affitto di tre mesi di appartamento
nelle Marche come regalo per la fine delle superiori. L'unica
condizione che posero era che i miei voti dovevano essere pi? che
buoni e che il giudizio finale non poteva essere inferiore ad 80/100,
il che non mi preoccupava dato che la mia media era sempre stata
altissima.
Avevo pianificato tutto. Un bell'appartamento fronte mare con tre
camere doppie per me e per i miei migliori amici, una lista della
spesa "ufficiale" con i beni di prima necessit?, e una lista "non
ufficiale" traboccante di birra e alcoolici di ogni tipo e
denominazione. L'appartamento era fronte mare, con tre mountain bike
incluse nel noleggio, lo spazio per la rimessa delle tavole e delle
vele da windsurf, una quad bike nel garage. Tutto pagato fin da
novembre dell'anno prima.
Beh... a dire il vero avevo pianificato quasi tutto. Quello che non
potevo aspettarmi era il famigerato Corona virus. L'esame di maturit?
fu un gioco da ragazzi, anche grazie alle concessioni fatte dalle
commissioni a causa delle lezioni saltate per via dell'epidemia, e il
diploma arriv? col massimo dei voti. Ma da Marzo in poi, il mio piano
inizi? a perdere pezzi quando i miei amici, incalzati dai propri
genitori, mi dissero che non sarebbero venuti con me. La prospettiva
di tre mesi di sbronze sulla spiaggia si fece sempre meno probabile
ma, al contrario di quanto credevo sarebbe successo, i miei genitori
mi spinsero a non cambiare idea sulla mia vacanza.
Va detto che i miei genitori non sono come gli altri. Mio padre e mia
madre hanno 38 anni, e ne avevano solo 20 quando mia madre mi partor?.
Anche se non mi fecero mai pesare di essere al mondo, pi? di una volta
riuscii a cogliere qualche segnale del fatto che si sentivano ancora
giovani e che speravano di poter presto recuperare un po' delle
"attivit?" che la mia presenza li aveva obbligati a sospendere.
"Paolo, vedrai che troverai compagnia una volta l?..." mi disse mio
padre di nascosto, mettendomi in mano una confezione di profilattici e
strizzando l'occhio. Immagino che i loro piani in mia assenza non
fossero molto diversi da quanto mi stava suggerendo di fare al mare.
E fu cosi' che il primo giorno di luglio 2020 salutai i miei dal
vagone del treno che mi avrebbe portato verso luogo delle mie vacanze
e, senza che allora me ne rendessi conto, verso una nuova vita.
-------
La stazione ferroviaria pi? vicina al mio appartamento era a circa
venti chilometri. Fortunatamente mio padre aveva fatto scivolare una
mazzetta di banconote da 50 euro in una tasca del mio zaino, cos?
saltai in un taxi senza pensarci due volte. Pioveva a dirotto, il che
non ? proprio il massimo come inizio di vacanza.
Dopo aver pagato la corsa pi? cara della mia vita, trascinai le mie
due borse per il vialetto davanti alla porta della mia casa delle
vacanze. Anche sotto l'acqua battente si poteva capire perch? il
prezzo dell'affitto era basso. La casa era parte dell'ultimo isolato
in fondo al paesino e prima di un campo di terra brulla al centro del
quale spuntavano quattro colonne di cemento di un edificio iniziato e
mai terminato. Il muro della villetta a due piani che mi avrebbe
ospitato era scalcinato e parecchio diverso da quanto mostrato nelle
foto sul sito, a quel punto chiaramente photoshoppate. Era una tipica
seconda casa costruita negli anni sessanta e mai mantenuta
propriamente.
Le chiavi erano custodite in una cassettina di sicurezza di fianco
all'ingresso ed il codice mi era stato inviato per email. Al di l?
della porta trovai un appartamento che poteva esser stato arredato da
mia bisnonna con mobili dei suoi genitori. Le stanze erano grandi ma
grigie. Tavoli, letti, comodini, armadi, insomma tutto era costruito
con legno che pareva essere fatto di cartapesta. Un ben poco
entusiastico "Wow." mi scappo' dalle labbra e riecheggi? tra le mura.
La combinazione di viaggio, pioggia, luogo e appartamento era triste.
Ma ancora pi? triste era la consapevolezza che se fossi stato l? con i
miei amici non me ne sarei nemmeno accorto. Dato che era ora di cena
tirai fuori uno dei panini che mia madre mi aveva preparato, lo
mangiai senza voglia mentre chiamavo i miei per dir loro che ero
arrivato, preparai il letto che sembrava avere meno anni e pi? molle
rimaste intere, e andai a dormire maledicendomi per aver avuto l'idea
di quella vacanza.
Il giorno successivo fui svegliato dal sole che filtrava tra le
fessure delle tapparelle. Le nuvole del giorno prima avevano lasciato
spazio ad un sole strepitoso e il mio morale miglior? istantaneamente.
Dopo una doccia veloce, indossai il primo paio di pantaloncini da
bagno che trovai in borsa, una t-shirt a caso, e decisi di scendere in
strada per trovare un bar e fare colazione. Il primo locale aperto a
quell'ora era a cinque minuti a piedi verso il centro del paese.
Camminare sul piccolo marciapiede vicino alla spiaggia mi mise di buon
umore. Il rumore delle onde ed il profumo della salsedine mi fecero
tirare un sospiro di sollievo mentre feci colazione seduto al tavolino
di un caff? sul lungomare.
Quella mattina arriv? all'appartamento il furgone della consegna a
domicilio del supermercato. Conteneva ancora tutto quello che avevo
messo nella lista mesi prima, sia di cibo che di alcoolici, cos? mi
ritrovai il frigorifero pieno e abbastanza vodka e rum da poterci
riempire una vasca da bagno.
"Almeno non dovr? preoccuparmi di far la spesa!" Dissi tra me e me.
Quel pomeriggio diedi una controllata alle biciclette, alle tavole da
windsurf ed al quad. Le mountain bike avevano visto giorni migliori,
cos? come le tavole e le vele, ma il quad sembrava nuovo di zecca.
Presi il mio telo da mare e attraversai lo stradone che mi separava
dalla spiaggia e dal primo bagno della stagione. La spiaggia era
libera, troppo lontana dal centro del paese per essere trasformata in
una struttura organizzata. La cosa non mi dispiacque. Una folta pineta
si stagliava tra la strada e la sabbia, offrendo riparo dal rumore
delle auto. Alcuni pini arrivavano quasi fino al bagnasciuga formando
quelle che sembravano delle piccole spiagge private. La scarsit? di
turisti causata dal virus mi consent? di reclamare per me stesso uno
spazio di una ventina di metri tra due cespugli formati da giovani
alberi. Lasciai l'asciugamano sulla sabbia e mi buttai nell'acqua
tiepida di quel caldo giorno di luglio.
L'acqua ? sempre stata il mio elemento. I miei genitori mi han sempre
portato con loro in piscina quando si trovavano con i loro amici e ho
imparato fin da piccolissimo a sguazzare, prima, e nuotare, poi. Da
ragazzino ho anche provato a iscrivermi in una squadra di nuoto ma la
mia corporatura fragile mi ha sempre fatto perdere terreno rispetto a
ragazzi meglio impostati di me dal punto di vista fisico. La cosa non
mi ferm? comunque dal godermi lunghe vacanze al mare durante le quali
imparai anche ad andare in surf e windsurf, nonch? a nuotare per
chilometri nell'acqua alta.
Quando, dopo una mezz'oretta di nuoto, tornai a riva per asciugarmi,
impiegai un secondo per ritrovare il punto in cui avevo lasciato il
telo. Nella "mia" spiaggia privata pareva aver trovato spazio anche
un'altra persona. Mi guardai intorno.
"Quaranta chilometri di spiaggia libera, zero turisti, e ovviamente
devono venire nella -mia- spiaggia privata...." Scherzai
sarcasticamente tra me e me.
A meno di sei metri dal mio telo, si trovava qualcuno intento a
prendere il sole prono. Mano a mano che mi avvicinavo la sagoma si
faceva pi? definita. Un perizoma azzurro che scompariva tra i glutei
di un sedere ben definito mi fece spuntare un sorriso in volto.
"Magari non ? poi la fine del mondo se condividiamo lo spazio!"
Pensai.
Vicino alla ragazza c'era una borsa di vimini con alcuni vestiti ed
altri oggetti personali ed un paio di sandali con la zeppa di legno. I
lunghi capelli neri erano raccolti sul lato per meglio esporre la
schiena al sole. La mancanza dell'elastico di un bikini mi fece capire
che stava prendendo il sole in topless.
Decisi di essere il pi? rumoroso possibile nel recuperare il telo, in
modo da non dar l'idea di star cercando di prenderla di sorpresa. Tra
un passo pesante e l'altro lasciai andare un paio di "Ahhhhhh!"
soddisfatti come se volessi comunicare che l'acqua era calda al punto
giusto.
La ragazza non sembr? essere troppo sorpresa della mia presenza. Senza
spostare il corpo di un millimetro gir? la testa verso di me e mi
salut?.
"Ciao!" Disse.
"Ehm... Ciao! Spero di non averti spaventata! Avevo lasciato qui il
telo una mezz'ora fa!" Le dissi. Aveva un bel viso dai toni decisi e
una voce abbastanza profonda.
"Figurati! Avevo visto il telo, e avevo visto te che nuotavi! Mi son
messa qui per sentirmi meno sola!" Confess?.
Una volta asciutto, stesi il telo sulla sabbia a tre metri da lei. Per
le meno, pensai, posso fare un po' di conversazione con qualcuno.
"Alloggi qui in paese?" Chiesi.
"Vivo a qualche chilometro da qui, su in collina. Ma passo le mie
giornate in spiaggia se posso." Spieg?. "Tu?"
"Io sono qui in vacanza. O almeno credo che sia vacanza. Avrei dovuto
avere diversi amici con me ma son rimasto solo a causa del Covid. Oggi
e' il mio primo giorno in spiaggia." Spiegai. "Dovrebbe essere la mia
estate da leoni dopo la maturit?... e invece son bloccato qui da
solo."
"Ehi, grazie per la considerazione!" Disse lei, fingendo di essere
piccata.
"Intendo, qui, a casa... nel senso... " Provai a disimpacciarmi.
"Tranquillo, sto scherzando! Comunque mi vedrai parecchio in spiaggia!
Se hai voglia di chiacchierare io son qui!" Si offr?, e poi gir? la
testa nell'altra direzione e si rimise a prendere il sole.
Mi spalmai un po' di crema solare e mi coricai nella stessa posizione
per cominciare a lavorare sul colore della mia schiena. La sua pelle
sembrava morbida ed era di un bel colore scuro ma salutare.
Chiaramente si prendeva cura di s?. Non avevo mai dato peso
all'abbronzatura, ma se fossi riuscito ad avere un colore altrettanto
salutare al mio rientro a casa in tre mesi, sarei stato soddisfatto,
pensai.
Il nuoto ed il sole ebbero l'effetto che hanno su chi si deve ancora
abituare, e mi addormentai. Quando ripresi conoscenza lei se ne era
andata. L'orologio mi disse che erano passate quasi due ore da quando
scesi in spiaggia e che era tempo di rincasare. Avevo in programma di
fare un giro in quad quella sera, per andare a vedere il centro del
paese.
Di fianco a dove si era stesa la ragazza, mezzo coperto dalla sabbia,
qualcosa di azzurro sembrava spuntare dalla sabbia. Andai a
controllare e trovai il suo perizoma, che probabilmente aveva
dimenticato dopo essersi cambiata prima di rincasare. Pensai che se
fosse rimasto in spiaggia forse qualcuno lo avrebbe raccolto come
immondizia la mattina dopo, cos? decisi di prenderlo con me e di
restituirglielo il giorno dopo se l'avessi vista. Lo portai a casa e
gli detti una bella lavata con acqua e sapone per eliminare ogni
possibile virus. Sulla parte frontale del perizoma azzurro cera un
muso di elefante fatto di paillettes che ricordava una decorazione
indiana. Lo misi a stendere sul davanzale mentre facevo la doccia e mi
preparavo per uscire in paese, sperando che nessuno lo notasse
passando.
Il centro del paesello era una piccola piazza semicircolare di fronte
alla spiaggia. I pochi negozi aperti la sera erano quelli che ci si
pu? aspettare da una cittadina di mare: un pescivendolo, quattro o
cinque mini empori con giochi per la sabbia e creme solari, una
"galleria d'arte" che vendeva sculture di conchiglie made in China, un
mini market e due bar gelateria. In un angolo, una sala giochi con
videogame degli anni 90 era ancora chiusa a causa del virus. Mi fermai
a prendere un gelato e a scambiare due battute con i gestori del bar
che mi dissero che pi? o meno tutti i grandi negozi e le discoteche si
trovavano nel paese dove si trova la stazione ferroviaria che avevo
visto il giorno prima.
Di nuovo in sella al quad esplorai le poche vie interne e poi ritornai
verso casa dove mi aspettava una insalata pronta confezionata. Per
evitare che la vodka andasse a male, scherzai tra me e me, ne aprii
una bottiglia e ne versai una buona misura in un bicchiere di Coca
Cola. Collegai il mio laptop alla wi-fi, che era l'unico segno di
ventunesimo secolo in quell'edificio, e feci quello che ogni
diciottenne avrebbe fatto avendo la casa per se stesso: mi attaccai a
PornHub.
Saltando tra la sezione teen e la sezione Lesbian del sito trovai un
video con una ragazza bellissima che si masturbava sul letto di casa
sua. Con una mano si accarezzava il seno mentre l'altra mano
scompariva dentro al suo perizoma azzurro, molto simile a quello
lasciato in spiaggia dalla mia nuova amica di cui non sapevo nemmeno
il nome. Immagino che il secondo bicchiere di vodka che stavo bevendo
abbia avuto il suo peso quando decisi di andare a prendere il perizoma
che avevo lavato. Salvai il video tra i preferiti e cominciai a
masturbarmi tenendo il perizoma tra la mia mano ed il mio pene. Quando
i lacci laterali si misero di mezzo per la terza volta consecutiva, e
l'alcool era ormai entrato in circolo per bene, decisi che se me lo
fossi infilato sarei stato pi? comodo. Mi spogliai completamente e
indossai il perizoma, impiegando qualche secondo a capire dove dovessi
mettere le gambe. Trovai strana, ma non negativa, la sensazione della
stringa centrale che mi si infilava tra le natiche, e feci ripartire
il video dall'inizio. Con una mano sfregavo il mio pene attraverso il
tessuto morbido e scivoloso, mentre l'altra passava dal tirare il
retro del perizoma verso l'alto per farmelo sentire di pi? addosso
allo sfregarmi i capezzoli copiando la ragazza del video.
Quell'insieme di nuove sensazioni, l'idea di stare indossando qualcosa
di proibito, la vodka, l'essere da solo e libero, mi fecero venire
come una fontana dopo solo pochi minuti. Ebbi solo la forza di pulirmi
un poco con i fogli di un rotolo da cucina, e poi mi addormentai con
il computer ancora acceso, la ragazza del video che godeva, ed il
perizoma ancora addosso.
-------
Il giorno successivo mi svegliai nella stessa posizione in cui mi ero
addormentato. Il computer era rimasto senza batteria ed una spia rossa
mi ricordava di metterlo in carica. Guardandomi intorno vidi i pezzi
di carta che avevo usato per pulirmi, e man mano che il mio corpo si
riprendeva sentii la sensazione di avere diversi peli appiccicati dove
il mio seme era atterrato la notte prima. Istintivamente mi ero
coperto parte del corpo con il lenzuolo quella notte, e quando lo
alzai per andare in bagno mi resi conto che stavo ancora indossando il
perizoma.
"Ah... gi?." Pensai tra me e me, senza sapere che cosa farne della
memoria di essermi masturbato con addosso un capo di biancheria
femminile.
Feci una lunga doccia corroborante, e allo stesso tempo lavai il
perizoma per rimuovere ogni traccia del mio sperma. Lo misi ad
asciugare sullo stesso davanzale della sera prima, che di mattina era
esposto al sole, feci una colazione rapida con biscotti e succo
d'arancia, sperando che la sensazione di pesantezza lasciasse la mia
testa.
"Due vodka e son messo cos?..." Pensai. "Devo esercitarmi di pi?!"
Dopo circa venti minuti ero pronto per testare le tavole e le vele da
windsurf. Un venticello caldo soffiava da nord-ovest che era l'angolo
perfetto per andare al largo velocemente e tornare di bolina senza
problemi. Raccolsi tutti i pezzi della tavola e la portai i spiaggia
dove la lasciai legata ad un pino con una catena mentre facevo l'altro
giro per prendere la vela. Mi ricordai di portare con me anche il
perizoma, che grazie al caldo secco era gi? asciutto.
Quando arrivai alla spiaggia per la seconda volta, la ragazza del
giorno prima era gi? l? e stava stendendo il suo telo. Indossava una
maglietta di cotone rosa con delle frange che le coprivano fin sotto i
fianchi.
"Buongiorno!" Mi disse cordialmente. "Dormito bene?"
"Ciao! Si, grazie! Non ho dormito in piaggia tutta notte, per
fortuna!" Dissi, cercando di fare una battuta sul fatto che lei se ne
era andata mentre riposavo il giorno prima.
"Lo so!" Mi sorrise. "Son tornata qui ieri sera e non c'eri pi?!"
"Sei tornata per un po' di tintarella di luna?" Scherzai nuovamente.
"No. A dire il vero son tornata perch? ho dimenticato il perizoma del
mio costume da bagno! Ma non l'ho trovato..." Spieg?, ma lasciando il
discorso in sospeso. "...ma mi ? parso di vederlo steso su una
finestra dall'altra parte della strada."
Con un movimento rapido tirai fuori il perizoma dalla mia sacca e
glielo porsi.
"Ah, si, l'ho trovato ieri prima di andarmene!" Spiegai. "E per
evitare che qualcuno lo portasse via stamattina l'ho preso su con me.
Eccolo!"
Lei prese l'indumento dalla mia mano e lo sfreg? tra le sue dita.
"E' umido!" Esclam?.
"L'ho lavato con acqua e sapone!" Misi insieme una mezza verit?. "Sai,
col Covid che gira e' meglio essere prudenti!"
Lei mi guard? incuriosita.
"Grazie! Lavi anche vestiti e stiri camicie?" Scherz?. Ripose il
perizoma nella borsa e poi torn? a posizionare il telo sulla sabbia.
Passai il resto della mattinata a sistemare il windsurf e a fare le
mie prime uscite dopo oltre nove mesi di pausa. Il mare era
relativamente calmo ed il vento era perfetto per fare pratica. Ad un
certo punto, mentre ero al largo, mi girai e vidi da lontano che la
ragazza stava nuovamente prendendo il sole in topless, ma la piega
delle ginocchia suggeriva che questo giro era supina.
"Forse e' il momento di tornare verso riva!" Pensai, sperando di poter
vedere il suo seno.
Girai la vela e con qualche manovra arrivai al punto da cui ero
partito.
La ragazza sembr? accorgersi del fatto che ero vicino, perch? si gir?
di schiena poco prima del mio arrivo. Feci giusto in tempo a scorgere
il suo seno da lontano. Non credo avesse due tette particolarmente
grandi ma sembravano sufficientemente rotonde da essere visibili di
profilo. "Probabilmente ha la seconda!" pensai.
Quando arrivai a prendere il mio telo, di nuovo gir? la testa verso di
me.
"Posso chiederti come ti chiami?" Mi chiese.
"Certo! Scusa, non mi sono presentato. Mi chiamo Paolo." Le risposi.
"Ed io sono Erica!" Disse lei. "Hai impegni per pranzo, Paolo?"
"No davvero!" Dissi quasi scherzando visto che non c'era molto da fare
in quella zona. "Ho qualcosa in frigo a casa. Pensavo di farmi un
panino o qualcosa di semplice."
"Allora possiamo mangiare qui insieme! E' mezzogiorno passato!"
Sugger? lei.
"Buona idea. Un po' di compagnia non guasta! Vado a prendere qualcosa
in casa. Ti serve nulla?" Chiesi.
"No, grazie. Ho un'insalata in un tupperware nella borsa. Vai, ti
aspetto!" Concluse lei. "Ti guardo io la tavole e le altre cose!"
Presi le chiavi dalla mia sacca e corsi alla villetta per prendere
qualcosa dal frigo. In due minuti riuscii a mettere insieme un panino
con prosciutto e formaggio, presi un paio di lattine di Coca cola, e
portai tutto in spiaggia in un sacchetto.
Al mio arrivo vidi che Erica aveva trovato due ceppi di legno da usare
come sgabelli, ed era seduta su uno di essi. Al posto della maglietta
aveva una specie di pareo appoggiato sulle spalle ed annodato davanti
al petto.
"Grazie per la sedia!" Le dissi, puntando il dito verso il ceppo.
"Posso ricambiare? So che le regole direbbero di non passarci cose, ma
se vuoi una Coca..."
"Grazie, Paolo. Ma cerco di evitare bibite durante il giorno. Apprezzo
il gesto!" Disse con un sorriso.
Iniziammo a mangiare, ognuno all'ombra di un albero diverso. Parlammo
di come la vita della grande citt? di pianura da cui venivo fosse
differente dalla quiete del piccolo paese in cui ci trovavamo. Lei mi
disse di essere cresciuta in una grande citt? del nord e di essersi
trasferita in quell'area solo di recente alla ricerca di un po' di
privacy.
"Mi piace avere poca gente intorno! Questa cosa del virus ha reso la
cosa un po' estrema, ma non mi lamento. Quando mi sento un po' sola
faccio amicizia con qualcuno qui in spiaggia, possibilmente turisti!"
Mi spieg?.
Seduto di fronte a lei facevo fatica a non notare che ogni tanto il
pareo si allargava ed una parte del seno si scopriva. Non ero
ossessionato dal guardarlo, ma dopo due giorni spesi con questa
ragazza mezza nuda in spiaggia mi sembrava quasi surreale non
averglielo mai visto.
Come se mi avesse letto nel pensiero, allent? il nodo che le teneva su
il pareo e lo lasci? cadere dietro di s?, scoprendo il suo petto ed il
seno.
"C'e' caldissimo oggi!" Disse mentre il quadrato di tessuto toccava la
sabbia.
"Io, ehm, si, caldo, certo..." I miei occhi ed la mia testa cercarono
immediatamente un punto dove volgere lo sguardo per non fissarmi sul
suo seno.
"Dai, non fare il puritano! Sei maggiorenne, no?" Mi chiese ridendo.
"Si, ma..." Cercai le parole.
"Ottimo. Non c'e' nulla di illegale qui! Tranquillo!" Aggiunse, mentre
riprendeva a mangiare la sua insalata.
Il suo seno era grande pi? o meno quanto lo avevo immaginato. I suoi
capezzoli erano turgidi come se ci fosse freddo e l'areola intorno ad
essi era scura. Qualcosa rendeva il suo seno ipnotico, come se
nascondesse un segreto che non riuscivo a decifrare.
"Magari c'e' qualcosa di illegale l?!" Disse ridendo, indicando con la
forchetta in direzione dei miei pantaloncini.
Senza rendermene conto stavo avendo un'erezione gigantesca che il
tessuto dei miei shorts non riusciva a celare. Inghiottii l'ultimo
boccone del mio panino mentre scattai in direzione del mare dove mi
immersi fino al bacino per qualche secondo prima di tornare a sedermi
sul ceppo.
"Scusa. Non so come scusarmi!" Dissi mentre sentivo il sangue che
saliva alla testa.
"Ah ah ah! Tranquillo! Lo prendo come un complimento! Non
preoccuparti!" Lei rise, e poi ricominciammo a parlare del pi? e del
meno per un'oretta alla fine della quale ci rimettemmo a prendere il
sole, questa volta ambedue voltati verso l'alto.
Durante il pomeriggio usai il windsurf per un'altra uscita e poi,
prima di sera, usai due catene per legare tavola e vela a due alberi.
"Allora ci vediamo domani!" Disse Erica sulla via del parcheggio dove
l'attendeva la sua utilitaria rossa.
"A domani! E scusa ancora per..." Iniziai.
"Ti ho detto di non preoccuparti! Non e' nulla che io non abbia mai...
visto!" E ridacchiando scomparve nella pineta mentre io raccoglievo
sacca e telo per andare a casa.
Arrivai a casa stanco morto per tutta l'attivit?' fisica di quella
giornata e mi infilai immediatamente in doccia per liberarmi dalla
salsedine. I miei capelli erano abbastanza lunghi da appoggiarsi sulle
mie spalle, e dopo ogni nuotata si riempivano di sale e di sabbia.
Quando uscii dalla doccia mi infilai un paio di boxer e rimasi a torso
nudo per combattere un po' la calura. Tirai fuori un'altra insalata
pronta dal frigo e preparai un bicchiere di rum e cola che and? gi? un
po' troppo velocemente per la grande sete che avevo. Ne preparai
un'altro che portai con me in giro per l'appartamento mentre sistemavo
le mie cose. Controllai che il mio computer fosse carico e quando lo
schermo si riaccese vidi che era ancora sulla pagina di PornHub con la
ragazza che si masturbava. Il video, ovviamente, era terminato e mi
venne l'istinto di farlo ripartire. Parte della mia mente voleva
tornare alle sensazioni della sera prima, mentre parte della mia mente
voleva evitare di pensarci. Per cercare di distrarmi tentai di
visualizzare il seno di Erica, cercando di capire cosa ci fosse in
esso che mi potesse incuriosire. Avevo ancora la sensazione che ci
fosse qualcosa di particolare al suo riguardo.
Posai il computer sul letto senza decidere se guardare o meno il
video, e mi ricordai che la mia sacca con il telo spugna ed altri
vestiti pieni di acqua salata era ancora nel corridoio dove l'avevo
lasciata. Dovevo lavare almeno l'asciugamano o non avrei avuto nulla
da portare in spiaggia il giorno successivo.
Infilai il braccio nella sacca e tirai fuori l'asciugamano, una mia t-
shirt mezza bagnata, la lattina di Coca Cola che avevo portato in
spiaggia per Erica, e poi toccai un sacchetto di plastica del quale
non avevo memoria. Lo portai all'altezza dei miei occhi per studiarne
il contenuto e rimasi di stucco. All'interno c'era un bikini
arancione. La parte sotto era un perizoma mentre quella sopra aveva la
forma di un reggiseno poco imbottito. Iniziai a chiedermi cosa ci
facesse quella roba tra le mie cose, quando un foglietto cadde da
dentro ad una coppa.
"Ti ? piaciuto il mio costume blu? Eccone uno arancio! Baci, Erica!
P.s. Domani in spiaggia mettiti almeno il perizoma."
Buttai a terra quegli indumenti come se scottassero e rimasi a bocca
aperta. Misi il pilota automatico ed andai a sciacquare ed appendere
ci? che andava lavato, ripresi in mano il mio drink e lo mandai gi? in
un sol sorso, poi ne versai un terzo con un'abbondante dose di rum.
Andai a sedermi sul letto, vicino al computer. Mentre la ragazza mi
guardava dall'immagine di copertina del video porno, mi chiesi quale
impressione avevo dato a Erica. Pensava forse che fossi un pervertito
che ruba biancheria femminile per masturbarsi?
"Ok, ? vero, la parte sul masturbarsi sarebbe corretta..." Ammisi con
me stesso. "... ma ? successo per caso!".
In cerca di qualcosa che mi avrebbe fatto rilassare e dimenticare ci?
che stava succedendo, sfogliai gli altri video della stessa ragazza e
ne scelsi uno pi? o meno a caso. In modo monotematico, ma non meno
interessante, anche nel nuovo video era intenta a masturbarsi mentre
giocava col suo seno. I primi tre minuti del video erano concentrati
sul mostrare come i suoi capezzoli si gonfiavano mano a mano che lei
si eccitava giocandoci attraverso il tessuto del suo reggiseno. Mi
levai i boxer e cominciai a masturbarmi mentre la guardavo, ma
qualcosa sembrava mancare. Avevo paura di ammetterlo e provai a
resistere all'idea, ma poco dopo corsi a raccogliere il perizoma del
costume da bagno che Erica mi aveva fatto trovare, e lo infilai. La
sensazione della mia mano attraverso il tessuto spesso ma delicato mi
faceva godere mille volte di pi?. Ogni tanto mi rendevo conto di star
accarezzando i miei capezzoli come accadeva nel video e un'idea, piano
piano, si fece spazio nella mia mente.
"Perch? no?" Mi dissi, incoraggiato dal terzo drink che stavo bevendo
quella sera.
Andai a recuperare anche la parte sopra del bikini e con un po' di
inventiva riuscii ad indossarlo. Le coppe erano vuote perch?,
ovviamente, non avevo seno. Ma come stava succedendo per il mio pene,
toccarmi i capezzoli attraverso quel tessuto sembrava amplificare il
piacere.
Quasi come un replay della sera precedente, il mio cervello si
divideva tra la sensazioni che provenivano dal mio pene, dai miei
capezzoli, dalla stringa di tessuto che mi accarezzava tra le natiche
e, in aggiunta, dalla strana sensazione di fermezza che derivava dal
reggiseno e che sentivo sulle mie spalle e sulla mia schiena come un
abbraccio.
Nello stesso momento in cui la ragazza del video ebbe cominci? a
venire, part? anche uno degli orgasmi pi? intensi che avessi mai
avuto. Il perizoma non riusciva a contenere tutta la lunghezza del mio
pene e mi coprii di sperma tutto il ventre. Diverse gocce arrivarono
anche sul costume da bagno che copriva il mio petto.
Con una confezione di fazzolettini pulii ci? che potevo ma ogni
energia mi aveva abbandonato e finii per addormentarmi in quella
posizione.
-------
Fu di nuovo la luce del sole a svegliarmi quando erano gi? le dieci
del mattino. La spia della batteria del portatile lampeggiava sotto lo
schermo spento e un numero imprecisato di salviette di carta era
sparpagliato intorno a me. Guardando in gi?, la prima cosa che i miei
occhi notarono era il bikini che avevo ancora addosso. In un
nanosecondo saltai fuori dal letto, slacciai il gancio sulla schiena,
e mi liberai del reggiseno come se scottasse.
"Ma che cavolo mi ? preso?" Mi chiesi.
Mi ricordai anche del perizoma, che sfilai rimanendo nudo.
Presi le lenzuola e le misi in lavatrice, poi raccolsi il costume da
bagno e gli diedi una lavata in acqua calda usando shampoo e sapone
per le mani fino a che ogni traccia del mio sperma se ne era andata.
Mi chiesi quale scusa avrei usato per restituirlo ad Erica ancora
bagnato, non avevo certo intenzione di indossarlo come il suo
biglietto suggeriva, e per il momento lo stesi fuori dalla finestra ad
asciugare sotto il sole battente.
Mi buttai velocemente in doccia e riemersi dopo pochi minuti. Senza
far colazione o anche solo pettinarmi, indossai una maglietta e i miei
boxer da mare e mi preparai per uscire. Incredibilmente, il sole
cocente era riuscito ad asciugare il costume in quei pochi minuti,
quindi lo ripiegai, infilai il biglietto dentro una delle coppe, lo
rimisi nel sacchetto da cui veniva, e buttandolo nella sacca uscii di
casa.
Quando arrivai al punto in cui avevo legato il windsurf, che era
ancora incatenato nello stesso posto, Erica stava gi? prendendo il
sole. Come al solito era in topless e questa volta era supina, dandomi
una buona visuale sul suo seno. Rallentai i miei passi per poter avere
qualche secondo in pi? per studiarne la forma, ma ancora non capivo
per quale motivo il mio cervello mi diceva che quel seno era
differente da tutti gli altri che avevo visto.
"Buon giorno Paolo!" Disse senza nemmeno muoversi o aprire gli occhi.
"Buon giorno a te! Come va l'abbronzatura?" Le chiesi scherzando
mentre stesi il mio telo e mi levai la maglietta.
"Bene, grazie!" Mi disse, girandosi su un lato e guardandomi. "Ti ?
piaciuto il costume arancione?"
Infilai la mano nella sacca e tirai fuori il sacchetto col bikini, che
soppesai come se pesasse un chilo.
"Ah... Ah...! Molto divertente!" Dissi sarcasticamente, cercando di
non far trasparire il mio imbarazzo. "Non credo che questo faccia al
caso mio!". E appoggiai il costume vicino al suo telo.
Lei apr? il sacchetto e manipol? il reggiseno del bikini. Mi si gel?
il sangue nelle vene ma ero abbastanza convinto che fosse
sufficientemente asciutto da no creare dubbi.
"Il perizoma e' qui, quindi non l'hai indossato! Peccato!" Disse,
apparentemente rattristata.
"Ho visto il biglietto attraverso il sacchetto..." Dissi, mentendo.
"Ma non credo che mi metterei un bikini per nulla al mondo!".
Lei mi guard? con un ghigno compiaciuto sul viso.
"Paolo, sai cos'? l'appretto?" Mi chiese.
"Il cosa?" Domandai a mia volta.
"L'appretto e' una specie di cera che si mette sugli indumenti nuovi
per farli sembrare pi? lucidi e tenerli in piega mentre stanno nella
confezione. Lo si usa per le camicie, per le t-shirt, gli
asciugamani... e i costumi da bagno. Ci vuole un lavaggio in lavatrice
di solito per farlo andare via, oppure una sostanza chimicamente pi?
aggressiva del sapone. Ad esempio certi liquidi corporei maschili sono
fortemente basici!" Sollev? il perizoma e lo mise controluce. "Vedi?
Il costume era nuovo, ed ora manca in diversi punti. Devi esserti
divertito parecchio per venire cos? tanto...".
"Io... non..." Cercai di mettere insieme una scusa plausibile. "Ok, lo
ammetto, ho letto il biglietto e l'ho infilato per un secondo per
vedere se farti uno scherzo e metterlo davvero sotto ai miei
pantaloncini, ma poi ho pensato che la cosa fosse troppo gay ed ho
evitato! Tutto l?! E l'ho rimesso nel sacchetto senza neanche toccare
il resto!"
Senza che il suo sorriso accondiscendente cambiasse, Erica face
rotolare verso il gomito un braccialetto elastico che teneva al polso.
"Paolo, guarda il mio polso! Cosa vedi?" Mi chiese.
"Il segno sulla pelle dov'era il braccialetto. L'elastico ha lasciato
un po' di arrossamento." Dissi, sentendomi obbligato a rispondere
vista la figuraccia che stavo combinando.
"E sai cos'altro lascia un segno che impiega un'oretta ad andare via?"
Domand? ridendo. "L'elastico e le spalline di un reggiseno."
Erica inizi? a ridere mentre mi contorcevo per cercare segni del
reggiseno. Mi resi conto che anche solo quel movimento era
un'ammissione di colpevolezza, ma vidi per davvero che due segni
verticali erano chiaramente visibili tra il mio collo e le mie spalle.
Recuperai la maglietta ed in fretta e furia e la indossai.
Spesi il resto della mattina a sistemare la tavola e a rinforzare le
corde che legavano il boma alla vela. Non volevo togliere la maglietta
in caso qualcuno potesse vedermi e mi sentivo troppo in imbarazzo
anche solo per parlare con Erica. Per pi? di due ore non dissi nemmeno
una parola.
"Paolo... " Disse lei verso l'ora di pranzo. "...so che ti senti in
imbarazzo ma, davvero, non devi! Ti sei solo divertito un po' con un
costume, che vuoi che sia?"
"Non so cosa mi sia preso!" Dissi sommessamente, andando a sedermi sul
ceppo ancora presente dal giorno prima. "Non l'ho mai fatto prima. Non
so perch? l'ho fatto. Non so nemmeno perch? mi sia piaciuto!"
Continuai, rendendomi conto di aver parlato fin troppo.
"Che ti sia piaciuto si vede in controluce!" Sorrise. "Non c'e' nulla
di male! Sei maggiorenne, sei da solo per mesi. E' il momento perfetto
per fare qualche... esperimento!"
Lasciai andare un sospiro mentre tiravo fuori dalla sacca un
tramezzino preconfezionato che addentai senza troppa voglia. Erica si
sedette sull'altro pezzo di tronco.
"E comunque dovresti provare a fare il bagno e prendere il sole con
quel costume! E' tutta un'altra cosa rispetto ai boxer." Disse,
ricordandomi il contenuto del biglietto. Apr? un contenitore con
dentro dell'insalata e si mise a mangiare.
"Certo, ci manca solo quello! Non mi sento gi? stupido abbastanza..."
Risposi, sorprendendomi del fatto che il mio cervello stesse anche
solo prendendo in considerazione l'idea. "Ci manca solo che mi veda
qualcuno, cos? mi prenderanno in giro fino a settembre!"
Erica si alz?, fece una decina di passi in direzione del bagnasciuga,
e torn? verso di me.
"Visto? Sono in topless e nessuno mi ha arrestata o multata! Nemmeno
un fischio da pecoraio. E lo sai perch?? Perch? non c'? nessuno per
chilometri e chilometri!" Insistette.
"Ci sei tu!" Osservai.
"Io? La tipa a cui guardi le tette mentre ti sta parlando e che due
ore fa ha contato le macchie di sperma che hai lasciato sul suo
costume da bagno? Se davvero tu fossi preoccupato di passare per scemo
davanti a me saresti gi? scappato via da ore." Raccolse da terra il
sacchetto col costume, tir? fuori il perizoma, e me lo porse. "Su,
vediamo come ti sta!"
"Cosa? Come..." Rimasi sorpreso e incredulo.
"Entra in mare con i tuoi pantaloncini, cambiati mentre sei in acqua,
e torna qui!" Insistette.
Forse avrei dovuto fermarmi e pensarci su un po', ma quello che Erica
aveva detto sul guardarle le tette era vero, e mi aveva fatto sentire
abbastanza in colpa da annullare ogni mia reazione.
Presi il perizoma, lo infilai in tasca come se avesse senso
nasconderlo mentre nessuno guardava, e andai verso il mare. Quando
l'acqua fu abbastanza profonda da nascondere il mio corpo dalla pancia
in gi?, sfilai i miei pantaloncini e infilai il perizoma.
La sensazione di stare indossando l'indumento che per le due scorse
notti mi aveva fatto venire come un geyser mi caus? immediatamente
un'erezione. L'acqua del mare era fredda e in qualche modo aiutava nel
contenere il mio membro all'interno del tessuto, ma dall'altro lato
c'era lo sfregamento della stessa acqua sul mio sedere e sul pene
attraverso il perizoma che mi riportava a provare la sensazione che
tanto mi era piaciuta la sera prima.
Camminai avanti e indietro per qualche minuto in modo che l'erezione
si calmasse. Guardai la spiaggia in ambo le direzioni per assicurarmi
che nessuno si stesse spostando verso di noi e poi, tirando un
sospiro, iniziai ad uscire dall'acqua.
Mano a mano che il livello del mare scendeva sotto il mio bacino,
sentivo la sensazione di essere nudo ma, in qualche modo, coperto.
Mentre il mio corpo si muoveva, la stringa di tessuto in messo ai miei
glutei si spostava sempre pi? in mezzo ad essi, e lo trovai parecchio
eccitante. Il mio pene e le mie palle erano a mala pena contenuti nel
perizoma e capii che dovevo fare attenzione a come mi muovevo per non
farli uscire. L'idea di star facendo qualcosa di "sbagliato" o
"proibito" mi eccitava e l'erezione che stava ricominciando a crescere
non mi aiutava affatto a gestire la situazione.
Tenendo le gambe quanto pi? chiuse possibile arrivai al mio telo e
immediatamente mi stesi a pancia in gi? per nascondere la sagoma del
mio pene. Erica era ancora seduta e appena mi coricai applaud?.
"Visto? Non e' successo nulla!" Disse. "O meglio, nulla che si possa
vedere da qui!" E rise.
"Molto divertente!" Le risposi, mezzo imbarazzato e mezzo eccitato.
"Fattelo dire, hai un sedere niente male!" Osserv? lei. "Ma cos?
finirai per scottarti! Lascia che ti aiuti, e scusa se piego un po' le
regole sulla distanza!".
Si alz? e prese dalla sua borsa un paio di bottiglie di plastica, poi
venne verso di me e si inginocchi? su un lembo del mio telo. Pos? le
due lozioni vicino alla mia testa. Una era una crema solare di marca,
mentre l'altra bottiglietta, con un tappo vaporizzatore, non aveva
alcuna etichetta.
"Questo e' solo un atomizzatore con un liquido per mantenere la pelle
morbida e idratata!" Spieg? e ne spruzz? un po' sul mio fondo schiena.
"Spero non ti dispiaccia se una ragazza ti fa un massaggio!".
Le sue mani toccarono per prima la mia schiena e poi si mossero verso
il basso, spargendo il liquido appena spruzzato con un movimento
circolare a due mani sul mio sedere. Inutile dire che la mia erezione
stava crescendo a dismisura.
"Confermo! Hai proprio un bel sedere. Pochissimi peli e una pelle
molto morbida!" Disse, ma il mio cervello era troppo concentrato sul
massaggio per poter razionalizzare.
Poi Erica prese la crema solare e me la spruzz? sulla schiena.
Ricominciando a massaggiare dalle spalle in giu' fino a coprire di
nuovo il mio sedere. Realizzai presto che il mio perizoma era l? da
qualche parte ma era cos? sottile da non interrompere il massaggio in
alcun modo. Pi? di una volta sembr? che con le dita stesse
ripercorrendo l'area in cui il reggiseno del costume aveva lasciato il
segno quella notte.
"Non preoccuparti, il segno del costume ? scomparso poco dopo che sei
arrivato in spiaggia. Ma ? bene che ti prendi cura di quest'area
perch? l'elastico e le spalline possono dare parecchio fastidio se la
pelle ? secca!" Spieg?.
"Grazie per l'informazione. Mi servirebbe se mai lo rimettessi, cosa
che sicuramente non succeder?!" Dissi.
"Sicuramente..." mi fece eco lei, sarcasticamente. "Ora rilassati e
goditi il sole." Si alz? e torn? al suo telo. "Non ho messo crema
sulle tue gambe perch? hanno un po' di peli, ed io detesto i peli.
Quelle le lascio fare a te, se vuoi!"
Passai il resto del pomeriggio in quella posizione, lasciando che il
sole mi scaldasse la schiena. Quando fu ora di rincasare Erica si alz?
per prima e io rimasi a pancia in gi? per continuare a nascondere
un'erezione che ormai andava avanti da ore.
"Mi son divertita oggi, Paolo! Domani evita di fare il timido. Ti
aspetto qui con gi? il tuo perizoma addosso! Almeno il perizoma!"
Disse, mettendo il sacchetto col resto del costume nella mia sacca.
Rinfil? la mano nella sua borsa ed estrasse un altro sacchetto. "E
siccome posso immaginare che il mio costume arancio non fosse la tua
prima vittima, ti ho riportato anche quello azzurro, insieme al suo
top. Te li regalo e mi aspetto che tu ne faccia buon uso. Son curiosa
di vedere quale sceglierai domani! Ciao!" Infil? il tutto nella mia
sacca e si inoltr? tra gli alberi per raggiungere la sua auto.
Mi guardai intorno per vedere che non ci fosse nessun altro intorno a
me. L'assurdit? di star indossando il perizoma mi riassal? tutto d'un
colpo, come se avere Erica vicino a me fosse uno scudo di qualche
tipo. Con un movimento rapido mi infilai i boxer sopra al costume,
raccolsi le mie cose, e tornai verso la villetta.
Una volta rientrato mi buttai sotto una doccia gelida per calmarmi un
po'. Stesi i panni che erano in lavatrice e velocemente lavai a mano i
due costumi che Erica mi aveva dato. Provai a guardarli controluce e
dovetti ammettere che aveva ragione riguardo le macchie. A occhio nudo
non si vedevano, ma orientando il tessuto nel modo giusto era
innegabile che ci fossero delle chiazze pi? chiare.
Misi ad asciugare il tutto su uno stendino sul piccolo balcone
dell'appartamento, cercando di nascondere i costumi tra le pieghe
delle lenzuola. Poi mi vestii, feci una cena veloce di salumi e
formaggi, e decisi di andare a passeggiare verso il centro del paese
per prendere un gelato.
I cinque minuti che mi separavano dalla piazzetta furono
dolorosissimi. Il tessuto dei miei pantaloncini, lunghi fino al
ginocchio, si sfregava contro la pelle scottata dal sole dove non era
stata messa alcuna crema. Feci una nota mentale di mettere crema
dovunque il giorno successivo.
Preso il gelato mi misi a guardare le altre vetrine senza concentrarmi
su nulla in particolare. Mi resi conto che uno dei negozietti esponeva
anche dei costumi da bagno da donna e mi fermai a guardare i diversi
stili, cercando di capire se assomigliavano a quelli che Erica mi
aveva regalato.
"Non ci credo! Possiedo due bikini! Che idiozia!" Realizzai mentre
camminavo verso casa.
Quella sera mi ripromisi di non fare il casino delle sere precedenti.
Preparai il letto con un secondo set di lenzuola, aprii il PC su
Netflix invece di PornHub, mi versai un bicchiere d'acqua invece che
di roba troppo alcoolica, e guardai qualche episodio di una serie
fantascientifica prima di addormentarmi. Soprattutto, non indossai
nulla che potesse lasciare un segno.
-------
Complici il gran caldo ed il fatto che la sera prima ero andato a
letto sobrio , alle sette del mattino di quel giorno ero gi? in sella
ad una mountain bike e mi ero spinto verso un altro paese l? vicino. A
quell'ora c'erano pochi negozi aperti e, a parte qualche auto sulle
strade statali, non molte anime in giro. Mi fermai a prendere un
croissant ed un cappuccino da asporto attraverso la finestra di un
bar, e trovai modo di scambiare qualche parola con gli abitanti del
luogo.
Tornai a casa per cambiarmi prima di andare in spiaggia e mentre stavo
per mettermi i boxer da mare mi ricordai dei perizomi che Erica mi
aveva dato. Parte di me voleva smetterla con quel gioco, ma il resto
del mio corpo voleva un altro massaggio come quello del giorno prima,
e sapevo che non sarebbe arrivato se non avessi indossato la parte
bassa del costume. Decisi di mettermi il perizoma azzurro sotto ai
pantaloncini e di decidere una volta in spiaggia se togliere uno
strato o meno.
Nel momento in cui infilai l'indumento femminile sentii salire
un'erezione.
"Che diavolo mi succede?" Mi domandai.
Considerato quello che era successo il giorno prima mi domandai cosa
avrebbe fatto Erica "in cambio" del vedermi indossare anche la parte
superiore del costume, ma misi immediatamente da parte quell'idea e
riposi il reggiseno nella mia sacca in caso lo rivolesse indietro.
Arrivai in spiaggia verso nove e mezza, e lei si stava giusto
togliendo il top di un altro bikini per mettersi a prendere il sole in
topless.
"Buon giorno Erica!" Dissi, senza nemmeno aspettare che mi vedesse.
"Buon giorno Paolo! Ti vedo bello carico oggi!" Rispose.
"Mi son fatto un giro in collina con la bici e non vedo l'ora di
andare un po' al largo con il windsurf!" Spiegai. "Tu cercherai di
scurirti ancora un po' al sole?"
"Certamente! Come stanno la tua schiena e le tue gambe?" Mi chiese.
"La schiena bene! Le gambe meno! Oggi star? bene attento a incremarle
come si deve!" Dissi.
Stesi il telo, tirai fuori la mia crema che mi spalmai alla meno
peggio nei punti in cui non potevo arrivare, andai a recuperare tavola
e vela, e poi uscii col windsurf per un paio d'ore.
Tornai al mio angolo di spiaggia giusto in tempo per mangiare un
boccone con Erica. Ero esausto per la fatica fatta col surf e divorai
il mio toast in due secondi. Lei, invece, fin? pian piano la sua
insalata.
"Credo di aver fatto abbastanza fatica per oggi!" Esclamai. "Penso che
passer? il resto della giornata a crogiolarmi come fai tu!"
"Ottimo!" Rispose. "Se ti serve un po' di crema fammelo sapere. A
patto, ovviamente, che possa metterla dove dico io!"
Mi nacque un sorriso come se avessi fatto una mossa da grande
stratega. Spostai in basso l'elastico dei miei shorts per mostrarle
che sotto avevo il perizoma azzurro.
"Molto bene! Vedo che ci capiamo! E' bello indossarlo, vero?"
Rilanci?.
"Beh, credo... diciamo di si..." Balbettai, preso alla sprovvista. Non
potevo certo dirle che l'avevo messo per farmi fare un massaggio da
lei.
"Bene!" Esclam? posando il contenitore del suo pranzo. "Allora e'
tempo di crema! Togliti i boxer e mostrami il tuo bel culetto!" Rise.
Mi guardai intorno per bene, ma non vidi un'anima nel raggio di
chilometri sulla spiaggia. I rami dei pini rendevano la pineta
impenetrabile alla vista e mi sentii al sicuro. Senza troppe cerimonie
mi sfilai i pantaloncini e di nuovo sentii che partiva un'erezione.
Come il giorno precedente mi misi a pancia in gi? il pi? velocemente
possibile. Erica rise di nuovo, probabilmente per aver intuito la
situazione.
Sistem? il pareo che indossava come una gonna e lo gir? facendo un
grosso nodo in vita, poi prese i flaconi di crema e cammin? dietro di
me ma, a differenza del giorno prima, non mi si mise di fianco.
Sentii le sue sue ginocchia appoggiarsi vicino ai miei fianchi, ed il
suo peso sulla parte alta delle mie gambe. Si era seduta su di me,
poco sotto il mio sedere. La mia erezione stava crescendo ancora, ma
per fortuna le era invisibile. Spruzz? la lozione sul mio fondo
schiena e massaggi? con forza secondo il solito movimento circolare.
Un paio di volte i suoi pollici sfiorarono l'interno delle mie natiche
e mi fecero sobbalzare.
"Tranquillo! Non ho intenzione di fare scherzi!" Mi disse per mettermi
a mio agio.
La lozione fu seguita dalla crema sulla mia schiena e poi su fino alle
mie spalle. Ogni volta che si allungava per massaggiarla sul mio collo
o sulle mie braccia sentivo il nodo del pareo premere sul mio fondo
schiena, ma dopo aver sobbalzato per le sue mani in quell'area non
volevo sembrare un rompi scatole e non feci ulteriori commenti.
"Si nota che ho lavorato per due anni come massaggiatrice?" Mi chiese
mentre continuava a spalmare la crema.
"Si! I miei muscoli si stanno rilassando tantissimo!" Osservai,
facendomi una nota mentale su come non tutto il mio corpo fosse
davvero rilassato.
Continu? a lavorare sulla mia schiena per altri dieci minuti circa,
poi si ferm?.
"Vuoi un po' di crema anche davanti?" Chiese, senza muoversi dalla
posizione in cui era e che mi bloccava per terra.
Stavo per dire di si, quando mi ricordai che non avrei saputo come
fare per tenere a bada la mia erezione se lei ci si fosse messa sopra.
"Non so... potrei, diciamo che, non sono sicuro che sia una buona idea
per..." Non trovavo le parole per spiegarmi, ma speravo davvero di
poter saltar fuori con un sistema per farle continuare il massaggio
anche davanti.
"Cos'?? Hai paura che io veda la tua erezione?" Chiese, senza troppi
giri di parole.
"Eh? No no no... si!" Arrossii.
"Non ti preoccupare. Come ti ho detto, ho lavorato come massaggiatrice
per anni e non ? nulla che non sia gi? successo. Ci sono abituata!" Mi
tranquillizz?.
Provai a spingere sulle braccia per alzarmi e girarmi, ma lei non si
mosse.
"Dove vai?" Chiese lei. "Non ho ancora detto quale sia il mio prezzo
per quel massaggio!"
"Prezzo?" Chiesi.
La vidi infilare una mano nella mia sacca ed estrarre il pezzo sopra
del bikini azzurro.
"Dopotutto, se l'hai portato in spiaggia ? perch? pensavi di usarlo,
no?" Disse.
"Io... no, era per ridartelo se lo avessi voluto indietro..." Cercai
di spiegare.
"Indietro? Te l'ho detto che e' tuo! Dai, su, ti faccio vedere come si
mette senza nemmeno bisogno di alzarti, cos? nessuna delle migliaia di
persone che -NON- stanno passando potr? vederti!" Disse
sarcasticamente.
"Non so, davvero, mi sembra troppo strano!" Insistetti. Forse sarei
riuscito a convincerla a massaggiarmi anche senza cedere al suo
ricatto.
"Ok, allora nulla!" Esclam?, riprendendo in mano le creme. Sentii che
si rialzava.
"Va bene! Ok! Lo metto ma non ci vado in giro come ho fatto col
perizoma ieri. Va bene?" Mi arresi.
"Siiiiii" Le sentii dire tutta eccitata.
Il top del bikini era diverso da quello che avevo indossato due sere
prima a casa. Era formato da due triangoli azzurri ricoperti di
paillettes che costituivano le coppe, due stringhe non diverse da
quelle del perizoma che finivano con un gancetto di plastica da
assicurare dietro la schiena, e altre due stringhe che partivano dal
vertice dei triangoli per essere annodate dietro al collo.
Senza farmi alzare se non di pochi centimetri, Erica face passare il
reggiseno sotto al mio petto e poi leg? e agganci? i lacci. Ci fu un
attimo di silenzio e poi si sollev?.
"Ok, girati!" Comand?.
Dire che mi sentivo un'idiota non rende nemmeno l'idea del mio stato
d'animo. Ero su una spiaggia pubblica con una donna pi? grande seduta
sopra di me, e indossavo un bikini striminzito coperto di paillettes.
Se una persona qualsiasi mi avesse visto in quella posizione sarei
morto per la vergogna. Aspettavo con terrore il momento in cui Erica
avrebbe scattato una foto a tradimento e l'avrebbe messa su internet,
o magari si sarebbe alzata se avesse sentito qualcuno passare e mi
avrebbe ridicolizzato. Ma non accadde nulla di tutto questo.
Erica si sedette sul mio bacino, lasciando la mia erezione dietro di
s?, e sistem? le coppe del reggiseno sul mio petto.
"Non male! Abbiamo la stessa misura!" Scherz?.
Poi prese la lozione e la spruzz? sul mio petto, massaggiando sotto le
coppe del reggiseno per diversi minuti. La mia mente torn?
immediatamente alle immagini del video porno dei giorni precedenti, e
la mia erezione raddoppi? di dimesione in pochi secondi, sbattendo
contro il sedere di Erica.
"Mi spiace, io..." Cercai di scusarmi.
"Shhhhhhh. Pensa solo a rilassarti!" Mi disse. "Lo so che effetto fa.
Noi ragazze sappiamo bene quanto si puo' godere per un bel massaggio
del seno!"
"Ma io..." Volevo dire qualcosa riguardo la cosa del seno, ma mi zitt?
di nuovo.
Quando fu soddisfatta del lavoro fatto con la lozione, pass? alla
crema solare. Senza dire una parola la applic? e massaggi? su ogni
centimetro quadro di pelle dal perizoma al mio collo e fino al dorso
delle mie mani.
Poco a poco pareva che i suoi movimenti si facessero pi? lenti e
allungati. I miei muscoli si rilassarono completamente e perfino la
mia erezione inizi? a svanire nonostante lei continuasse a
massaggiare.
Il rumore dell'astuccio degli occhiali di Erica che si chiudeva con
uno Snap mi svegli?. Aveva gi? recuperato il suo telo e stava per
infilarsi i sandali e andare verso la sua auto.
"Scusa, mi sono rilassato un po' troppo. Non offenderti! Stavi facendo
un gran bel massaggio e..." Dissi sperando di non averla offesa e che
non stesse andando via per quel motivo.
"Sono le sei!" Mi interruppe.
"Le sei? Ma se abbiamo pranzato da..." Guardai l'ora sul mio orologio
da polso. Mancavano pochi minuti alle sei di sera. "Ho dormito per tre
ore?" Chiesi mentre cercavo ancora le forze per alzarmi, o almeno per
mettermi seduto.
"A domani!" Disse, e come ogni sera scomparve tra gli alberi.
Quando finalmente mi tornarono le energie, mi misi a sedere sul mio
telo e mi guardai intorno. Come al solito non c'era nessuno sulla
spiaggia, o nessuna voce dalla pineta. Abbandonati vicino ai miei
piedi, i miei pantaloncini mi ricordarono tutto d'un tratto che stavo
ancora indossando il bikini. Corsi a infilarmeli e subito dopo cercai
di sganciare i lacci che assicuravano il reggiseno al mio petto. Non
riuscendoci al volo, mi infilai la maglietta di cotone. Stavo per
raccogliere la mia sacca e scattare verso casa quando mi ricordai che
dovevo ancora incatenare tavola e vela agli alberi.
Raccolsi le catene e i lucchetti e mentre li stringevo intorno al boma
e attraverso il foro della deriva, sentii una voce provenire dal
bagnasciuga.
"Buona sera!" Disse un uomo sulla sessantina che stava passeggiando
sulla riva con le sue ciabatte in mano.
Fui colto dal panico per un attimo. Speravo che la sagoma del
reggiseno non trasparisse da sotto la maglietta. Cercai di chiudere la
conversazione nel minor tempo possibile.
"Buona sera a lei!" Dissi, rimanendo distante una decina di metri.
L'uomo si fece pi? vicino.
"Sono un paio di giorni che passo di qui e pensavo..." A quel punto
tremavo dal terrore. "... che quella vela non e' niente male!"
Mentre io tiravo un sospiro di sollievo, lui continu? il suo discorso
raccontandomi di come ne avesse avuta una della stessa marca, di come
venti anni prima fosse stato un campione locale, di come il vento
fosse perfetto in quei giorni, ecc... Mi tenne ancorato in
quell'angolo di spiaggia con i suoi discorsi per almeno 15 minuti.
Mano a mano che diventava chiaro che aveva occhi solo per
l'attrezzatura iniziai a rilassarmi e risposi anche a un paio di
domande su quanti anni avessi e quanto meglio fosse per me il windsurf
al mare rispetto a quello sui laghi. Poi, come era arrivato se ne
and?, salutando cordialmente e continuando a camminare sul
bagnasciuga.
Entrai a casa e mi resi conto di quante poche energie mi restavano.
Avevo dormito per ore ma lo avevo fatto sotto il sole, e non
essendomici ancora abituato ero pi? stanco di prima. Mi sedetti al
tavolo della cucina e passai un'oretta circa a scambiare messaggi con
i miei amici, che se la stavano passando peggio di me nell'afa della
Pianura Padana. Ripromettendomi di non ubriacarmi, mi preparai un rum
e cola con una caterva di ghiaccio e tirai fuori dal frigo una paella
pronta che scaldai nel microonde.
Solo dopo cena decisi di fare una doccia per liberarmi dal sale, e
quello fu il momento in cui mi accorsi di avere ancora addosso ambo i
pezzi del bikini. A met? della chiacchierata con quell'uomo in
spiaggia mi ero completamente dimenticato di averlo ancora addosso.
Sotto l'acqua tiepida riuscii finalmente a slegare lacci e ganci e
sciacquai i due pezzi con acqua e sapone. La poca luce che filtrava da
dietro la tenda della doccia non mi permetteva di capire se mi fosse
rimasto un segno sulla pelle come il giorno precedente e feci una nota
mentale di controllare una volta davanti allo specchio.
Finito di lavarmi, legai l'asciugamano in vita e andai a torso nudo
sul balcone a stendere la maglietta, pantaloncini e bikini che avevo
lavato, premurandomi di mettere il costume da donna dietro al resto
cos? da nasconderlo all'occhio dei passanti.
Tornai in camera per recuperare una maglietta da usare per andare a
letto e mi bloccai davanti allo specchio a persona intera che
ricopriva una delle ante dell'armadio.
"Cazzo!" Il reggiseno non aveva lasciato un segno sulla pelle. Aveva
lasciato la sua sagoma in negativo sull'abbronzatura. Peggio ancora,
il fatto che la mia carnagione fosse chiara e che il resto del mio
corpo fosse pi? scuro per l'esposizione a diverse ore di sole
battente, creava un effetto di finto rilievo sui miei pettorali.
Sembrava che un paio di tette fosse spuntato sul mio corpo.
"Cazzo! Cazzo! Cazzo! Nemmeno nei film comici sono cos? stupidi!
Cazzo! Erica! Cazzo!" Passai in rassegna ogni insulto che conoscevo.
"Bastarda lei e stupido io! Cazzo!" Ero infuriato.
Andai in cucina e mi preparai un altro drink, questa volta carico di
vodka e con troppa poca Coca Cola. Accesi il mio computer e iniziai a
cercare su Google come far passare i segni del costume
dall'abbronzatura. Ogni suggerimento convergeva sullo stare al sole
col seno scoperto e mettere la crema intorno ma non sopra all'area pi?
chiara, oppure aspettare un mese senza esporsi al sole e poi
ricominciare da zero l'abbronzatura.
Pi? la vodka andava gi? e pi? mi trovavo davanti solo due opzioni:
indossare una maglietta tutto il giorno per un mese, oppure girare in
topless col segno del reggiseno in vista finch? non se ne fosse
andato.
"Girare in topless! Ecco un problema che mi mancava!" Pensai, ridendo
se non avessi voluto piangere.
Trangugiai il resto del drink e iniziai a sentirmi seriamente ubriaco,
quindi me ne versai un altro. E forse altri ancora dei quali non ho
memoria.
-------
Il mal di testa con cui mi svegliai il giorno successivo poteva fare a
gara solo con la sete che avevo. La maglia in cui avevo dormito era
fradicia di sudore o di vodka, o di entrambi, ed il letto era un
casino.
Dalla valigia tirai fuori un analgesico che mio padre mi aveva
convinto a portare con me, ed in quel momento capii il perch?, e poi
andai sotto la doccia ancora vestito, sperando di svegliarmi da
quell'incubo.
Fu solo quando la mia maglietta bianca fu completamente bagnata che mi
resi conto di star indossando il bikini arancione. Ambo i pezzi.
Urlai tutte le maledizioni che conoscevo e lanciai il bikini in un
angolo della doccia mentre l'acqua gelida scrosciava sulla mia testa
dolorante.
Quando finalmente sentii che ero in grado di stare in piedi senza
barcollare decisi di affrontare Erica. Indossai il primo paio di
pantaloni che mi venne a tiro, una maglia scura per evitare ogni
trasparenza, e mi lanciai fuori di casa con tutta l'intenzione di
dirle una volta per tutte che non ne potevo pi? dei suoi giochetti
idioti.
Fu solo quando rischiai di scivolare sulle mattonelle usurate del
pianerottolo che mi accorsi di quanto stesse piovendo. E quello poteva
solo dire che in spiaggia non avrei trovato nessuno.
"Un sabato da leoni!" Dissi tra me e me. "Almeno non avr? il problema
di farmi vedere in giro senza maglia!"
Passai l'intera giornata di sabato a sistemare nei cassetti le cose
che ancora non avevo tirato fuori dalla valigia. Spostai in salotto lo
stendipanni su cui si stavano asciugando la mia maglietta, i miei
pantaloncini ed il mio bikini azzurro. Mi morsi la lingua quando
pensai a quel costume chiamandolo "il mio bikini".
Per tutta la giornata le mie gambe erano doloranti per la scottatura
mentre continuavo a grattarmi il petto come se avessi un'allergia di
qualche tipo. Particolarmente, i miei capezzoli sembravano in fiamme.
A met? del pomeriggio, quando avevo gi? gettato al vento quattro ore
della mia vacanza attaccato a Netflix, provai a fare un'altra doccia
tiepida per vedere se lavando via quello che restava della sbronza
della notte prima sarebbe passato anche il prurito. L'acqua era
piacevole sulla mia pelle e mi fece finalmente svegliare dal torpore
indotto dall'alcool e dagli analgesici. Cercai di non guardare
nell'angolo in cui il bikini arancione era ancora appallottolato per
terra. Quando fui soddisfatto uscii e feci per asciugarmi.
"Ahia!" Esclamai per il dolore quando passai l'asciugamano sul petto.
Era un vecchio asciugamano e non era la cosa pi? morbida del mondo, ma
non mi aveva mai dato problemi. A dirla tutta, continuava a non darmi
problemi su ogni altra parte del corpo.
Rassegnato all'idea di dover controllare il mio impulso di grattarmi,
spesi anche il resto del pomeriggio e della sera guardando film sul
computer e mangiando snack. Decisi di stare a debita distanza da
qualsiasi alcoolico.
Verso mezzanotte decisi di averne avuto abbastanza e andai a letto.
Fuori dalla finestra la pioggia scrosciava come un monsone e portava
un po' di frescura. "Finalmente dormir?!" Pensai quando chiusi gli
occhi.
E invece no. Il prurito, ormai concentrato nell'area dei miei
capezzoli, si fece sempre pi? intenso. L'unica posizione che mi dava
un po' di sollievo era quella a pancia in su e senza maglietta, ma se
mi coprivo con il lenzuolo il prurito ricominciava. Non importava
quanto leggero fosse il cotone che mi copriva il petto, mi sembrava di
aver addosso un foglio di carta vetrata. C'era troppo freddo per
dormire senza lenzuolo ed al contempo non potevo usare nulla per
coprirmi.
Verso le due del mattino ero ancora sveglio e stanchissimo, sia
fisicamente che mentalmente. Avevo mentalmente passato in rassegna
ogni opzione, ogni articolo di abbigliamento negli armadi e nel mio
bagaglio. Avevo addosso la t-shirt pi? morbida che avessi, eppure il
fastidio non se ne andava. Mi domandai se avessi mai comprato qualcosa
di meno ruvido in vita mia, quando un'idea mi attravers? la mente.
"E se... no!" Tentai di resistere per qualche minuto, ma appena la mia
mano, per riflesso, cerc? di avvicinarsi al mio petto per grattarlo
decisi che non avevo molto da perdere. Andai verso lo stendipanni,
presi il top del costume blu, e lo indossai cercando di regolare ganci
e lacci in modo che il tessuto morbido delle coppe si allineasse coi
miei capezzoli. Indossai la mia maglietta sopra al costume e mi stesi
nel letto per vedere se avrebbe fatto una qualche differenza.
-------
Mi svegliai verso le dieci del mattino del giorno dopo. Mi sentivo
perfettamente rilassato e l'unica cosa che ricordavo della sera prima
era di essere tornato a letto stanchissimo dopo aver indossato il
costume.
Feci mente locale e mi resi conto che il prurito ai capezzoli era
praticamente inesistente quando indossavo quel reggiseno perch?, al
contrario del cotone delle magliette, il tessuto morbido di cui era
fatto all'interno non si muoveva avanti e indietro con ogni movimento.
Non ero certo contento del fatto che per calmare i miei capezzoli
dovessi mettere un costume da bagno, sembravano decisamente due
problemi da donne e non certo da ragazzi di 18 anni, ma almeno non
avevo bisogno di grattarmi. Provai a sollevare le coppe e a lasciare
liberi i capezzoli, ma erano ancora in fiamme quanto il giorno
precedente. Li ricoprii e mi alzai per fare colazione. Fuori c'era
ancora il diluvio universale.
Dopo qualche biscotto inzuppato nel caff? mi misi semplicemente a fare
un po' di ordine. I panni che avevo steso erano asciutti e li riposi
in un cassetto. Mi rimase in mano il perizoma blu, quello che
completava il reggiseno che stavo indossando. Lo soppesai, chiedendomi
cosa farne, e poi decisi di metterlo via nel cassetto del com? di
fianco a quello in cui tenevo i miei boxer.
Dall'angolo della doccia recuperai anche il costume arancione e lo
lavai per poi stenderlo. Per quanto detestassi ammetterlo, sarebbe
probabilmente venuto utile da l? a poso se l'irritazione non si fosse
calmata. Mentre lo stendevo sullo stendipanni in salotto, guardai la
mia maglietta. Era di colore nero e aveva dei disegni astratti
stampati a trecento e sessanta gradi, ed era davvero difficile capire
che sotto c'era qualcosa di insolito. Andai a guardarmi allo specchio
e ammisi che, a meno di fermarsi a guardare attentamente, il costume
era praticamente invisibile. L'unica parte che si poteva intravvedere
erano i lacci che si legavano dietro al mio collo, ma i miei capelli
erano lunghi abbastanza per coprirli.
Smise di piovere solo verso le cinque del pomeriggio. Non volevo
sprecare anche quel poco del giorno che restava, e decisi di fare un
giro in quad fino al pi? vicino centro commerciale per vedere se ci
fosse una farmacia per comprare qualcosa per far passare il prurito.
Indossai una felpa sopra alla mia maglietta e tirai fuori un paio di
jeans.
Stavo per indossare i pantaloni quando una voce dentro la mia testa mi
sugger?: "Fatto trenta, possiamo fare trentuno...".
Per i primi chilometri mi preoccupai che le persone nelle macchine che
incrociavo per strada potessero vedere il perizoma azzurro che sbucava
dai jeans, e pi? di una volta controllai con la mano se stesse
uscendo, poi mi convinsi che quel movimento sarebbe comunque stato pi?
sospetto che un pezzetto di tessuto azzurro, e decisi di smettere di
preoccuparmi.
L'aria del tardo pomeriggio era frizzante e profumata dell'ozono che
rimane dopo un temporale. Dopo un giorno e mezzo a casa, quell'uscita
mi stava facendo sentire parecchio meglio.
Il centro commerciale pi? vicino era costituito da una piccola
galleria con un supermercato ed una ventina di negozi. Il parcheggio
era mezzo vuoto e preso capii che a quell'ora era tutto chiuso a parte
il supermercato stesso. Mi resi conto che per la prima volta ero in
mezzo alla gente con indosso degli indumenti femminili ed ebbi un
momento di panico. Restai per qualche minuto di fianco al quad
parcheggiato vicino all'ingresso, con il cellulare all'orecchio come
se stessi telefonando. Fingendo di avere lo sguardo assente di chi ?
assorto in una conversazione, scrutavo ogni persona per vedere se mi
stessero guardando in modo strano o diverso dal solito. Quando mi resi
conto che a nessuno interessava minimamente di me, entrai nella
galleria e andai al reparto "creme per la pelle" del supermercato per
vedere se qualcosa poteva fare al caso mio.
Non sapendo cosa avesse causato il prurito, e non volendo avvicinarmi
a nessuno per evitare che si accorgessero di qualcosa, continuai a
muovermi e camminai una decina di volte intorno allo scaffale delle
creme senza mai trovare nulla di interessante. La mia parte razionale
sapeva che nessuno mi stava guardando, ma mi sentivo come un
sorvegliato speciale con i fari della polizia puntati addosso. Per
evitare che qualcuno pensasse male del tempo speso sempre nella stessa
area, decisi di fare un giro per le altre aree del negozio. Quando
passai davanti ai freezer del reparto surgelati un brivido gelido mi
attravers? il corpo dandomi la pelle d'oca, ma invece di fermarsi
lungo le mie braccia come di solito succedeva, si incanal? attraverso
i capezzoli che mi fecero male come se qualcuno li avesse pizzicati.
"Ahio!" Dissi tra me e me mentre il braccio destro si alz?
istintivamente per proteggermi il petto.
Uscii di corsa da quella corsia con ancora in corpo la sensazione
mista di sorpresa e di dolore. Mi resi conto di essere entrato
nell'area abbigliamento del supermercato. Sul mio lato destro erano
appesi costumi da bagno da donna organizzati per marca e colore. Sul
lato sinistro c'erano completi intimi in gradazione di colore dal nero
al rosa passando per rosso e viola.
Scacciai dalla mia testa un pensiero che stava nascendo e che non
volevo ammettere fosse mio.
"No!" Mi dissi. "Domani questo prurito se ne sar? andato, restituir?
ad Erica la sua roba, e la finir? con questa scenata!"
Uscii dal centro commerciale, tornai verso casa e mi preparai una cena
veloce di mozzarella e tonno.
Quella sera guardai un'altro paio di episodi su Netflix e poi mi
preparai per andare a letto. Sulla barra dei segnalibri del mio
browser c'era ancora il link al video di quella ragazza di qualche
sera prima e decisi di aprirlo giusto per vedere se anche da sobrio i
suoi video fossero davvero cos? eccitanti.
Venti minuti pi? tardi mi addormentai con il computer di fianco a me,
una decina di fazzolettini sul pavimento, una mano intorno al mio pene
attraverso il perizoma ed una sotto alle coppe del mio reggiseno dalle
cui paillettes grondava qualche goccia del mio sperma.
-------
"Ancora?" Mi rimproverati la mattina successiva quando mi risvegliai
in quelle condizioni.
Risistemai il letto e misi di nuovo le lenzuola a lavare quasi in
auto-pilota. Pass? un po' prima che mi rendessi conto che stavo
facendo avanti e indietro per casa indossando soltanto il bikini.
Iniziai a chiedermi per quale motivo non mi sembrasse strano quanto
avrebbe dovuto. Andai a lavarmi sotto l'acqua calda facendo attenzione
a lavare per bene anche il costume da bagno, rimuovendo ogni macchia
di sperma rimasta dalla notte precedente.
Con mio grande disappunto, il problema dell'ipersensibilit? dei miei
capezzoli non se ne era affatto andato. L'asciugamano sembrava ancora
carta vetrata su di essi. Mi si present? il problema di come fare ad
andare in spiaggia. Dovevo andarci a tutti i costi per dire a Erica
del casino che aveva fatto facendomi indossare quel costume che aveva
lasciato il segno dell'abbronzatura.
Arrivai in spiaggia verso le dieci. Erica era al solito posto, intenta
ad abbronzarsi la schiena. Fu lei a salutarmi per prima mentre io
sbattevo ogni passo per dare fin da subito l'impressione di essere sul
piede di guerra.
"Ciao Paolo! Buon luned?!" Disse senza nemmeno guardarmi.
"Buon luned? un corno! Hai combinato un bel casino!" Le dissi
immediatamente e senza giri di parole.
"Come?" Tir? su la testa e mi guard?, offesa.
"Venerd? scorso mi son trovato il segno del costume stampato a fuoco
sulla pelle!" Le feci notare.
"Ti sei addormentato al sole, ci credo. Anche con tutta la crema del
mondo, quattro ore al sole fanno la differenza a inizio stagione!"
Disse, come se niente fosse. "Capita!"
"Capita? Capita??? Capita a voi ragazze, non a noi ragazzi! A causa
dei tuoi giochini ora non posso pi? andare a torso nudo! Ne ho
abbastanza!" Mi sfogai.
"OK. Nessun problema!" Disse lei, piccata ma senza scomporsi. "Ridammi
pure i bikini cos? li butto!"
"I... i bikini?" Tentennai. D'un tratto realizzai che non poterglieli
restituire l?, in quel momento, avrebbe di fatto svuotato di
significato ogni mia protesta. "Non ce li ho qui, ora! Domani te li
porto!" Cercai di prendere tempo.
"Come non li hai qui ora? E quello sotto la tua maglietta cos'??"
Chiese, sorridendo perch? sapeva di avermi incastrato.
"Questo? Ho dovuto metterlo per fermare un'irritazione ai capezzoli!
Son tre giorni che mi fanno un male cane! Domani te lo porto lavato!"
Le dissi.
"E come fai se non ti passa l'irritazione?" Insistette.
"Prima o poi passer?!" Conclusi.
"Senti, facciamo cos?..." Propose, tirando fuori dalla sua borsa le
due lozioni della settimana precedente. "Per oggi facciamo una tregua.
Credo che queste creme possano aiutarti a far passare il prurito. Se
poi non ti serviranno pi? i bikini me li restituirai quando vorrai!"
Non disse nient'altro e chin? la testa per tornare alla sua posizione
da abbronzatura. Io stesi il telo dove lo avevo messo nei giorni
precedenti, e mi misi a sedere, giocando col cellulare.
"Niente surf oggi?" Mi chiese dopo un po'.
"E come? Non posso andare a torso nudo e non posso certo andarci col
bikini!" Obiettai.
"Nessuno ti vedrebbe in ambo i casi! Ti stai facendo dei problemi per
nulla!" Disse lei.
Decisi che non volevo star fermo tutto il giorno e trovai una
soluzione migliore. Controllai che non arrivasse nessuno, mi tolsi la
maglietta e poi rimossi il top del bikini, ed infine rinfilai la t-
shirt. Iniziai subito a sentire che i capezzoli grattavano contro il
cotone della maglia ma sperai che l'acqua del mare avrebbe aiutato a
calmarli come succedeva in doccia.
"Ti toglierai anche il perizoma?" Scherz? Erica che si era girata a
guardare cosa stessi facendo.
Dalla vita dei boxer da bagno ogni tanto facevano capolino i lati del
perizoma, ma decisi che avrei preferito tenerlo indosso piuttosto che
mettermi completamente a nudo in spiaggia.
Slegai tavola e vela, assemblai il tutto ed entrai in mare. L'acqua
fredda sembr? per un attimo calmare i miei capezzoli, ma quando salii
sulla tavola la prima volta si sfregarono sulla plastica ruvida e
lanciai un grido di dolore. Mi ripromisi di stare pi? attento.
Dopo circa un'ora dalla mia partenza riportai il windsurf a riva e lo
incatenai al solito albero. La maglietta bagnata mi si incollava al
petto come un polpo e l'acqua salata mi faceva tirare la pelle. Mi
sedetti sul mio telo, al sole, con le braccia incrociate sotto la
maglia e i palmi delle mani aperti a proteggere i capezzoli ormai in
fiamme.
Erica era rivolta a faccia in su. I suoi occhiali a specchio non mi
permisero di capire se mi stesse guardando o meno.
"Com'? andata?" Chiese.
"Soffro come un cane!" Dissi, stringendomi le mani sul petto.
"Perch? non mangi un boccone, poi ti metto un po' di crema e ti
rilassi?" Propose.
Mangiai in fretta i due tramezzini preconfezionati che avevo con me, e
bevvi quasi un litro d'acqua. Tolsi la maglietta e di corsa, perch?
nessuno vedesse i segni del costume, mi sdraiai prono sul telo.
"Non ti stai dimenticando di togliere qualcosa?" Chiese Erica quando
si alz? per venire a spalmarmi la crema. "Hai ancora i
pantaloncini..."
"Devo proprio?" Domandai.
"Assolutamente!" Disse lei con tono deciso.
Con una mossa rapida mi liberai dei pantaloncini, rimanendo nudo se
non per il perizoma che da dietro era poco pi? di una T di tessuto che
scompariva tra i miei glutei.
"Molto bene! Cominciamo!" Disse lei, sedendosi sulle mie gambe come
aveva fatto la settimana precedente.
Rifece esattamente tutto quello che aveva fatto l'altra volta. Spruzz?
una lozione sul mio sedere e lo massaggi? a fondo. I suoi pollici
arrivarono molto vicino al mio buco, ma memore del fatto che non fosse
mai arrivata a toccarlo, evitai di protestare. Cosparse poi la crema
sulla mia schiena, con particolare attenzione alle zone dove il
reggiseno aveva lasciato una piega nella pelle. I miei muscoli si
rilassarono e dovetti stare attento a non addormentarmi di nuovo.
L'unica cosa fuori posto era di nuovo il nodo del suo pareo che
continuava a spingere tra le mie natiche ogni volta che lei si piegava
in avanti, ma era una cosa sulla quale potevo sorvolare.
"Pronto per l'altra parte? Devi solo rimetterti il top del costume!"
Disse.
"Ma l'altra volta e' successo un casino!" Cercai di far resistenza.
"Posso sempre evitare di farti il massaggio con la crema se
preferisci. Vedrai che una volta che la tua pelle sar? idratata starai
meglio e potrai rimetterti la maglia se lo vorrai. O stare topless,
come preferisci!" Insistette.
"Non credo che mi metter? a prendere il sole prono senza maglia!"
Dissi, indicando i segni presenti sul mio petto dalla settimana
precedente. "Devo prima lasciare che questi se ne vadano!"
"Puoi sempre fregartene e tenere indosso il bikini!" Sugger? lei.
"Certo, come no?" Dissi mentre afferrai il top arancione che mi feci
aiutare a chiudere propriamente.
Mi girai a faccia in su e lasciai che Erica iniziasse il suo
massaggio. Di nuovo mi cosparse il petto con la lozione ma questa
volta spese molto pi? tempo sull'area dei capezzoli, massaggiandoli e
manipolandoli tra le dita. Il dolore che avevo provato per quasi tre
giorni inizi? pian piano a scomparire.
"Ahhhhhhh..." Mi lasciai andare un sospiro.
"Ti piace?" Mi chiese lei, che era seduta sopra il mio bacino, fin
troppo vicina ad una crescente erezione.
"Si... nel senso... finalmente non fa male. Anzi..." Continuai ma
smisi di parlare prima che la cosa prendesse una piega sessuale.
"Anzi... cosa?" Continu? a manipolare i capezzoli tra indice e
pollice.
"Anzi...ahhh.. OK, meglio se non lo fai... ahhhh... sul serio, non
sono abituato e mmmh... sono giorni che i ahhh.... miei capezzoli....
mmmhhh... ti prego, no..." Cercai di spiegarle qualcosa di cui
sicuramente si rendeva benissimo conto.
"Credo che qualcosa stia facendo capolino dal tuo perizoma arancione!"
Disse Erica senza smettere di giocare con i miei capezzoli. "Credo che
non sia dispiaciuto da ci? che sto facendo sotto il tuo reggiseno!"
All'improvviso sfil? le mani da sotto il mio costume, spruzz? un po'
di crema solare sul mio ventre e la massaggi? sul resto del mio petto,
collo e braccia senza troppi complimenti.
La mia erezione svan? anche se non del tutto. Quando si alz? per
tornare al suo asciugamano ero tutto meno che rilassato e sapevo che
di certo non mi sarei addormentato come successe il venerd?
precedente. Rimasi fermo in quella posizione per un quarto d'ora circa
e poi, memore degli effetti dell'abbronzatura col reggiseno, mi girai
a pancia i gi?. Non dissi nulla e stetti al sole per almeno un paio
d'ore giocando col mio telefonino o semplicemente cercando di
schiarire la mia mente e far calare l'erezione.
"Tempo di tornare a casa mia!" Disse quando erano ormai le cinque e
mezza del pomeriggio. "Domani tocca a te farmi un massaggio!"
"A me?" Chiesi stupito.
"Per chi mi hai presa? Per la tua massaggiatrice personale?" Mi
rinfacci?.
"No, certo! Solo che non ho mai fatto un massaggio a nessuno prima
d'ora!" Spiegai.
"Non preoccuparti! Ti guider? io! Ovviamente mi aspetto di trovarti
vestito come si deve. Capezzoli o non capezzoli!" Aggiunse. "A
proposito, se vuoi risolvere il problema dell'irritazione col windsurf
penso di sapere cosa dovresti prendere! Se vuoi un consiglio,
troviamoci domani mattina alle nove e mezza al centro commerciale qui
vicino! O se non ti interessa, qui alle dieci e trenta!".
Se ne and? mentre mi infilavo la maglietta sopra al reggiseno. Quella
sera, a casa, cercai di stare lontano da porno e drink, ma indossai lo
stesso il bikini blu per andare a letto, ambo i pezzi, sia per calmare
i capezzoli che ancora mi sembravano irritati, sia perch? la
sensazione di indossare un perizoma iniziava a piacermi.
-------
Alle nove e un quarto del mattino ero gi? davanti al centro
commerciale.
"Cosa ci faccio qui?" Continuavo a domandarmi. "Ieri volevo mandare
Erica a quel paese e lasciare tutto questo casino dietro di me, e oggi
sono qui ad aspettarla come uno scemo."
Sperando che nessuno mi vedesse mi infilai la mano sotto la felpa e la
maglietta per sistemare una delle spalline del costume arancione. I
miei capezzoli sembravano ancora infiammati e non dovetti indossarlo
di nuovo. Per buona misura, con una mano mi assicurai che il perizoma
non sbucasse dalla vita dei pantaloncini.
"Eccoti!" Disse Erica venendo verso di me dal parcheggio. "Ci
contavo!"
"Mi sento un po' a disagio. Ti prego, facciamo alla svelta!" Le dissi.
"Non ti preoccupare! Prima voglio fare un salto a prendere qualcosa da
mangiare per pranzo, e poi daremo un'occhiata in giro per trovare
qualcosa che ti permetta di andare in windsurf senza morire dal
dolore!" Spieg?.
Attraversammo la galleria del centro commerciale. Ebbi di nuovo la
sensazione di essere un sorvegliato speciale, ma nessuna delle persone
che ci incrociava sembrava notare alcun segno dell'intimo che stavo
indossando. In qualche modo, la presenza di Erica mi fece sentire pi?
tranquillo. Entrammo al supermercato e lei scelse un'insalata pronta.
"Dovresti provarle! Sono ottime per tenersi in forma!" Mi consigli? e
me ne mise una in mano. "Ed ora vediamo cos'hanno qui che possa
aiutarti col tuo problema!".
Girai su me stesso e mi avviai verso la sezione delle creme per la
pelle che avevo visto qualche giorno prima e che si trovava di fianco
all'ingresso del negozio.
"Paolo! Dove vai?" Chiese lei da dietro, senza muovere un passo. "Di
qua, seguimi!"
La seguii senza capire verso quale sezione stesse camminando fino a
quando si ferm? nell'area con costumi da bagno ed intimo femminile in
cui ero capitato per errore durante il weekend.
"Cosa..." Iniziai a dire, terrorizzato dall'idea di aver capito il suo
piano.
"Non hai molte opzioni a parte quella di rendere la vita pi? facile ai
tuoi capezzoli. E non puoi certo continuare a metterti gli stessi due
costumi ogni giorno!" Disse mentre inizi? ad esaminare alcuni degli
articoli in vendita.
"Erica, OK, molto simpatica. Sono qui perch? pensavo conoscessi
qualche crema per..." Cercai di piegare, ma lei non pareva ascoltare.
"Questo per il surf!" Esclam?, mettendomi in mano una confezione. "E
questo se quello ? a lavare!" E me ne diede un'altra. Poi fece un
mezzo passo indietro, squadrandomi come se stesse valutando qualcosa e
torn? a scavare tra i vari costumi.
Nelle mie mani c'erano due confezioni di costumi interi, ovviamente da
donna. Le foto delle modelle sulla confezione erano completamente
differenti. La prima era una ragazza sportiva, una nuotatrice, con
occhialini e cuffia in testa e un costume da bagno fatto per il nuoto
agonistico. La seconda sembrava pi? una modella al mare, con un
costume che le copriva bene seno e spalle ma che lasciava scoperto
l'ombelico attraverso un ampio tassello a forma di rombo.
"Erica, non penserai che io possa mettermi questi, vero?" Le dissi.
"Se vuoi andare sulla tavola, si. Hanno un po' di imbottitura che
dovrebbe aiutarti. Comunque..." Tir? fuori un nuovo pacchetto,
controll? la taglia e lo mise in cima agli altri due tra le mie mani.
"... direi che questo ? pi? il tuo stile!".
Il terzo costume era un due pezzi in tre colori. La base era nera ma
aveva degli inserti rosa e verde fluorescente sia nel reggiseno che
nella parte sotto che, manco a dirlo, era un perizoma.
"Dal fatto che ti vedo i segni sulla pelle, deduco che anche di notte
i capezzoli non ti danno pace, giusto?" Mi chiese.
"Ehm... si, vero. Anche le lenzuola mi danno fastidio." Ammisi.
Erica si gir? verso l'espositore dell'intimo femminile e inizi? a
cercare tra i reggiseni.
"Non crederai che io..." Iniziai ad obiettare, ma lei si gir? e mi
mise immediatamente in mano una confezione di tre reggiseni della
linea "basic".
"Che tu cosa?" Con pollice ed indice della mano destra pizzic?
attraverso la felpa la spallina del mio costume. "Che tu ti metterai
un reggiseno se ne hai bisogno fino a che non stai meglio? Si, lo
credo! Non sei un idiota!" Concluse. Afferr? un'altra confezione
"basic" con tre tanga, che dall'immagine mi sembravano molto simili a
tre perizomi, e facendo segno di seguirla e andammo verso le casse.
"Non penso che dir? a mio padre come sto spendendo la mancia che mi ha
dato." Pensai tra me e me mentre infilavo il sacchetto nel
portabagagli del quad.
"Porta la spesa a casa tua! Ci vediamo in spiaggia tra qualche minuto!
Non dimenticarti di portare il costume per il surf!" Mi disse Erica
salutando mentre andava verso la sua auto. "Mi devi un massaggio!"
Tornai a casa a tutta velocit?. L'idea di avere un carico di
biancheria intima femminile nel quad mi face sentire come se stessi
trasportando barre di uranio. Ero cos? teso dall'idea che qualcuno
potesse vedere cosa c'era nel portapacchi che dimenticai che stavo
indossando un bikini proprio in quel momento.
Quando arrivai alla villetta andai immediatamente a nascondere il
sacchetto della spesa dentro al cassetto del com? dove avevo in
precedenza messo l'altro bikini. Tenni fuori solo il costume da bagno
sportivo e lo misi nella sacca che portai con me in spiaggia pochi
istanti pi? tardi.
Erika stava finendo di stendere il telo quando arrivai.
"Eccoti! Niente windsurf oggi?" Mi chiese.
"Uh?" Mi colse alla sprovvista.
"Pensavo non volessi fare surf in bikini, ma vedo che sotto la
maglietta hai ancora quello arancione!" Osserv?.
Guardai la mia maglia che, dal mio punto di vista, non mostrava alcun
segno di cosa ci fosse sotto. Era una t-shirt di cotone piuttosto
pesante con una motivo colorato che nascondeva bene qualsiasi piega.
L'avevo scelta apposta.
"Come fai a saperlo?" Le chiesi. "Pensavo non si vedesse!"
"Non si vede se non sai che c'? qualcosa da vedere! Son sicura che al
centro commerciale nessuno si sia accorto di nulla. Ma quel bikini era
mio e so esattamente che curve fa. Quindi? Niente windsurf?"
Insistette.
"Ho il costume nella sacca ma... non son sicuro. Mi pare troppo
strano!" Spiegai.
"E' quasi una settimana che giri in perizoma e reggiseno e ti sembra
strano mettere un costume intero? Di solito le ragazze pensano
esattamente l'opposto!" Disse lei quasi ridendo. "Dovresti almeno
provarlo. Tieni su gli shorts e sembrer? solo che tu abbia una canotta
bagnata addosso!"
"OK. Torno a casa, mi cambio, e arrivo!" Dissi con un po' di
rassegnazione.
"Ma no, dai. Vai in mare, si fa prima!" Sugger? lei.
Di nuovo mi guardai intorno per vedere se arrivasse qualcuno e, come
di consueto, non c'era un'anima per chilometri. L'acqua diventa
profonda dopo pochi metri in quell'area e dovetti ammettere che
cambiarmi in mare non era una pessima idea.
Entrai nell'acqua calma con maglietta, bikini, pantaloncini, ed il
nuovo costume in mano, e rimpiansi immediatamente l'idea di tenere
indosso la t-shirt perch? anche prima che mi potessi immergere fino al
collo mi si appiccic? addosso delineando la forma del reggiseno
arancione.
Studiai la forma del nuovo costume intero e poi, con un po' di
acrobazie e rischiando di perdere qualche pezzo, riuscii a infilarmelo
e a rimettermi i pantaloncini. Decisi di attendere un attimo prima di
risalire, per almeno un paio di motivi. Il primo ? che volevo
abituarmi alla sensazione del nuovo costume. Il materiale mi dava una
sensazione di fresco quando l'acqua lo penetrava, ed non ero abituato
al fatto che il cavallo si muovesse ogni volta che piegavo le spalle.
Il massaggio che ne derivava aveva un che di erotico. Il tutto
generava la seconda ragione per aspettare a risalire, ovvero
l'erezione enorme che mi era salita e che nemmeno i pantaloncini
riuscivano a nascondere del tutto. Quando mi fui calmato un poco
tornai al mio telo e stesi maglietta e bikini sul ceppo di legno
vicino ad esso.
"Avevo ragione!" Disse Erica. "Sembra una normalissima canotta nera!"
Guardai verso il basso. Avrei potuto darle ragione se non fosse stato
per lo scollo un po' pi? profondo che in una canotta da uomo e,
soprattutto, per il fatto che l'imbottitura delle coppe sembrava
creare la forma del seno sul mio petto.
"A parte che sembra che abbia le tette!" Dissi io. Per farle capire di
cosa parlavo toccai le coppe e mi resi conto di come quel poco di
spugna all'interno del costume riuscisse a proteggere perfettamente i
miei capezzoli.
"Ma chi vuoi che se ne accorga quando sei al largo? Vai e divertiti!"
Concluse lei, tornando alla sua posizione preferita e girando la testa
dall'altra parte.
Mentre ero al largo sulla tavola, spinto dalla brezza leggera di
quella mattina, dovetti dare ragione ad Erica. Salire sul surf non mi
aveva creato alcun problema e potevo finalmente concentrarmi sulla mia
tecnica, divertendomi molto pi? che nei giorni precedenti.
L'unica cosa che ogni tanto tornava a sorprendermi era il modo in cui
il costume si muoveva sul mio sedere. Ogni volta che giravo le spalle
lo sentivo aggiustarsi intorno al mio fondo schiena in una sorta di
massaggio continuo. Dovetti ammettere che la sensazione mi piaceva e
presto dimenticai che quell'indumento non era fatto per un uomo.
Tornai a riva che era l'una passata e saltai sulla mia insalata come
un leone sulla preda. Ero stanco ma molto soddisfatto al mio giro sul
windsurf.
"Com'? andata?" Chiese Erica.
"Molto bene! C'? giusto il vento che serve per andare di lasco fino
alle boe e poi tornare di bolina senza far fatica!" Risposi.
"E il costume?" Domand?.
Mi ero completamente dimenticato di avere ancora indosso il costume
intero. E questo significa che avevo fatto windsurf vicino a riva,
recuperato tavola e vela, e incatenato il tutto mentre lo indossavo
senza nemmeno rendermene conto.
"Ah... non mi ricordavo nemmeno di averlo ancora su!" Dissi, sapendo
che quell'ammissione equivaleva a darle ragione su quanto fosse meglio
indossarlo.
"Ottimo! Sapevo di averti dato un buon consiglio! Fossi in te, per?,
lo toglierei mentre stai qui a prendere il sole. Se ti scotti il collo
poi ti viene l'abbronzatura da muratore." Sorrise. "Perch? non ti
cambi e ti fai dare una passata di crema? Poi non dimenticarti che
tocca a te spalmarmela!"
Sapevo bene che "ti cambi" voleva dire "mettiti il bikini", quindi
tirai un sospiro e andai di nuovo in mare per rifare il giro inverso
rispetto a quella mattina presto. Tolsi il costume intero e infilai
perizoma e reggiseno del bikini, che riuscii miracolosamente ad
agganciare dietro la schiena. Controllai che non ci fosse nessuno in
giro e corsi verso il nostro angolo privato di spiaggia senza nemmeno
indossare una maglietta. Rispetto agli indumenti da uomo, avere solo i
due pezzi separati mi faceva sentire quasi nudo, ma allo stesso tempo
sapevo di non esserlo. Era una strana sensazione di libert? che, se
non fosse stata una cosa ridicola dal punto di vista di qualsiasi
passante, non mi sarebbe dispiaciuta per nulla.
Mi asciugai col telo mentre Erica mi guardava compiaciuta.
"Vedo che non siamo pi? timidi!" Mi disse.
"Non c'? nessuno in giro. E la maglietta e' asciutta... non volevo
bagnarla di nuovo!" Spegai.
"Giusto!" Disse lei mentre recuperava le bottiglie di crema dalla
borsa. "Ora lascia che ti dia una mano a non scottarti!"
Di nuovo mi fece prima mettere voltato verso il basso, si sedette al
solito posto sulle mie gambe, e mi massaggi? la lozione sul sedere
prima di passare alla crema su schiena e spalle, slacciandomi il top
del costume quando serv?. Ormai conoscevo il processo come se ci fosse
un copione, sapevo che sarebbe andata fin troppo vicino al mio buco,
in quale punto avrebbe iniziato ad usare la crema e che il nodo del
pareo avrebbe spinto sul fondo schiena quando inizi? a massaggiarmi le
spalle. Sapere cosa stava succedendo mi aiut? a rilassarmi.
Erica disse poi di girarmi e applic? la lozione sul mio petto, come al
solito facendo scivolare le mani sotto alle coppe del bikini. I miei
capezzoli erano ancora estremamente sensibili e reagirono al suo tocco
diventando istantaneamente turgidi. Un paio di volte la sensazione mi
prese alla sprovvista e mi lasciai scappare un sospiro di piacere. La
cosa successe di nuovo mentre spalmava la crema solare e non riuscii a
controllare un'enorme erezione si stava formando dentro il mio
perizoma e appena sotto il suo sedere.
"Per oggi dovrebbe bastare!" Disse all'improvviso, alzandosi. "Tocca a
te!"
Mi chiesi se la mia erezione l'avesse in qualche modo turbata ma non
disse nulla.
"Dovrai spiegarmi cosa fare!" Dissi io mentre lei si stendeva a
schiena all'ins?.
Mi misi in una posizione simile a quella che lei usava con me, con le
mie ginocchia a lato dei suoi fianchi. Mi resi immediatamente conto di
quanto fosse fraintendibile la situazione e cercai di posizionarmi in
modo che lei non pensasse che io stessi usando quel momento per
provarci.
"Sei seduto sulla mia schiena!" Disse Erica. "Devi stare pi? indietro
e mettere meno peso su di me!"
Mi spostai sulle sue gambe, cercando di tenermi a distanza dal suo
sedere.
"Ora sei troppo indietro. Non ho bisogno che tu mi metta la lozione,
puoi venire un po' pi? su!" Comand?.
Finii per mettermi esattamente sopra al suo sedere, esattamente il
punto in cui avevo timore di stare, e potevo sentire il calore del suo
corpo a pochi millimetri dai miei testicoli. Il mio perizoma non
offriva riparo dal suo calore, ed il suo era stato inglobato dal suo
bellissimo sedere.
"OK, prova a mettermi un po' di crema sulla schiena, e massaggiala
nella zona tra i fianchi e la vita!" Disse.
Spruzzai un po' di unguento direttamente sulla sua pelle e con dei
movimenti circolari delle mie mani la sparsi.
"Mettici un po' pi? di energia!" Esclam?.
Cercai di seguire le indicazioni che mi diede e iniziai a capire
quanta pressione dover fare. Massaggiarla mi stava facendo salire
un'altra gigantesca erezione e cercai di restare il pi? sollevato
possibile sulle mie ginocchia.
"Ora prova le spalle!" Mi disse dopo un po'.
Quando mi spinsi in avanti per raggiungere le sue spalle, il mio pene
tocc? la pelle del suo fondo schiena. Mi fermai un attimo per vedere
se se ne fosse accorta, ma non parve avere problemi. Provai a
rilassarmi e cominciai a spalmare la crema sulle sue spalle, cercando
al contempo di non pensare a quello che mi succedeva tra le gambe.
Senza preavviso, ad un certo punto le sue natiche si strinsero intorno
al mio pene.
"Scusa, un brivido..." Disse lei, dimostrando di essere consapevole di
cosa stava accadendo.
Tornai a concentrarmi sul massaggio ma la mia erezione non voleva
sapere di andarsene. Il prepuzio si strofinava sull'orlo del costume
da bagno mentre il resto del pene era circondato dalla pelle del suo
sedere che d'un tratto, di nuovo senza preavviso, si strinse in un
caldo massaggio.
Avvenne tutto in un secondo. La sensazione di calore, la posizione che
non mi permetteva di spostarmi e che mi eccitava anche di pi?, il
perizoma che si faceva sentire tra le mie natiche e quel suo movimento
improvviso mi fecero perdere il controllo.
"Oh... Erica... Io... Nooo..." Uno dei pi? potenti orgasmi della mia
vita mi fece eruttare litri di sperma sul suo sedere e sulla sua
schiena.
"Non dirmi che ? quello che penso..." Disse lei.
Per qualche istante non riuscii a muovermi. Le mie gambe, ancora in
preda agli spasmi dell'orgasmo, non mi permettevano di spostarmi.
Quando finalmente rotolai sul fianco la sabbia della spiaggia si
appiccic? al seme che mi colava fuori dal perizoma, sottolineando che
al suo interno ce n'era ancora una gran quantit?. Notai immediatamente
come il sedere e la schiena di Erica fossero coperti da blob
biancastri.
Erica mi fissava con un'espressione che non riuscii a decifrare. Poi,
senza dire nulla, si alz? e and? a tuffarsi in mare, ancora in
topless. Feci la stessa cosa e corsi a buttarmi in acqua, a distanza
da lei cos? da lasciar passare l'arrabbiatura, e cercai di lavarmi via
di dosso lo sperma.
Decisi di fare una lunga nuotata per raffreddare i bollenti spiriti.
Ero terrorizzato dalla reazione che Erica avrebbe avuto. Pensai a
quanto strana fosse quella situazione. Fino a due giorni prima ero
arrabbiatissimo con lei e la sua idea di farmi mettere un costume da
donna, mentre in quel momento stavo nuotando con indosso il mio bikini
arancione sperando che non mi mandasse a quel paese.
Certo, pensai, venire sulla schiena di qualcuno ? infinitamente pi?
grave che non insistere per far indossare un bikini.
Da lontano guardai dove fosse e la vidi che era tornata a sdraiarsi
sul telo. Decisi di affrontare la cosa da uomo, assumendomi le mie
responsabilit?, e iniziai a tornare verso riva. Sistemai il mio pene
per essere sicuro che non uscisse dal perizoma, regolai le spalline
del reggiseno, e andai a prendere il mio asciugamano.
Erica stava leggendo un libro, supina ed in topless. Non disse nulla.
"Mi spiace! Scusami!" Le dissi io, chinando lo sguardo verso terra.
"Non so cosa mi sia preso. Ero... non lo so. Non ho saputo fermarmi.
Di solito non sono cos?. Scusa davvero."
Ripose il libro di fianco a s? e mi guard?. I suoi grandi occhiali da
sole non mi permettevano di leggere propriamente la sua espressione.
"Hai esagerato!" Esclam?.
"Lo so, io... io..." Tentai di scusarmi ancora balbettando.
"Hai esagerato con la crema! E ti avevo detto che non mi serviva sul
sedere!" Disse, serissima.
Ci fu una lunga pausa. Ero teso come una corda di violino. Poi,
all'improvviso, Erica scoppi? a ridere.
"Ti sto prendendo in giro! Stai tranquillo! Ora rilassati, goditi il
sole e non preoccuparti!" Concluse lei, scherzando.
Mi sdraiai sul telo ancora umido, incerto di quello che stava
succedendo dato che mi sarei aspettato una reazione molto peggiore.
Afferrai il mio telefono e per due ore non feci altro che distruggere
caramelle in Candy Crush per far passare il tempo spegnendo i neuroni.
Pensai che ero parecchio fortunato che lei fosse cos? comprensiva.
Ci salutammo verso le sei di sera, ognuno sulla via di casa propria.
Appena entrato nel mio appartamento mi buttai sotto l'acqua calda
della doccia con maglietta e pantaloncini e vi rimasi per quasi trenta
minuti. Cercai di non pensare a nulla, ma il mio cervello si ostinava
a ripercorrere gli eventi di quella strana giornata partendo,
ovviamente, dal macello che avevo combinato in spiaggia.
Il senso di colpa fece pian piano spazio al ricordo di quanto intenso
fosse stato il mio orgasmo. Ripensai al massaggio che Erica mi aveva
fatto e alla sensazione di estremo piacere che mi dava ogni volta.
Senza che me ne accorgessi, una mano si infil? sotto al reggiseno del
bikini che ancora avevo indosso mentre con l'altra mi masturbavo
tenendo in mano il mio pene attraverso il tessuto morbido del mio
perizoma. Fu solo quando fui sull'orlo di un altro orgasmo che mi resi
conto di quanto stessi facendo, ed era troppo tardi. Di nuovo riempii
il mio costume di sperma e dovetti toglierlo per lavarlo per bene,
questa volta con sapone e shampoo.
Terminata la doccia mi legai un asciugamano in vita ed andai sul
pianerottolo per stendere gli indumenti che avevo appena lavato.
Ritirai il costume azzurro, che nel frattempo si era asciugato, e come
di consueto stesi quello arancio e quello nero sportivo dietro a
maglietta e pantaloncini in modo che non si vedessero dalla strada. La
brezza che saliva dal mare quella sera mi fece ricordare di quanto
sensibili ancora fossero i miei capezzoli. Al primo soffio di vento
fresco si ritrassero e mi fecero sentire come se mille piccoli aghi li
stessero trafiggendo.
"Meglio coprirsi!" Pensai.
Sulla via della camera da letto raccolsi il sacchetto del supermercato
con dentro gli acquisti di quella mattina. Aprii il cassetto del com?,
piegai il costume azzurro, quello nuovo con gli inserti verde e rosa,
il secondo costume intero, e tirai fuori dalle confezioni i tre
reggiseni di cotone ed i tre tanga. Solo quando tutto fu riposto in
ordine mi resi conto che il contenuto di quel cassetto apparteneva a
me. Guardai quei sei completi senza sapere cosa pensare, fissando poi
lo sguardo contro al muro come se la vista a raggi X mi permettesse di
vedere anche i due stesi sul pianerottolo.
Tirando un sospiro solo mezzo rassegnato, provai ad indossare la mia
maglietta senza nulla che proteggesse i miei capezzoli, ma cambiai
presto idea quando il cotone sembr? graffiarmi. Misi la mano nel
cassetto e presi uno dei tre reggiseni che, senza decorazioni
particolari in quei tre colori monotoni, sembravano sicuramente meno
femminili dei bikini che mi ero ormai abituato a indossare. Scartai
quello nero ed evitai quello bianco, sperando che il grigio risultasse
pi? neutro sia sul mio corpo che nel mio modo di pensare. Presi anche
il tanga dello stesso colore, li misi sul letto e chiusi il cassetto.
Infilai prima di tutto quella specie di perizoma pi? largo. L'unica
differenza che notavo rispetto ai costumi era che sul retro aveva un
triangolo di stoffa invece che solo una T. Anche i lati, dove i
costumi avevano solo delle stringhe, erano pi? larghi ed erano spessi
un paio di centimetri. Il tessuto era leggero ed estremamente
confortevole.
Prendendo in mano il reggiseno dovetti ammettere che non avevo idea di
come indossarlo. Presi il computer e cercai qualche video su Youtube
che spiegasse come fare. Fortunatamente non ero l'unica persona con
quel problema, e trovai un miriade di esempi. Il metodo pi? facile
sembr? quello di agganciarlo sul davanti, al contrario, e poi farlo
slittare intorno al corpo e girarlo verso l'alto. Appena prima di
agganciare il reggiseno mi guardai allo specchio e vidi che il costume
aveva lasciato un altro segno chiaro nell'abbronzatura. "Almeno questo
lo coprir?" Pensai mentre cercavo il lembo di reggiseno con i ganci.
Dovetti provare tre volte prima di capire quale lato fosse in quale
posizione. Il video spiegava anche come regolare le spalline, cosa che
dovetti fare per non farle tirare sulle mie spalle.
Guardando nello specchio vidi una strana versione di me. Non ero mai
stato particolarmente muscoloso o mascolino, ma quegli indumenti mi
davano una parvenza decisamente femminile. Per quanto il reggiseno
avesse un po' di imbottitura, potevo intuire la posizione dei
capezzoli guardando dove le coppe facevano un po' di piega.
Era una serata particolarmente calda e decisi di non indossare altro,
andando poi a letto solo con quel completo sotto le lenzuola leggere.
Per qualche minuto continuai a registrare ogni nuova sensazione che
quell'abbigliamento mi dava, ma dopo poco cedetti alla stanchezza e mi
addormentai.
-------
L'inizio del giorno che segu? sembr? molto meno interessate. Rimasi in
reggiseno e tanga mentre facevo colazione, indossai direttamente il
nuovo costume intero che mi lasciava scoperto l'ombelico, infilai il
costume blu con le paillettes nella sacca, misi maglietta e
pantaloncini e attraversai la strada.
Erica non era ancora arrivata. Slegai l'attrezzatura e, grazie al
vento che soffiava con la forza giusta, rimasi al largo per ore. Mi
fermai diverse volte a riposare e ad abbronzarmi sulla tavola o sulla
vela e, quando era ormai ora di pranzare, tornai a riva e incatenai la
tavola.
Vicino al mio asciugamano c'era solo spazio vuoto e nessuno con cui
parlare. Iniziai a domandarmi se Erica fosse arrabbiata dalla sera
prima e avesse deciso di non farsi pi? viva.
"Non potrei biasimarla!" Pensai.
Rimisi indosso la maglietta, tenni i pantaloncini, e mangiai i
tramezzini che avevo portato da casa, gli ultimi rimasti dalla
consegna della settimana precedente. Rimasi seduto sul ceppo per
qualche minuto cercando idee su cosa fare quel pomeriggio. Quasi
meccanicamente stavo per andare a cambiarmi in mare per mettere il
bikini, ma mi resi conto che quello era un gesto che apparteneva ai
momenti giocosi passati con Erica.
Tirai fuori il cellulare e mi misi a scorrere la pagina infinita di
Facebook alla ricerca di qualche idea.
"Niente abbronzatura oggi, Paolo?" La voce di Erica mi colse di
sorpresa e mi fece girare con un balzo.
"Eccoti! Pensavo che avessi cambiato spiaggia!" Le dissi, risollevato.
"Ehi, questa spiaggia e mia e non sar? di certo io a lasciarla per
prima!" Disse con aria di sfida, sorridendo. "Sono andata in citt? a
fare qualche compera. Creme ed altre cose!"
Stese il telo al solito posto e inizi? a spogliarsi.
"Se vuoi un massaggio veloce, sai cosa devi fare!" Mi disse.
Scattai come una molla. Presi il costume azzurro, mi tuffai in mare
per cambiarmi e corsi a ributtarmi sul telo.
Erica mi fece il solito massaggio rilassante con la crema. Pi? i miei
muscoli si rilassavano e pi? la mia erezione cresceva. Ancora un
volta, quando mi mise la lezione sul petto sentii i miei capezzoli
prendere vita e lei sicuramente se ne accorse perch? si sofferm?
parecchio in quell'area. Anche quel giorno si ferm? pochi secondi
prima di causarmi un orgasmo.
"Vuoi che ti spalmi un po' di crema?" Offrii.
"Di che tipo?" Chiese lei, scherzando.
"OK, hai ragione. Se vuoi mi metto di lato e sto attento a ogni cosa
e..." Cercai di far suonare meglio l'idea ma lei mi interruppe.
"Devo essere onesta con te, il massaggio non era un gran che!" Mi
disse.
"Oh... mi spiace. Non lo avevo mai fatto prima!" Spiegai rammaricato.
"Non te ne faccio una colpa e sono ben felice di insegnarti a farlo
meglio! Aggiunse. "Ma dopo quello che ? successo, forse la spiaggia
non ? il posto pi? adatto!"
"E dove suggerisci?" Chiesi, onestamente incuriosito.
"Perch? non andiamo a casa tua?" Sugger? lei.
Cercai di non farle vedere che mi tremava la mano mentre aprivo la
porta della villetta. Il suo suggerimento aveva dei chiari contorni
sessuali ed ero eccitatissimo. Non sarebbe stata la prima volta per
me, avevo fatto sesso prima di quel giorno con un paio di coetanee, ma
l'idea di portare una donna pi? grande di me a casa mia mi stava
facendo salire il sangue alla testa come mai era successo.
Le chiesi se voleva bere qualcosa. Lei si guard? intorno e quando vide
le bottiglie di alcoolici in cucina si offr? di preparare un drink per
me.
"Perch? non prepari un letto per il massaggio intanto che verso i
drink?" Comand?.
Andai a recuperare un lenzuolo pulito e lo stesi su uno dei due letti
matrimoniali che non stavo usando. Da una valigia presi anche la
confezione di profilattici che mio padre mi regal? il giorno prima di
partire e la infilai in uno dei comodini.
Erica riemerse dalla cucina con due bicchieri in mano.
"Vodka e cola non fallisce mai!" Disse, alzando il bicchiere per
brindare. "E, per buona misura, un po' di rinforzo!" Da dietro la
schiena tir? fuori due bicchierini da shot con dentro vodka liscia,
che bevemmo in un istante.
"Ora, vieni che ti spiego un paio di cose..." Mi prese per mano e mi
condusse al letto che avevo preparato.
Mi fece spogliare e rimasi con il solo bikini azzurro. Lei si tolse il
pareo, rimanendo in bikini a sua volta, e si mise a faccia in gi? sul
letto.
"Mettiti nella posizione di ieri... E cerca di non lasciarti andare
troppo! Slacciami il costume!" mi disse.
Misi le ginocchia ai lati del suo sedere, nella stessa posizione che
mi aveva provocato qualche problema il giorno prima. Di nuovo potevo
sentire che il mio pene veniva scaldato dalla sua pelle attraverso il
perizoma, e fin da subito iniziai ad avere un'erezione. Cercai di
concentrarmi sulle istruzioni che mi stava dando per il massaggio.
Mi guid? attraverso i muscoli della schiena, la colonna vertebrale, le
scapole, spiegandomi cosa bisognava far rilassare e come. Un paio di
volte si compliment? con me sui progressi che stavo facendo, ma ogni
secondo in cui lei si rilassava io andavo nella direzione opposta.
Strinse ancora il sedere intorno al mio pene un paio di volte e
riuscii a resistere per miracolo.
"Credo che tu sia pronto per il davanti!" Disse, fermandomi.
"Sollevati un attimo!"
Le diedi lo spazio per girarsi e mi ritrovai a guardarla negli occhi
mentre ero praticamente seduto sul suo bacino. Aveva tenuto stretto il
costume che le rimaneva legato solo dietro al collo e che ancora le
copriva il seno.
"Ora, fai quello che faccio io!" Disse.
Prese la lozione, ne mise un po' sulle sue mani e un po' sulle mie.
Poi con le dita si fece spazio sotto all'elastico del mio bikini e
raggiunse delicatamente i capezzoli. Cercai di fare la stessa cosa con
i suoi e, quasi all'unisono, lasciammo uscire un sospiro di piacere
dalle nostre bocche.
Mentre i suoi pollici giravano sui miei capezzoli, le punte delle sua
dita massaggiavano circolarmente il lato del mio petto. Quando io lo
feci a lei mi ritrovai a carezzare il lato del suo seno. Pass? poi ad
usare il palmo della mano per fare movimenti circolari pi? ampi,
intervallandoli con momenti in cui indice e pollice si occupavano
esclusivamente dei capezzoli. Continuai a copiare i suoi movimenti e
presto mi accorsi che mi stava guidando nel darle piacere. Allo stesso
tempo mi accorsi di non aver mai provato cos? tanto piacere senza
toccare il mio pene.
Mentre il nostro respiro si faceva pi? veloce, la mia erezione
iniziava ad assumere dimensioni imbarazzanti. La punta iniziava ad
uscire dal perizoma, spingendo sul tessuto che faceva a sua volta
tendere la stringa in mezzo alle mie natiche. Il mio corpo registrava
mille sensazioni, alcune nuove provenienti dal mo petto ed altre ormai
famigliari come il tessuto del costume sulla mia pelle o il nodo del
pareo di Erica che spingeva da dietro. Ogni sensazione proveniente dai
miei capezzoli sembrava scavalcare tutto il resto per importanza, ed
andava diretta fino al mo pene.
"Erica, questo mmmh..... ? fan..... tastico... mmmhh! Ma se ahhhhhh...
mmmmhh... continuiamo cos?... succede un casino di nuovo..." Cercai di
avvertirla.
"Lascia che succeda! Mmmmmhhhh... Credo non sarai il solo...." Disse
lei senza aprire gli occhi e lasciandosi andare al piacere che il mio
massaggio sul suo seno le stava provocando.
"Erica... Aspetta... Sto per... Rallenta!" Le dissi quando la sua
presa sui miei capezzoli si fece ancora pi? ferma e una nuova ondata
di piacere percorse il mio corpo in lungo e in largo.
Feci a lei la stessa cosa che stava facendo a me e sentii che i suoi
fianchi iniziavano a muoversi sotto di me, che non riusciva pi? a
contenersi. D'un tratto spinse ancora di pi? sulle sue gambe, quasi
facendo un arco, e sentii una sensazione calda e umida sul mio sedere.
Non feci in tempo a rendermene completamente conto, che lei pizzic?
nuovamente i miei capezzoli portandomi all'orgasmo e facendomi venire
come un vulcano. Per qualche secondo tutti e due spingemmo e ci
contorcemmo come annodati in quella posizione. Il mio sperma era
dovunque sul mio e sul suo ventre, qualche goccia anche sul suo seno
che era ormai scoperto davanti ai miei occhi.
Quando finalmente potemmo tirare fiato, la guardai e vidi chiaramente
che anche lei era venuta allo stesso momento, il che mi rese
orgoglioso. Le sorrisi e cercai di formulare nella mia mente qualche
parola per ringraziarla dell'esperienza e scusarmi per averla
innaffiata col mio seme.
Una strana sensazione veniva dal mio fondo schiena, che sembrava
bagnato e caldo. Assorto come ero non feci nemmeno caso al fatto che
la mia mano percorse uno degli elastici del mio perizoma fino in mezzo
al mio sedere. Quello fu il momento in cui il mio cervello usc? dalla
modalit? post-coito e prov? a mettere insieme i pezzi di ci? che stava
succedendo.
Tra i miei glutei c'era un'ampia area bagnata di qualcosa di caldo e
scivoloso. Con le dita cercai di toccare qualcosa per dare contesto a
quello che sentivo e trovai il nodo del pareo di Erica, solo che il
pareo era sul pavimento di fianco al letto vicino al comodino.
"Aspetta!" Disse lei, allarmata.
Feci un salto indietro di diversi metri e atterrai ai piedi del letto.
Tra le gambe di Erica, dentro al suo costume da bagno completamente
bagnato, c'era la forma inconfondibile di un pene. Il perizoma faceva
fatica a contenere i testicoli, che spuntavano dal tessuto sotto al
cavallo.
Rimasi incollato al muro di fronte al letto senza riuscire a dire una
parola.
"Non ti dispiace se uso la doccia, vero?" Chiese e poi, senza
attendere la risposta, and? verso il bagno portando con s? la sua
borsa.
Mille pensieri mi giravano per la testa come se fosse un vespaio. Cosa
avevo combinato? Come ero finito a letto con una trans? Come avevo
fatto a non accorgermi che lo fosse? Cosa mi stava succedendo?
Dal comodino presi il drink the Erica aveva preparato prima e lo
trangugiai in un solo sorso. La vodka al suo interno mi fece rilassare
un po' ma la testa non smise di ronzare.
Erica usc? dalla doccia dopo pochi minuti. Era in topless, vestita
solamente col pareo sopra ad un perizoma asciutto. Da davanti,
attraverso lo spacco creato dal pareo sotto il nodo, non si riusciva a
vedere nulla che potesse segnalare che tra le sue gambe ci fosse un
pene.
Mi pass? davanti per andare a prendere il suo drink sull'altro
comodino, e poi di nuovo per andarsi a sedere su una sedia in cucina.
La seguii e mi sedetti di fronte a lei, guardandola senza ancora
essere capace di mettere insieme una frase di senso compiuto.
"Immagino tu abbia qualche domanda!" Disse lei.
"Sei una trans!" Dissi io
"Pi? o meno! Preferisco il termine androgina!" Mi corresse. Si alz?,
afferr? le due bottiglie e nuovamente riemp? i nostri bicchieri di
vodka e cola. Molta vodka, e poca cola.
"Non capisco. Sei trans, no? Hai il seno e..." Riprovai.
"E ho il pene. Si." Concluse lei la mia frase.
"E usi abiti femminili..." Continuai.
"Anche tu, ma non per questo sei trans!" Mi disse.
"Io?" Stavo per obiettare, ma lei punt? il dito in direzione del
reggiseno del bikini blu che stavo ancora indossando. "Questo ? solo
per i capezzoli, non... cio?, non ? che lo metto per altro, non uso
altre cose..."
Il suo indice si mosse appena, solo quanto bast? per puntare verso il
perizoma.
"Io, non... nel senso, non sono trans, non so, era solo per gioco, e i
capezzoli, il surf... e..." I miei pensieri erano in corto circuito.
Bevvi un altro sorso abbondante dal mio bicchiere.
"Nessuno dice che sei trans! Tranquillo! So che hai solo i capezzoli
sensibili, anche per me cominci? cos? lo scorso anno!" Spieg?.
"Vuoi dire che un anno fa non eri cos??" Chiesi stupito.
"Un anno fa ero molto diversa. Poi usando la lozione che uso ora per
il seno mi vennero i capezzoli sensibili come a te, e decisi che li
volevo ancora pi? sensibili. Una cosa tira l'altra, e ora sono a met?
via tra l'essere un ragazzo e l'essere una ragazza, e la mia vita ?
migliorata parecchio!" Disse.
"Ehi, aspetta. Mi stai dicendo che sei stata tu a causare il prurito
ai miei capezzoli?" Chiesi con una punta di rabbia.
"No, e si. La crema non dovrebbe causare reazioni cos? rapide. Anche
per me il processo fu pi? lento che con te. Usata poche volte dovrebbe
solo funzionare come idratante e tenere la pelle morbida. Pare che i
tuoi capezzoli siano nati per essere sensibili! Ad ogni modo, ho
pensato che siccome ti piace indossare intimo femminile saresti stato
contento." Continu?.
"Io non indosso intimo femminile!" Risposi piccato.
"Diciamo che quando mi hai riportato il perizoma la prima volta non lo
avevo lavato benissimo..." Disse. "Era facile capire che ti eri
divertito usandolo!"
"Ma non era mai successo prima!" Continuai a difendermi.
"E quante volte avevi avuto un perizoma da donna in mano prima di
allora?" Insistette Erica.
"Beh... mai!" Risposi onestamente.
"Quindi il cento per cento delle volte che ti sei trovato dell'intimo
femminile in mano lo hai indossato. E poi hai accettato di buon grado
di continuare a farlo negli ultimi sei giorni! E vuoi convincermi che
non ti piace?" Mi mise all'angolo.
"Io... cio?, si, forse mi piace anche un po', ma non vuol dire che
voglia essere una donna o altro!" Provai a districarmi in qualche
maniera.
"Appunto! Chi lo ha mai detto? Solo perch? ti piace mettere intimo
femminile non vuol dire che tu sia trans, come non lo sono io. Solo
perch? ti piace avere capezzoli sensibili, ed usarli, non significa
che tu debba diventare una ragazza!" Aggiunse. "E non dirmi che non ti
piace che siano sensibili, perch? sei ancora coperto dal tuo seme.
Anzi, forse dovresti farti una doccia." Concluse lei.
Decisi che la doccia era una buona idea, se non altro per schiarirmi
le idee. Usai ogni sapone a mia disposizione per lavarmi via di dosso
le tracce del mio sperma mescolato a quello di Erica. Non sapevo cosa
pensare del fatto che ero stato a letto con una trans, o qualunque
altro nome volesse usare.
Una parte di me pensava di essere diventata gay, mentre l'altra
razionalizzava che Erica non aveva dato alcun segno di non essere
completamente femmina prima di quel massaggio. Come se non bastasse,
c'era tutta la questione dei capezzoli ancora sensibilissimi, e di
tutto quello che lei mi aveva raccontando. Volevo a tutti i costi
provare a me stesso che lei stava mentendo, ma ogni volta che per
sbaglio toccavo il mio petto una scarica elettrica partiva e andava
dritta fino al mio pene. Non volevo ammetterlo, ma mi piaceva
moltissimo.
Uscii dalla doccia per andarmi a cambiare. Considerai l'idea di non
indossare niente sotto la t-shirt ma decisi che non potevo permettermi
l'irritazione dei capezzoli mentre cercavo di parlare con Erica di
quanto accaduto.
Dal cassetto tirai fuori il reggiseno di cotone bianco ed il tanga
dello stesso colore. Li indossai insieme ad una maglietta e ad un paio
di pantaloncini e tornai in cucina, dove Erica sedeva nello stesso
punto, giocando con il telefonino per ammazzare il tempo.
"Quand'? che l'irritazione ai capezzoli se ne andr??" Chiesi in modo
diretto.
"Non lo so. Non sono irritati. Sono solo pi? sensibili. Potrebbe non
andare mai via, anche se penso che prima o poi ti abituerai. E' quello
che vuoi? Che vada via?" Chiese.
"Non lo so, credo di si! O meglio, mi piace, lo ammetto, ma non posso
certo andare in giro in reggiseno per sempre!" Spiegai.
"Sii onesto. Se io avessi indosso una giacca o una felpa spessa, pensi
che riusciresti a capire che ho il seno?" Domand?.
La studiai per qualche secondo. Il suo seno era chiaramente definito
ma non era enorme, e non era a punta. In effetti, con un altro tipo di
abbigliamento e senza vederla in volto, non sarebbe stato facile
capire quanto seno avesse.
"Non credo." Dissi.
"Esatto! Ho una seconda misura ma quando vivo la mia normale vita da
uomo di citt? a nessuno ? mai venuto in mente che io avessi un paio di
tette con due capezzoli sensibilissimi." Spieg?.
"Aspetta, quale vita da uomo?" Chiesi, sorpreso.
"Erica ? una parte di me importantissima, ma non e' la sola! Mi prendo
tutti i vantaggi di poter essere sia uomo che donna!" Sorrise, bevendo
un altro sorso dal suo bicchiere. "Non vorresti avere capezzoli e
pelle ancora pi? sensibili se non ti desse problemi nella vita di
tutti i giorni?"
"Ammetto che mi piace..." Guardai in basso, notando che la mia
maglietta non mostrava troppi segni del reggiseno che stavo indossavo.
"...ma non penso che vorrei avere il seno come hai tu! Credo che mi
creerebbe troppi problemi! Forse ? meglio che io la smetta con quella
crema che usi quando mi fai i massaggi!"
Mentre quelle parole mi uscivano dalla bocca provai una tristezza che
non riuscii ad identificare. La sensibilit? dei miei capezzoli non era
solo un miglioramento delle sensazioni che il mio corpo riusciva a
darmi, ma anche il simbolo del tempo passato a scherzare con Erica.
Era il motivo per cui avevo provato i bikini, che iniziavano a non
sembrare pi? indumenti alieni, ed erano anche alla base della strana
esperienza che avevo vissuto quel pomeriggio e che non riuscivo a
considerare negativa. Infine, quel doppio massaggio di un'ora prima
aveva creato una specie di ponte tra me e lei, e nella logica contorta
e nebulosa di quei momenti, non riuscii a separarlo dal tipo di gioco
erotico che stavamo facendo.
"La crema?" Disse lei, interrompendo il filo dei miei pensieri.
"Quella fa poco o nulla. Per farmi crescere il seno ho preso queste!"
Mise sul tavolo un vasetto di plastica contenente un centinaio di
pillole.
"Ormoni?" Chiesi.
"Quasi, sono cose che trovo in erboristeria. Hanno un contenuto di
estrogeni abbastanza alto da far crescere un po' di seno se prese per
molto tempo. Nei primi mesi non fanno nulla se non accentuare ancora
di pi? la sensibilit? dei capezzoli e della pelle intorno ad essi.
Pensi di aver goduto oggi? Dovresti vedere come ci si sente dopo un
mese prendendo queste!" Spieg?. "Ora ? meglio che vada, si ? fatto
abbastanza tardi. Te le lascio qu?..." Disse, indicando le pillole.
"... pensaci. Io ho impiegato un anno per avere una seconda misura.
Prenderle durante questi mesi di vacanza non ti far? di certo crescere
un seno come il mio, ma ti farebbe di sicuro godere parecchio di pi?."
Raccolse il resto delle sue cose e prima di chiudersi dietro la porta
dell'appartamento disse solo "Grazie per oggi!".
Buttai le lenzuola nella lavatrice insieme al resto del bucato ed al
mio reggiseno della notte prima, e mi rilassai sul divano nel salotto
guardando qualche serie su Netflix. Nella mano sinistra tenevo quel
che restava del drink the Erica prepar? prima di uscire, mentre nella
destra continuavo a far girare la bottiglia di pillole senza nome che
riportava solo la scritta "Una al giorno prima di dormire".
-------
Il mese di Luglio pass? in fretta e molte cose divennero routine. La
cosa a cui, per fortuna, non riuscii mai ad abituarmi fu l'abilit? di
Erica di farmi venire senza nemmeno toccarmi il pene. Passavamo ancora
diverse ore al giorno a massaggiarci la crema reciprocamente in
spiaggia, ma aveva anche iniziato a venire al mio appartamento pi?
spesso. Il massaggio con happy ending era la specialit? della casa.
Se questa storia continua ? perch? quel barattolo di pillole non
rimase chiuso molto a lungo. La curiosit? di vedere fino a quanto
potessi provare piacere facendo sesso mi spinse a prendere una capsula
ogni sera.
Erica non mentiva quando mi disse che dopo un mese mi si sarebbe
aperto un mondo.
Quel venerd? mattina alle otto la temperatura era gi? sopra i trenta
gradi. Mi ero abituato a dormire con indosso solo uno dei miei
reggiseni e un tanga o un perizoma. Avevo fatto gi? diversi giri in
vari negozi in compagnia di Erica per comprare altra biancheria. Aveva
insistito perch? provassi l'effetto che diversi tessuti avevano su di
me, e dovetti ringraziarla per l'idea perch? le sensazioni che
venivano da alcuni reggiseni erano diventate ispirazione fissa per la
mia masturbazione.
Uscito dalla doccia presi un costume intero dal mio cassetto e mi
guardai allo specchio prima di indossarlo. Aver portato bikini di
diverso tipo per quasi un mese aveva creato "buchi" nell'abbronzatura
dove le coppe andavano a coprire. Parte di me sapeva bene che era
strano per un ragazzo avere quei segni, ma mi bastava guardare i miei
capezzoli per rendermi conto sia del fatto che i bikini avevano senso,
sia del fatto che il gioco valeva la candela considerato quanto sesso
stavo facendo in quel periodo. Cercai di capire se stessi mettendo su
del peso perch? la pelle del petto intorno ai capezzoli sembrava pi?
conica di quanto fosse giorni prima.
Andai a fare un giro in windsurf che dur? quasi tutta la mattina. Il
sole era cocente ma ogni tanto mi tuffavo in acqua per rinfrescarmi e
poi ripartivo. Per una questione sia di comodit? che di velocit? avevo
smesso di indossare i pantaloncini sopra al costume intero quando
andavo al largo. Erica aveva giustamente suggerito che se potevo
girare in bikini sulla spiaggia allora potevo farlo anche con un
costume sportivo.
C'era ancora pochissima gente al mare. La stagione turistica non sie
era mai aperta, e i pochi villeggianti usavano le aree attrezzate
vicino al centro del paese. Non dovendomi mai preoccupare di essere
visto indossando una cosa o l'altra, mi ero involontariamente abituato
a copiare alcune cose tipiche di Erica, come ad esempio usare un pareo
annodato in vita quando attraversavo la strada per andare in spiaggia
la mattina o rientrare a casa la sera invece di perder tempo a mettere
maglietta e pantaloncini. Avevo comprato un paio di parei da un
negozio del centro commerciale, seguendo il consiglio di Erica di
sceglierli tra quelli che per colore ricordavano i miei costumi. Ad
esempio, quel giorno ne avevo indosso uno con delle fantasie
geometriche somiglianti alle coppe del reggiseno del bikini nero,
verde e rosa comprato a inizio Luglio.
"Secondo te i costumi si restringono in acqua?" Chiesi a Erica mentre
mi stendevo sul mio telo di fianco a lei "Quello che ho usato per
andare al largo oggi inizia a tirarmi un po' sul sedere e ogni tanto
ci finisce dentro! E poi anche le coppe pare che stringano di pi?!"
"Non credo si stringano. Stasera a casa tua possiamo dargli
un'occhiata insieme!" Sugger? lei.
Come di consueto, Erica sal? sulle mie gambe per farmi un massaggio.
Sapevo bene che quello che mi premeva sul sedere non era il nodo del
pareo, ma fin da pochi giorni dopo aver scoperto che lei aveva un pene
decisi di ignorarlo. In qualche modo, a dire il vero, sapere che
massaggiarmi glielo faceva venire duro era una fonte di orgoglio per
me. Mi ero sentito decisamente gay la settimana precedente quando le
giocai il suo stesso scherzo e le strizzai il pene tra i miei glutei,
ma il getto di sperma sulla mia schiena mi fece ridere invece di
spaventarmi.
Rientrammo alla mia villetta verso le sei di sera. Il "letto dei
massaggi", come lo avevamo ribattezzato, era gi? pronto e lei vi si
lanci? sopra a pancia in gi?. Le salii sopra e iniziai a massaggiarle
il sedere con la lozione, rendendolo morbido e idratato. Poi presi lo
speciale olio per massaggi che comprammo qualche sera prima e
cominciai a passarlo sulla schiena applicando la pressione necessaria.
"E' incredibile quanto tu sia migliorato!" Si compliment?. "Questo ?
davvero rilassante!"
Spostai le mani verso le sue spalle e nel farlo mi assicurai che il
mio pene si appoggiasse tra le sue natiche, ma senza spingerlo dentro.
Ogni volta che mi alzavo e abbassavo per muovere le mani, mi sfregavo
sempre pi? in profondit?.
"Mmmmhhhhh.... quello non ? molto rilassante!" Disse sorridendo,
consapevole che lo stessi facendo di proposito.
"Ora tocca a me!" Disse, ritirando le gambe e facendomi segno di
distendermi a faccia in su. Si sedette proprio sopra all'enorme
erezione che a malapena veniva contenuta dal perizoma del costume.
"Proviamo prima cos?!" Disse, e per la prima volta abbass? la sua
bocca sui miei capezzoli ed inizi? a succhiarli alternatamente mentre
con le mani disegnava dei cerchi intorno ad essi.
"Ferma! Mi fai venire!" La implorai dopo pochi minuti.
"Mettiamo un po' di lozione che e' meglio!" Annunci?.
Mentre spalmava la lozione sul mio petto continu? a giocare con i miei
capezzoli e dopo pochissimo tempo dovetti arrendermi e rilasciai
galloni di sperma dentro al mio perizoma e sopra al suo. Quando le
onde lunghissime dell'orgasmo si calmarono, mi sedetti e restituii il
favore leccando, succhiando e mordicchiando il suo seno fino a quando
anche il suo pene esplose ed il lenzuolo fu pieno del nostro sperma.
Feci la mia doccia dopo che lei fin? la sua.
"Fammi vedere il costume di cui parlavi in spiaggia!" Mi disse.
Tirai fuori il costume intero e glielo misi in mano. Lei lo guard? con
attenzione, lo mise contro luce e lo analizz? di nuovo.
"Vieni con me." E mi fece segno di seguirla davanti all'armadio vuoto
della camera dei massaggi. Mi fece mettere di profilo davanti allo
specchio a figura intera.
"Guarda nello specchio e dimmi cosa vedi!" Disse.
Il mio corpo sembrava in forma e non vedevo nulla di troppo strano. Le
dissi che il mio petto sembrava un po' diverso dal solito ma che non
avevo dato granch? peso alla cosa.
"Non ho motivo per mentirti, Paolo. Il tuo sedere e' cresciuto un po',
ed e' per quello che ogni tanto il tuo costume ci scivola dentro."
Punt? il dito dove la mia schiena finiva e le natiche iniziavano.
Aveva ragione, il mio sedere sembrava pi? rotondo ma non era qualcosa
che si poteva vedere ad occhio nudo senza guardare con attenzione.
"Non ? la fine del mondo!" Dissi.
"E queste..." Disse poi mettendo le mani sul mio petto e coprendomi i
capezzoli con i palmi. "...sono tette. Piccole, ma tette!"
Mi girai a guardarla negli occhi. La mia espressione era allarmata e
la sua trasudava senso di colpa.
"Tette? Mi avevi detto che il seno non sarebbe cresciuto in tre mesi,
e dopo la fine del primo mi dici che ho le tette?" Mi rigirai verso lo
specchio per guardare meglio.
"Mi spiace. Probabilmente su di te quelle pillole lavorano pi?
velocemente. O magari ? che sei pi? giovane. Non lo so." Cerc? una
spiegazione.
"Non le vedo!" Dissi, sorprendendola. Il mio petto sembrava diverso,
ma da l? a dire che avessi le tette ne passava.
"Paolo, se meno di un mese di pillole ha avuto questo effetto, non oso
pensare a cosa succeder? se continui. Mi ci vollero quattro mesi per
arrivare a dove sei tu oggi!" Mi avvert?.
"Ma se non le prendo pi? perder? la sensibilit?!" Dissi io, forse
preoccupato per la cosa sbagliata. "Penso che continuer? ancora per un
po'. Se io dovessi notare qualcosa mi fermer? prima di diventare
ridicolo!"
"Quello che hai adesso pu? andare via con un po' di palestra, ma se si
arrotondano sar? difficile tornare indietro!" Insistette.
"Secondo me esageri perch? sai dove guardare. Io davvero non direi mai
che il tizio nello specchio ha le tette! Stai tranquilla!".
--------
Il giorno successivo non fu molto differente. Prestai attenzione alla
mia immagine nello specchio per vedere se aveva senso preoccuparsi, ma
rimasi dell'idea che nulla stava davvero accadendo.
Indossai il secondo costume intero, quello che mi scopriva l'ombelico,
un pareo, e andai in spiaggia con la mia sacca.
Erica era gi? intenta a prendere il sole. La salutai e poi andai a
fare un giro sul windsurf. Per quanto quel costume coprisse il mio
sedere meglio dell'altro, dovetti comunque aggiustare le coppe un paio
di volte poich? mi davano l'impressione di essere fuori posto.
Tornai al telo verso mezzogiorno, mi cambiai indossando il bikini
arancione e, affamato come uno squalo, cercai l'insalata che pensavo
di aver messo nella mia sacca, ma non la trovai.
"Ho dimenticato l'insalata in frigo!" Pensai ad alta voce.
"Non ti sei ancora abituato a mangiare sano?" Scherz? Erica. Non aveva
tutti i torti. Da due settimane mi ero messo a dieta. Una volta finiti
i tramezzini e i precotti che avevo in frigo, avevo iniziato a fare
scorta di insalate.
"Vado a prenderla a casa. Ti serve qualcosa?" Offrii.
"No, tranquillo!" Mi rispose, e torn? a leggere il suo libro.
Un po' la fame ed un po' la fretta mi fecero dimenticare di indossare
il pareo. Me ne accorsi solo mentre stavo attraversando la strada ed
una macchina veniva verso di me sulla statale. L'auto inchiod? al
centro della carreggiata mentre ero gi? quasi dall'altra parte.
"A' bbona!!!" Sentii una voce venire dal finestrino aperto.
"Ma che cazz...? Tosati che ripasso!" La stessa voce disse, seguita
dal suono di pneumatici che slittano e dall'odore della gomma
bruciata.
Rimasi allibito per un attimo, poi entrai in casa, presi l'insalata, e
corsi da Erica per raccontarle cos'era successo.
"Beh... non ha tutti i torti!" Disse lei, ridacchiando mentre
mangiavamo insieme.
"Ma mi ha chiamato Bona! Credeva fossi una ragazza!" Dissi io,
preoccupato.
"Paolo, cerca di metterti nei suoi panni. Vede qualcuno attraversare
la strada con bikini e capelli lunghi fin sotto le spalle. Nemmeno tu
avresti pensato che quella persona fosse un ragazzo! Sii onesto!"
Spieg?.
"Ok, quello posso pure capirlo. Ma che c'entra il tosarsi?" Chiesi.
"Beh, ti ha visto da dietro. Probabilmente le gambe e il sedere ..."
Lasci? la frase in sospeso mentre puntava verso le mie gambe.
Per dare un po' di contesto, va detto che non sono mai stato
particolarmente peloso. La mia barba non era mai cresciuta molto, e la
tagliavo spesso, e avevo pochi peli sul petto e sotto le ascelle.
L'unico posto in cui i miei peli erano scuri e spessi, per quando
radi, erano le gambe. Guardandole mi resi conto per la prima volta del
contrasto tra il bikini e i peli, e non era molto elegante.
"In effetti si nota..." Ammisi.
"Perch? non ti depili?" Chiese Erica.
"Depilarmi? Non so. Mi sembra strano!" Le risposi.
"Tu hai uno strano concetto di Strano. Giri in bikini, hai le tettine,
e consideri strana l'idea di depilarti le gambe?" Disse ridendo.
"Non ho le tette!" Fu la mia reazione.
"OK, convinto tu! Comunque molti surfer si depilano!" Insistette.
"Magari stasera provo a rasarmi una caviglia in doccia e vedo che
effetto fa!" Cercai di convincermi.
"Una caviglia? Ma dai! Andiamo da un estetista e ti fai fare la
ceretta! I peli tanto prima o poi ricrescono!" Sugger?.
"Tu l'hai fatta?" L'idea del dolore provocato dalle cerette di cui
tutti parlavano non mi piaceva per nulla.
"Io ho fatto il laser lo scorso inverno! Bye bye peli! Liscia per
sempre! Visto che le tette non andranno via, ho pensato che dei peli
potevo fare a meno!" Disse Erica.
"Wow! Quello mi sembra drastico! Ok, forse la ceretta..." Mi stavo
convincendo che forse non era un'idea da buttare se volevo continuare
a indossare i bikini.
"Guarda! Al centro estetico in citt? hanno un buco tra un'orea" Mi
mostr? una pagina web sul suo cellulare. "Prenoto?"
"Io non... non so..." Tentennai.
"Prenotato! Preparati che ti ci porto!" Comand?.
"Ma, aspetta, ho ancora il bikini. Non posso andare cos? se mi devo
spogliare!" Obietta.
"Paolo, hai il segno del bikini sul petto da un mese e quello del
perizoma sopra al fondo schiena. Puoi metterti uno scafandro se vuoi
ma, appena te lo togli, i segni si vedranno!" Insistette.
"Ma, se dicono qualcosa che faccio?" Chiesi preoccupato.
"Nulla, sii naturale. A te piace girare in bikini, e se cos? non fosse
non andresti a dargli dei soldi. A proposito, portati dietro un
centone!" Concluse.
Grazie alle regole sul Covid, al centro estetico non dovemmo aspettare
nemmeno un minuto in sala d'attesa. Una ragazza di poco pi? grande di
me ci diede il benvenuto e ci guid? in una delle camere in cui c'era
un lettino a met? via tra una sala massaggi ed un ambulatorio.
"Una volta era tutto pi? carino!" Disse. "Ora, con la scusa che
dobbiamo sterilizzare tutto, sembra di lavorare in un ospedale."
Fece segno ad Erica di spogliarsi e stendersi sul lettino e a me di
sedermi su una poltroncina l? vicino.
"Non ? per me, ? per... lei!" E indic? nella mia direzione.
L'estetista rimase interdetta per un istante. Mi guard? dalla testa ai
piedi come se avesse la vista a raggi X. Indossavo maglietta e
pantaloncini, e forse pens? che fossi un amico di Erica andato l? per
accompagnarla. Diede una seconda occhiata al mio petto, al mio viso,
ed infine alle mie gambe.
"Certo, scusa! Spogliati per favore, se non ? un problema!" Disse.
Tirai un sospiro per darmi coraggio e rimossi pantaloncini e
maglietta.
"Temo che dovrai togliere anche il resto!" Disse Erica, che poi and? a
parlare con l'estetista nell'angolo della stanza in cui stava
preparando il materiale.
"Quello ? extra..." Disse la ragazza, ma non riuscii a sentire molto
altro di quella conversazione.
Erica and? a sedersi sulla poltrona mentre l'estetista torn? verso di
me con in mano un paio di ciotole e diversi strumenti. Di nuovo mi
guard? in lungo e in largo e poi inizi? a spalmare della cera sulle
mie gambe.
"Questo potrebbe pungere un pochino..." Disse qualche minuto pi? tardi
quando fu pronta a tirare via il primo strato.
Arrivai alla macchina di Erica che ero rosso come la sua utilitaria,
dolorante come se mi avessero bollito vivo. Anche sedermi sul sedile
del passeggero mi provoc? una buona quantit? di dolore.
"Duecento euro per farmi torturare!" Commentai, quasi urlando mentre
con le mani cercavo di calmare le parti in cui faceva pi? male.
"Beh, almeno non ne avrai pi? bisogno fino a fine vacanza!" Cerc? di
consolarmi Erica.
"Ma perch? le hai detto di fare anche l? e sulle braccia?" Puntai
verso il mio cavallo.
"Fatto trenta ho pensato che potevi far trentuno! Dubito che saresti
mai tornato di tua sponte a sistemare il resto. Non te ne pentirai!"
Rispose.
"E perch? hai parlato di me al femminile?" Chiesi, tornando sullo
stesso tema affrontato all'ora di pranzo.
"Per un paio di motivi. Il primo ? che ? meno difficile dire che sei
una ragazza che non spiegare perch? giri in bikini e hai il segno
dell'abbronzatura. Il secondo ? che non tutti i centri estetici fanno
la ceretta intima agli uomini, ma se dai l'idea che la persona sia
trans allora preferiscono farlo per non indispettire la comunit?
LGBT." Spieg?.
Mi riport? a casa e mi buttai immediatamente sotto la doccia tiepida,
cercando di far passare il fastidio sulle mie gambe, sedere, braccia,
ascelle e intorno al pene.
"Per fortuna che questi tanga sono super morbidi!" Pensai mentre mi
preparavo per andare a letto, come al solito, indossando solo quello
ed il reggiseno coordinato.
Il dolore aveva drenato ogni mia energia, e mi addormentai in pochi
secondi.
-------
Ricordo che era un Gioved? poco prima di Ferragosto il giorno in cui
Erica si ubriac? a casa mia. Avevamo appena finito di farci un
massaggio con tutte le creme e le lozioni. Da un po' di tempo a quella
parte non venivo pi? dopo ogni massaggio, ma il piacere dato dai miei
capezzoli non accennava a diminuire. A volte raggiungevo qualcosa tipo
un orgasmo mentale, che lei ribattezz? il mio "Orgasmo femminile".
Preparai un paio di Tequila Sunrise e cominciammo a bere sedute sul
divano in salotto. Parlammo di come le mie vacanze non si stessero
svolgendo esattamente come avevo immaginato, ma averla l? vicino a me
mi faceva dimenticare l'assenza dei miei amici.
"Pensa se ti fossero cresciute quelle tette con i tuoi amici intorno!"
Disse lei puntando al mio petto.
"Non sono tette!" Le risposi sorridendo.
"OK... certo!" Conferm? lei girando gli occhi all'ins?.
Andammo avanti a bere per tutta la sera, e dopo quattro drink ci
ritrovammo di nuovo sul letto dei massaggi. Lei era sdraiata supina ed
io ero seduto sul suo bacino. Con le mani distese lungo i fianchi mi
stava massaggiando delicatamente le gambe, una cosa che aveva iniziato
a fare dal giorno dopo la mia ceretta.
"La tua pelle ? ancora perfettamente liscia!" Comment?.
Senza perdere tempo sollevai il suo reggiseno e iniziai a massaggiarle
il seno con ambo le mani, pizzicandole i capezzoli di tanto in tanto.
Immediatamente sentii il suo pene spingere sotto di me, contenuto solo
dal perizoma del suo costume. Abbassai la testa e iniziai a leccarle i
capezzoli, manipolandole i seni. A causa del mio cambio di posizione
sentii i nostri peni sfregarsi uno sull'altro. Avevo smesso da tempo
di considerare gay ci? che facevo con Erica, o di preoccuparmi che
potesse esserlo, ed anche a me venne un'erezione di ferro per quello
strofinamento. Ma, forte delle quattro tequila, non mi fermai. Mentre
le mie mani continuavano a giocare col suo seno, la mia bocca inizi? a
scendere fino a che non mi trovai vicino all'orlo del suo perizoma che
a stento riusciva a contenere la punta del suo pene ed era gi? bagnato
fradicio. Come se fosse un terzo capezzolo, passai la mia lingua sulla
punta del suo prepuzio che sbucava dall'elastico.
"Paolo cos..." Cerc? di dire, ma con una mossa veloce la liberai dal
costume e presi il resto del suo pene in bocca. "Ahhh...." fu tutto
quello che sentii.
Non sapevo cosa stessi facendo e nella mia mente ero parte di un film
porno in cui stavo leccando una bella ragazza. Dopo sei settimane
passate in bikini facevo fatica a marcare una separazione netta tra
maschile e femminile, e fare un pompino alla mia amica non mi sembrava
quasi nemmeno una stranezza. Lo leccai e succhiai per qualche minuto,
poi lei mi disse di salire sul letto e si mise in posizione da 69 e
iniziammo a succhiare contemporaneamente.
La sensazione era fantastica. Sapevo di star dando piacere e allo
stesso tempo ne traevo a mia volta. Stranamente il mio cervello trov?
il modo di pensare mentre la mia testa si muoveva meccanicamente su e
gi?. Pensai al fatto che fino a qualche settimana prima ero solo un
ragazzo diciottenne al mare mentre quella sera ero un oggetto erotico
impegnato a fare un pompino ad una ragazza mentre indossavo un bikini
che le era appartenuto. Mi sentii importante come un'intera sezione di
PornHub e cercai un modo per rendere il tutto anche migliore.
Uscii dal "sessantanove" e dissi ad Erica di sedersi sul mio bacino.
Incerta su dove posizionarsi, vista la mia erezione, indicai il mio
ventre. Le mie mani tornarono al suo seno e ricominciai a giocare con
i suoi capezzoli fino a che la sua erezione fu di nuovo incontenibile.
Spostai le mani sui suoi fianchi e slacciai le stringhe laterali del
suo costume, facendole scivolare via il perizoma. Poi la trascinai
verso il mio viso fino a che il suo pene non rimase appoggiato sul mio
petto. Con le mani spinsi la pelle del mio petto verso il centro fino
a che non riuscii a circondare il suo pene, iniziai a rotearle in modo
da massaggiarglielo.
"Paolo... cos..." Inizi? a dire, poi apr? gli occhi e guard? verso il
basso. "Oh mio d...." ed un fiume di sperma mi inond? il collo e parte
della bocca. Per qualche ragione non provai un senso di repulsione,
anzi, ero particolarmente soddisfatto da come ero riuscito a darle
piacere.
Fin? di eiaculare ogni singola goccia. Poi mi guard? di nuovo.
"Dici che ho le tette!" Dissi io. "Tanto vale metterle alla prova!"
Andai a fare una doccia e tornai in salotto fino a quando Erica, anche
lei lavata, mi raggiunse per continuare a bere insieme.
"Non credo dovresti guidare dopo cinque di quelli!" Le dissi.
"Hai impegni per stanotte?" Chiese scherzando.
Erica si alz? per andare a fare un nuovo drink. Io la aspettai sul
divano con indosso solamente il mio reggiseno nero e il tanga in
coordinato.
"Quindi hai le tette?" Mi chiese, dandomi il bicchiere.
"Scherzavo! Forse..." Abbassai le coppe del reggiseno per guardarci
dentro. "Un po' di forma in effetti sembrano averla!" Dissi.
"E non sei preoccupata o spaventata?" Domand?.
"Non so. Fino a un paio di settimane fa nemmeno le vedevo. Anche
adesso, allo specchio, al massimo mi sembra che i pettorali si siano
ammorbiditi. Solo quando metto il reggiseno sembrano tette. Baster?
smettere di indossarli e nessuno si accorger? di nulla!" Commentai.
"E' da un po' che non ti lamenti dei capezzoli!" Osserv?.
"E' perch? han smesso di darmi fastidio da diversi giorni!" Risposi
come se fosse la cosa pi? logica del mondo.
"E allora perch? continui a mettere bikini e costumi da bagno interi?"
Mi chiese, guardandomi negli occhi intensamente.
"Perch? mi piace!" Ammisi forse per la prima volta anche con me
stesso.
Erica si ferm? da me quella notte, ma non dormimmo molto. Per ore e
ore giocammo a farci sfiorare l'orgasmo usando solo la nostra bocca
sia sul seno che sul pene. Esausti, collassammo verso le cinque del
mattino abbracciati sul mio letto.
-------
A fine Agosto mi accorsi che la maggior parte delle mie vacanze se ne
era andata e che Settembre era alle porte. L'universit? sarebbe
iniziata con Ottobre, in ritardo rispetto alla norma sempre a causa
del Covid.
Sgusciai fuori dal letto senza farmi notare da Erica, che dormiva
ancora grazie ai postumi dell'ennesima notte di alcool e sesso, e
andai a farmi una doccia. Mi insaponai per bene e spesi una decina di
minuti giocando con le mie tette. Con le mani a coppa le giravo in
senso orario e antiorario, massaggiavo i capezzoli che si stavano
facendo pi? larghi e scuri, e mi divertivo a sentire il rimbalzo
quando alzavo il seno e lo lasciavo ricadere. Da un paio di giorni
avevo smesso di far finta di non avere le tette. I reggiseni che avevo
comprato in Luglio iniziavano a starmi stretti ed avevo iniziato ad
accettare l'idea che presto avrei dovuto lasciarmi la prima misura
alle spalle. Il mio seno non era grande come quello di Erica, che nel
frattempo era anche cresciuto un po', ma non era molto pi? piccolo di
quanto il suo fosse la prima volta che la incontrai.
Passare le nottate a fare sesso e bere cocktail mi aveva aiutato a non
soppesare troppo le conseguenze del dover presto tornare a casa dai
miei genitori con un seno della seconda, un giro vita che si stava
riducendo, e un sedere intorno al quale facevo fatica a indossare la
mia vecchia biancheria. I miei capelli sembravano pi? spessi e lisci
ed erano lunghi abbastanza da toccare le mie scapole, ed anche il mio
viso sembrava essersi addolcito. Sembravo sempre di pi? la figlia che
i miei genitori non avevano mai avuto, ma non sapevo se volevo
esserlo. Dissi a me stesso che entro la met? di Settembre avrei preso
qualche decisione in merito al da farsi, se smettere o meno di
prendere le pillole, e se tornare al mio guardaroba precedente.
Erica mi raggiunse sotto la doccia e mi baci? appassionatamente sulle
labbra. Le sue mani afferrarono il mio seno mentre io afferrai il suo
e per un po' di tempo giocammo a sfregare tra loro i nostri capezzoli.
Poi lei si inginocchi?, me lo prese in bocca, e inizi? quello che
divent? un formidabile pompino. Io continuavo a giocare con le mie
tette mentre lei succhiava e, quando le venni in bocca, le mie
ginocchia quasi collassarono. Si rialz? e mi baci? di nuovo passandomi
un po' del mio seme con la sua lingua, un gioco erotico che avevamo
iniziato a fare la settimana precedente.
Finimmo di lavarci e ci preparammo per uscire.
"Shopping?" Chiese lei.
"Shopping!" Dissi io.
Erica inforc? l'autostrada e mi port? fino ad un grande centro
commerciale a mezz'ora di strada dalla villetta. Aveva insistito
perch? io accettassi di provarmi qualche indumento pi? femminile dei
miei soliti pantaloncini da bagno e magliette. Dopo un po' di
resistenza gliela diedi vinta. Il mio ragionamento era che se volevo
continuare ad indossare bikini e reggiseni, a meno di passare il mese
successivo in isolamento, sarebbe stato pi? naturale per le persone
intorno a me vedermi come ragazza. Ero consapevole del fatto che con
un reggiseno della seconda misura non sarebbe stato facile far finta
di nulla come era successo per quelli pi? piccoli.
Erica mi disse di avere un piano per dare nell'occhio il meno
possibile. Dubitava che qualcuno potesse pensare che io fossi un
ragazzo, ma voleva evitare il problema. Parcheggiammo vicino ad un
ingresso a fianco del quale c'era un negozio di abbigliamento a basso
costo.
"Prima tappa: l?!" Disse lei, indicando le vetrine in cui erano
esposti vestiti e numerosi cartelli che annunciavano i saldi di fine
stagione.
Il negozio era piuttosto grande e, sempre a causa del virus, non
c'erano commesse o commessi in giro ad aiutare clienti. Prendemmo un
cestino e cominciammo a guardare nella sezione femminile. Cercai di
dare nell'occhio il meno possibile e, di nuovo, ebbi la sensazione di
essere un sorvegliato speciale.
"Tranquillo! Nessuno ti guarda!" Disse Erica quando si accorse di come
cercassi di tenere la testa bassa.
Il primo reparto in cui mi trascin? fu quello dell'intimo. Scelse una
confezione di reggiseni basic come quelli che gi? possedevo, e che
indossavo anche quel giorno, e li mise nel cesto. Sul pacchetto era
scritto chiaramente "seconda misura". In rapida successione segu? una
confezione di mutandine a perizoma negli stessi colori neutri.
Aggiunse due reggiseni sportivi, uno era poco pi? di una fascia nera
con due spalline sottili mentre l'altro aveva parecchio pi? materiale
sulla schiena, e si ferm? a contemplare un completino intimo di pizzo
viola.
"No!" Dissi!
Erica si gir? per squadrarmi e ricordarmi chi comandava quel giorno,
poi si mise di nuovo a scavare tra i completi e ne tir? fuori due
identici che mise nel cesto. I reggiseni e la parte davanti della
parte sotto erano fatti di raso viola circondato da pizzo nero, mentre
il retro della mutandina era un poco pi? largo di quello a cui ero
abituato, e contornato da altro pizzo.
"Si!" Disse, concludendo la discussione che non avevamo avuto. "E ho
dimenticato una cosa..."
Si rigir? verso la sezione basic e trov? un reggiseno nero con le
coppe un po' pi? imbottite ma meno grandi, un push-up.
"Pensavo che l'idea fosse quella di prendere qualcosa per farmi
passare inosservato!" Obiettai.
"La tua idea, si! Ma questo ? parte del mio piano!" Mi rispose senza
spiegarmi nulla.
Nel reparto abbigliamento Erica si mise a guardare degli abitini
estivi, molto femminili e molto svolazzanti.
"No, dai, questo sarebbe troppo!" Protestai.
"OK! Su questo potrei darti ragione. Meglio restare su qualcosa di
simile ad un paio di pantaloncini e maglietta, giusto? Scelgo alla
svelta qualcosa di neutro che non dia troppo nell'occhio! Andata?"
Disse, e mi porse la mano come per siglare un patto.
"Andata!" Dissi io, cercando di capire dove fosse il trucco. D'un
tratto sembr? tutto troppo semplice.
"Perch? non mi lasci lavorare e non vai a vedere se c'? qualche
costume che ti piace? Ci sono i saldi e costano poco o nulla! Anticipo
io i soldi per questa roba e ci vediamo in galleria dopo aver pagato!"
Sugger?.
Mi guardai intorno di nuovo per assicurarmi che nessun commesso
sarebbe venuto ad offrirmi aiuto mentre giravo per il negozio. Forse
da lontano, visti i capelli e le curve che la mia maglietta faceva,
potevo anche sembrare una ragazza, ma se avessi dovuto aprire bocca
non avrei ingannato nessuno. Andai verso l'area dei costumi da bagno
in saldo e iniziai a guardarli da lontano. Non avevo intenzione di
comprare alcun nuovo costume, anche perch? ne avevo gi? cinque a casa
e mi rimaneva solo un mese di mare. Rimasi per? incuriosito da un
bikini in particolare e, facendomi forza, andai a toccarlo con mano.
Il materiale era cangiante dall'arancio metallico al verde chiaro, a
seconda da che parte lo si guardasse. Le coppe erano triangolari,
formate da due semplici triangoli infilati su una stringa elastica.
Sia le spalline che l'elastico si allacciavano in centro dietro la
schiena. La mutandina era poco pi? dell'incrocio di altre stringhe di
tessuto pi? che un perizoma. Il largo triangolo sul fronte spariva
sotto al cavallo per diventare una sottilissima striscia di tessuto
che si sarebbe infilata tra i glutei, lasciando interamente scoperto
il sedere.
"Bello, ma non mi serve!" Commentai tra me e me.
Mi girai per vedere dove fosse finita Erica e non la trovai, cos?
decisi di uscire. Quel costume, per?, aveva catturato la mia
attenzione e mi girai di nuovo a guardarlo per bene e a toccare il
materiale liscio di cui era composto, che era in contrasto con la
leggera e soffice imbottitura delle coppe.
Mi resi conto che non ero particolarmente bravo a resistere alle
tentazioni.
"E' per mia sorella. Posso cambiarlo se non le va bene?" Chiesi
sottovoce alla cassiera mentre pagavo. Sentivo la mia faccia diventare
bollente mentre arrossivo come un'aragosta.
"Mi spiace, per la merce in saldo e soprattutto per la biancheria non
possiamo accettare resi!" Mi rispose.
"Non... non c'? problema!" Conclusi, presi il sacchetto e mi defilai
quanto pi? velocemente possibile.
Erica mi aspettava in galleria davanti al negozio. Dal suo braccio
pendeva un grande sacchetto che sembrava essere molto pesante.
"Mi devi sessanta euro!" Mi disse.
Frugai nel portafogli e le diedi il denaro. Lei mi diede in mano la
borsa di plastica.
"Grazie! Vedo che anche tu hai fatto compere! Vedere! Vedere!" Disse
ridendo.
"Dopo! Non voglio che mi vedano qui con in mano questa roba!" Le
dissi, quasi bisbigliando. "Tu piuttosto, cos'hai preso? Questo
sacchetto pesa un quintale!"
Feci per guardare il contenuto, ma Erica mi interruppe.
"Non sbirciare! Vieni!" E mi fece segno di seguirla.
Quel giorno non c'era molta gente in galleria e ancora meno nella zona
dei bagni verso cui Erica mi guid?. Si guard? intorno e poi si lanci?
nella toilette per i portatori di handicap e fasciatoio.
"Non possiamo..." Cercai di obiettare.
"Sssshhhh!" Mi zitt? lei. "Non puoi certo cambiarti in mezzo al
corridoio. Fai alla svelta se non vuoi stare qui dentro! Questo ?
l'unico bagno grande abbastanza per cambiarsi."
Mi disse di spogliarmi completamente e inizi? ad appendere
all'appendino dietro la porta un po' delle cose che aveva nel
sacchetto.
"Il perizoma nero che hai va benissimo! Infilati questo!" Mi disse, e
mi pass? il reggiseno push-up.
Lo soppesai per un minuto, studiando la forma delle coppe. Da davanti
sembravano normali ma dentro avevano pi? imbottitura sul fondo. Lo
indossai e chiesi a Erica di chiudere il gancio dietro la mia schiena.
"No, non si mette cos?!" Disse lei sorridendo. "Lascia che ti aiuti!"
Spost? le coppe da dove le avevo posizionate io, chiuse il gancetto e
regol? le spalline. Poi mi gir? verso lo specchio. L'effetto creato
dal quel reggiseno era incredibile. Sembrava che avessi un seno grosso
il doppio di quanto avessi realmente. Le coppe erano grosse quanto
bastava per non far vedere i capezzoli ma mostravano molta pelle, e
l'imbottitura spingeva le mie piccole tette verso il centro, creando
una scollatura molto invitante.
"Non ? un po' troppo?" Chiesi io. "Non penso che la forma del
reggiseno passer? inosservata sotto la maglia!"
"Mettiti questo!" Erica disse, passandomi un altro indumento.
Era un normalissimo top color verde militare. Normalissimo per una
ragazza, ovviamente, ma non per me. Le spalline erano larghe solo un
paio di centimetri ed aveva una profonda scollatura a forma di V che
terminava esattamente in mezzo al mio seno. Mi guardai allo specchio e
notai che mentre le coppe del reggiseno restavano nascoste, il mio
d?collet? era ben in vista.
"Ehm... non sono sicuro che questo sia il modo migliore per passare
inosservato!" Dissi.
Di nuovo evit? di rispondermi e mi pass? qualcos'altro, fatto di
jeans.
"No! No No No No!" Rifiutai immediatamente, tenendo distante da me la
minigonna come se fosse una scoria nucleare. "Questa ? troppo! Avevi
detto qualcosa che assomigliasse ad un paio di shorts!"
"Infatti ci assomiglia! O preferisci una gonna svolazzante e lunga
fino ai piedi?" Precis? lei. "L'unica differenza con un paio di
pantaloncini e' che non ha la divisoria tra le gambe!"
"Ma ? cortissima!" Osservai.
"E' ancora Estate e ci sono trenta gradi. Non vorrai mica uscire con i
pantaloni da sci!" Insistette. "Dai, provala. Vedrai che non ? male!"
Riluttante, infilai la mini e la tirai su fino ai fianchi. Provai a
chiudere il bottone ma non pareva nemmeno raggiungere l'asola.
"Credo che comunque sia troppo piccola!" Dissi, tirando un sospiro di
sollievo.
"Devi solo farla salire di pi?! E' una gonna, non un paio di mutande
da uomo!" Comand? lei.
Afferr? la vita della gonna sui due lati e, con uno strattone deciso,
la fece scivolare verso l'alto per altri dieci centimetri poi, senza
alcun fatica, la abbotton? e chiuse la minuscola cerniera.
Alcune mie amiche, ed anche un mio amico, mi avevano in passato
raccontato di come le gonne ed i kilt lasciassero passare l'aria e
dessero una sensazione di frescura diversa da quella dei pantaloni.
Credevo che avrei provato esattamente quella sensazione, ma la mini
arrivava si e no a met? delle mie cosce e l'unica cosa che sentivo era
di essere nudo nonostante fossi vestito. Lo specchio mi ritornava
l'immagine di un corpo femminile con una vita ancora pi? stretta di
quanto la mia fosse diventata nei mesi precedenti, e un bel paio di
gambe sotto di essa. Le mie scarpe da ginnastica facevano contrasto
con la femminilit? che trasudava da tutto il resto.
"Fantastico!" Disse Erica.
"Ridicolo!" Dissi io. "Possiamo andare a casa, ora?" Chiesi con
impazienza.
"Certo che no!" Chiar? lei. "Dobbiamo ancora comprarti un paio di top
e qualche altra gonna! Almeno abbastanza per cambiarti durante il
prossimo mese!"
"Erica, mi sento ridicolo!" Con la mano indicai le mie gambe semi
nude.
"Ovvio, mancano queste!" Da dietro la schiena estrasse un paio di
sandali con una zeppa di sughero di otto centimetri.
"Ma non so nemmeno come camminare con quelle!" Le dissi, preoccupato.
"Tranquillo. La zeppa ? bassa e camminarci sar? un gioco da ragazzi
per uno con un buon equilibrio come te. Altrimenti tutte quelle ore
passate in surf a cosa servivano?" Chiese ridendo ma al contempo
mettendomi in mano le scarpe.
Appoggiandomi al muro me le infilai. Impiegai un attimo a capire come
annodare i lacci, che arrivavano fin sopra la mia caviglia, e poi
provai a fare un passo o due. Trovai sorprendentemente facile
camminare su quelle zeppe.
Mi girai verso lo specchio per dare una seconda occhiata. A causa del
rialzo, dovetti spostare il mio sedere infuori e controbilanciare
spostando il petto in avanti. In modo del tutto involontario assunsi
una posizione molto femminile che fece risaltare le mie curve.
"Oh mio Dio!" Dissi.
"Visto che differenza fanno un paio di vestiti? Eccezionale, no?"
Chiese lei. Poi, mentre ero impegnato a guardarmi allo specchio, mise
i miei vecchi abiti nel sacchetto e apr? la porta del bagno per
uscire.
"Erica, non so se son pronto per andare in giro messo cos?!" Le
confidai prima di uscire.
"Non preoccuparti! Non ? ancora ora di andare in giro per negozi!"
Disse. "Prima abbiamo un appuntamento dalla parrucchiera!" Mi prese
per la mano e mi tir? verso la galleria.
La "parrucchiera" era un salone di bellezza a venti metri dall'area
dei bagni in cui mi ero cambiato. Mi sembrarono i venti metri pi?
lunghi della mia vita e sentivo su di me gli occhi di ogni persona nel
centro commerciale, che in quel momento non erano pi? di una decina.
Erica salut? una delle ragazze che lavorava l? e che ci disse di
sederci nell'area d'attesa mentre preparava la poltrona per me.
"Erica, non c'? bisogno! Posso lavarmi i capelli a casa..." Cercai di
convincerla a non restare.
"Dai, non essere ridicolo. E' solo una spuntatina!" Disse, ridendo.
Ero teso come una corda di violino quando mi sedetti sulla poltrona
che venne poi spostata verso le vasche per il lavaggio dei capelli.
Dovetti ammettere che il lavaggio era rilassante e mi mise a mio agio.
Venni poi spostato verso un altro angolo della stanza dove iniziarono
a fare qualcosa che non potevo vedere perch? la mia poltrona era
girata in modo da dar la schiena allo specchio.
La cassiera prepar? un cocktail analcolico per me e per Erica e si
misero a chiacchierare del pi? e del meno, dai colori dei vestiti
dell'estate alle previsioni per quelli invernali. Io cercavo di
evitare di parlare, in modo che nessuno si accorgesse che la mia voce
non era femminile. Con lo sguardo fissavo dei punti a caso per evitare
di incrociare quello della ragazza, ed ovviamente non prestai
attenzione a ci? di cui parlavano.
"Paolo, cosa ne dici del malva?" Chiese Erica.
Raggelai quando sentii che, chiamandomi per nome, aveva mandato
all'aria il mio piano di non rivelare il mio sesso.
"Ehm... si, certo. Credo. Come dici tu..." Dissi, per evitare di
continuare il discorso.
"Fantastico! Ottima idea!" Disse la ragazza, entusiasta, e and? a
cercare qualcosa in un cassetto.
"Cosa...?" Bisbigliai a Erica.
Lei mi guard? con aria compiaciuta e si mise comoda sulla sua
poltroncina, incrociando le gambe come se stesse guardando uno show.
La biondina torn? con una cassetta e infil? una tavoletta sotto alla
mia mano destra, poi tir? fuori una lima e si mise a lavorare sulle
mie unghie.
Squadrai Erica per comunicarle che non ero contento di quanto stesse
accadendo, ma lei rispose solo con un altro sorriso compiaciuto.
"Fatto! Davvero un'ottima scelta! Un po' estivo e un po' autunnale!"
Disse la ragazza dopo circa quindici minuti spesi su ogni mano.
Guardai le mie dita. Ogni unghia aveva un forma perfettamente ovale ed
era colorata in un viola pallido che per intensit? richiamava il top
kaki che stavo indossando.
"Malva..." Dissi tra me e me, finalmente capendo quello di cui
parlarono mezz'ora prima.
Non ebbi tempo di lamentarmi con me stesso che dietro di me venne
acceso un asciugacapelli. Il suo rumore mi riport? alla realt? e mi
ricord? che mi stavano anche tagliando i capelli. Dopo qualche minuto
il suono cess? e la parrucchiera and? a parlare con Erica.
"Fantastico!" Disse Erica.
"E' stato facile! Paolo ha dei capelli folti e spessi che farebbero
invidia a molte ragazze!" Comment? la brunetta con ancora in mano una
spazzola.
Di nuovo provai un senso di orrore nel sentire il mio nome. A quanto
pare l'intero centro commerciale lo conosceva a quel punto.
"Ok, tempo di lasciarvi andare!" La parrucchiera mi fece alzare e
tolse il telo che mi copriva la schiena. "Dai un'occhiata nello
specchio!"
Mi alzai, mi girai, e impiegai diversi secondi a riconoscermi allo
specchio. I miei capelli, che avevo sempre tenuto lunghi ma
scompigliati, avevano un volume doppio e cadevano ai lati del mio viso
appoggiandosi sulle spalle in modo ordinato, piegandosi morbidamente
verso il fondo. Il mio collo risaltava e sembrava pi? lungo,
circondato da quella cascata laterale scura, ed anche il mio viso
sembrava pi? slanciato e delicato. Rimasi senza parole.
Istintivamente portai le mani al mio viso per toccarmi le guance e
verificare che quel riflesso fosse davvero il mio. Il quadro che avevo
davanti era quello di una ragazza matura con un taglio di capelli da
modella, unghie perfette, e un d?collet? di tutto rispetto che faceva
da continuazione ad un collo snello e attraente. Sarei stato molto
felice di incontrare una ragazza cos?, e non avrei mai immaginato che
quella ragazza potessi essere io.
Saldai il conto alla cassa ed uscii senza riuscire a parlare. Ero
consapevole che avrei dovuto essere arrabbiato con Erica per avermi
infilato in quella situazione, ma qualcosa dentro di me era contenta
di quanto bella fosse quella versione femminile di me stesso.
La sensazione nuova dei capelli che mi rimbalzavano sulle spalle mi
fece quasi dimenticare che stavo girando per la galleria vestito in
minigonna e tacchi alti, e la nuova piega mi toglieva un poco di
visione laterale evitandomi di vedere che pi? o meno tutti gli uomini
che incrociavamo si giravano per guardarmi.
Non ci fu tempo per la spiaggia quel pomeriggio. Tornai a casa
appesantita da decine di sacchetti e alleggerita di centinaia di euro.
Assalita da nuove sensazioni, e libera da qualche timore, avevo
comprato quasi tutto ci? che Erica aveva suggerito.
Intorno al mio collo avevo una collana d'argento con un pendente dello
stesso colore delle mie unghie mentre al dito portavo un anello con un
brillante verde come il mio top.
"Fatto trenta..." Avevo pensato quando accettai di farmi fare i buchi
alle orecchie per metterci un paio di orecchini con un piccoli
pendenti che richiamavano l'anello e che mi sfioravano il collo ad
ogni passo.
Nel resto delle borse c'erano altri reggiseni simili a quello che
stavo indossando, altri top con scollature mozzafiato, altre minigonne
e due paia di sandali col tacco a spillo, uno nero ed uno rosa.
Erica mi aiut? a portare il tutto nella villetta e poi disse che
sarebbe tornata a casa sua per quella notte.
"No!" Le dissi e l'afferrai delicatamente per un polso.
Ancora oggi ricordo ogni dettaglio di come quella sera facemmo l'amore
fino in fondo. Ricordo la passione, la paura, la gioia, il calore, e
la sensazione dei miei capelli che si muovevano sulle spalle in
unisono col movimento del mio seno mentre lei mi prendeva da dietro.
-------------
Arriv? la met? di Settembre. Il tempo era ancora bello e le giornate
passavano tra un giro in mountain bike e un po' di windsurf.
Avevo comperato un paio di mini shorts lunghi quando le mie minigonne
e li usavo per andare in bicicletta insieme al mio reggiseno sportivo.
Avevo anche comprato un paio di trainer pi? femminili, bianche e rosa,
per evitare il contrasto che le mie vecchie scarpe da ginnastica
facevano col resto del mio abbigliamento. Quando uscii vestito cos?
per la prima volta temetti che qualcuno mi potesse insultare o
investire, e quasi morii di paura quando la prima auto suon? il
clacson dietro di me, ma invece di ricevere insulti arrivarono solo
fischi del pastore ed inviti a fare sesso da parte degli uomini nelle
auto. Imparai presto a convivere con quei commenti, che segretamente
apprezzavo.
Erica non scese in spiaggia quel giorno, e per messaggio ci demmo
appuntamento per cena in paese.
Feci una doccia tiepida usando una dose abbondante di balsamo sui miei
capelli miracolosamente ancora in piega, e poi andai a vestirmi.
Mentre mi asciugavo i capelli con cura, rimasi nudo davanti allo
specchio per alcuni minuti prima di decidere cosa indossare.
Le pillole di Erica avevano continuato il loro effetto sul mio corpo,
se non addirittura accelerato. Il mio girovita si era ulteriormente
ridotto, il mio sedere era rotondo e pi? alto, e il mio seno era una
seconda misura piena. Nonostante questo, non vedevo una ragazza allo
specchio ma semplicemente me stesso. L'aver conosciuto Erica mi aveva
aperto la mente alla possibilit? di non dovermi definire maschio o
femmina. Dentro mi sentivo ancora lo stesso ragazzo che ero stato nei
diciotto anni precedenti, ma fuori avevo le sembianze di una donna
affascinante e con tutte le curve al posto giusto.
Presi un push-up rosa shocking, un nuovo acquisto, e lo infilai
facendo attenzione a posizionare le tette nelle coppe in modo da
massimizzarne la dimensione. Poi misi un perizoma dello stesso colore
sotto ad una minigonna di jeans, anch'essa rosa. Come top scelsi un
gilet senza maniche fatto di raso nero e con una scollatura abbastanza
profonda da far vedere la base del reggiseno e abbastanza larga da
mettere in mostra il mio d?collet?. Infilai i sandali rosa col tacco a
spillo da dieci centimetri, ed un coordinato di collana, anello e
orecchini lunghi di colore argento con delle pietre azzurre come il
colore che avevo scelto per le mie unghie quella settimana.
Erica aveva insistito per insegnarmi le basi del makeup ma, nonostante
tutto pensavo che truccarmi fosse un passo per il quale non ero
pronto. Misi solo un poco di matita intorno agli occhi ed un po' di
mascara perch? trovavo che stessero bene col colore dei miei capelli,
ed aggiunsi solo un tocco di un lucida labbra semi trasparente che
dava solo un accenno di color rosa alla mia bocca. Infilai telefono e
portafogli in una piccola borsetta nera come il mio top, e uscii
quando un rumore di clacson da fuori mi avvert? che Erica era
arrivata.
Salii sulla sua auto e lei guid? fino in centro al paesello per poi
lasciarla in un parcheggio vicino alla spiaggia. Scendemmo e ci
incamminammo verso il ristorante di pesce dove avevamo prenotato un
tavolo fronte mare. Avevamo giusto il tempo per un aperitivo al bar in
piazzetta.
Con pochi turisti in giro, presto diventammo l'attrazione principale
mentre camminavamo e intanto che sorseggiavamo lo Spritz che il
proprietario del locale aveva deciso di offrirci.
"Vedo che ti stai abituando ai tacchi!" Disse Erica.
"Non ho fatto una gran fatica. Mi ci sta volendo di pi? ad abituarmi
ad essere vestito cos? in pubblico!" Spiegai.
Eravamo appoggiati ad un tavolino alto davanti al locale. Non c'era
nulla che ci nascondesse alla vista di chi passava. Erica indossava un
lungo abito azzurro semi trasparente legato dietro al collo e con la
schiena nuda. Il tessuto era doppio l? dove serviva per evitare che si
vedesse il suo seno, ma il fatto che chiaramente non avesse un
reggiseno era una calamita per gli occhi. Le sue gambe sembravano
lunghe chilometri grazie a dei sandali con una zeppa di quindici
centimetri rese comode da una piattaforma di cinque centimetri sul
davanti. Specchiandomi nella vetrina del bar potevo vedere che anche
io avevo le carte in regola per dare nell'occhio. Il mio top disegnava
una vita altissima e la mia gonna, lunga nemmeno fino a met?
polpaccio, faceva sembrare le mie gambe lunghe il doppio. Tutti,
nessuno escluso, ci fissavano.
Finito l'aperitivo Erica mand? un bacio a distanza al proprietario del
bar e, sempre seguiti dallo sguardo attento del pubblico, andammo fino
al ristorante dove ci sedemmo ad un tavolo in un angolo della veranda.
Dovevo ancora abituarmi al fatto che la mia gonna non coprisse
completamente la seduta della sedia in pelle e mi sal? un brivido per
la schiena.
Brindammo con del verdicchio frizzante e chiacchierammo del pi? e del
meno mentre mangiavamo antipasto e pesce. Quando aprimmo la seconda
bottiglia di bollicine la testa iniziava gi? a girarmi un po'.
"Cosa festeggiamo?" Chiesi.
"Festeggiamo te! La nuova te!" Disse lei, rimarcando il femminile.
"Nah... non c'? nessuna me, con la A!" Le risposi.
"Non puoi continuare a farti chiamare Paolo ancora a lungo. La collana
che indossi non sembra quella che un Paolo indosserebbe al ristorante,
particolarmente quando si appoggia tra due tette come le tue!"
Continu? Erica.
"Non so. Nella mia testa sono consapevole che tra due settimane
torner? a casa e potrei dover dare qualche spiegazione. Siamo a met?
settembre, forse se smetto adesso di prendere quelle pillole tutto
torner? come prima!" Spiegai.
"Lo sai che non funziona cos?, vero? Te l'ho spiegato. Le nostre tette
sono permanenti!" Specific?.
"Si... si, lo so. Forse non me ne sono reso conto fino in fondo, ma lo
so. Penso che prover? a fare come dicevi tu e a vivere da uomo
sembrando un uomo, e ad avere le tette solo nel mio privato." Cercai
di mettere in fila qualche idea.
"Paolo, per fare quello che dici devi vivere da solo. Farlo mentre
vivi con i tuoi non sar? facile! Anche solo lavare un reggiseno
sarebbe un casino e, fidati, con una seconda misura hai decisamente
bisogno di indossarli!" Prosegu?.
"Cosa suggerisci? Posso venire a vivere con te? Non stiamo poi tanto
male insieme!" Lanciai l'idea.
"No. Non ? possibile. Anche io a fine mese mi ritrasferir? per lavoro
e non avr? ne spazio ne tempo. E' stato bello stare con te, ma con la
fine di questo mese finir? anche quest'avventura." Disse Erica,
chiaramente dispiaciuta. "Credo che dovresti parlare con i tuoi
genitori e spiegare la situazione. Visto il tuo aspetto attuale,
immagino che sarebbe pi? facile per loro capire se tu dicessi di
essere transgender. Immagino che sarebbe comunque una bella botta, ma
meno confusa di tutto il discorso sull'androginia."
"Forse... non so. Ci penser?. Mancano due settimane. Ho tempo per
decidere, credo." Mentre parlavo tirai fuori una pillola e la mandai
gi? con un sorso di vino.
"Le stai prendendo ancora?" Chiese lei. "Pensavo che a met? Settembre
volessi smettere!"
"Credo che finir? questa bottiglia e poi vedr? il da farsi!" Le
risposi.
"Sei solo a met? bottiglia e guarda fin dove ti ha portato la prima
met?. Stai attenta... attento. OK?" Concluse.
Tornammo a parlare di cose pi? leggere e finimmo la cena. Poi, con
passo meno sicuro di quello che avevamo all'andata, tornammo al bar
per un ultimo cocktail.
Erica decise di dormire nuovamente da me e di lasciare la macchina in
centro per evitare problemi visto quanto aveva bevuto. Ci vollero
circa trenta minuti per percorrere sui tacchi i cinque minuti a piedi
che ci separavano dalla villetta. Ci appoggiammo sul letto con la
testa sul cuscino in preda alla stanchezza causata dal vino, e prima
che potessimo iniziare a far l'amore ci addormentammo entrambi ancora
vestiti.
---------
Erica se ne and? quel luned? di fine settembre. Stette da me la notte
prima, con le sue valigie gi? caricate in macchina, e passammo tutto
il tempo a fare l'amore in ogni posizione che avevamo imparato.
Sapevamo che rivederci in quel modo sarebbe stato difficile, e
cercammo di dare e di prendere il meglio di noi stessi in quelle
ultime ore di passione.
Dorm? quanto bastava per avere energia sufficiente a guidare per ore
fino alla sua citt? d'origine nelle pianure del nord. Ci abbracciammo
a lungo sulla porta, sal? in auto, e scomparve sulla statale andando
verso nord.
Era ancora mattina presto e l'aria era fresca e frizzante. Presi la
mountain bike, indossai i pantaloncini, il reggiseno sportivo, e le
mie trainers bianche, e partii per un lungo viaggio su per le colline
dietro al paesello. Ogni tanto mi giravo per vedere se da lass? si
vedesse la sua utilitaria rossa ma sapevo bene che a quel punto
sarebbe stata lontana decine di chilometri.
Pedalai per tre ore senza fermarmi ne rendermene conto. Il mio seno si
era fatto pesante e lo sentivo muoversi ogni volta che la strada si
faceva irregolare. Cercavo di annegar la tristezza della partenza
della mia amica nelle sensazioni che ancora arrivavano dai miei
capezzoli che, turgidi, si vedevano spingere da sotto le coppe
imbottite.
Tornai alla villetta per pranzo e tirai fuori dal frigorifero
un'insalata, che era una delle poche cose rimaste. Sarei ripartito due
giorni dopo per tornare a casa dei miei genitori ed ero andato ad
esaurimento di tutto ci? che avevo comprato. Grazie alle mie notti
folli insieme ad Erica rimaneva anche poco da bere a parte un po' di
bibite e qualche fondo di bottiglia di vodka e rum.
Nonostante l'alcool, la dieta aveva avuto un certo successo. Ancora
sudato mi misi davanti allo specchio. Il mio torso era ben definito
anche se non mascolino. Le ore spese in bicicletta avevano reso le mie
gambe toniche ed il mio sedere rotondo. Il mio seno era cresciuto
ancora un po' ed a quel punto era una seconda misura piena.
Senza pi? Erica vicino a me, iniziai a sentire il peso delle mie
scelte e mi chiesi come avrei fatto a spiegare la mia trasformazione
ai miei genitori.
Mi tolsi e lavai gli indumenti che indossavo e mi misi un costume
intero per andare a fare un po' di windsurf. Il vento non era molto
forte e ne ero abbastanza contento visto che i miei muscoli, per
quanto tenuti in allenamento, avevano perso un po' di potenza nei tre
mesi precedenti. Era un altro egli effetti delle pillole. Le mie
braccia erano snelle e perfino le mie mani e le mie dita sembravano
pi? delicate, anche senza contare lo smalto rosa acceso cha avevo
messo.
Andai a slegare tavola e vela e spesi buona parte del pomeriggio in
mare. Da quando Erica mi aveva spiegato come nascondere il mio pene
nel costume, avevo smesso di portare i boxer da bagno e se qualcuno mi
avesse visto dalla riva sarei semplicemente sembrato una ragazza sul
windsurf. All'inizio trovai scomodo dover schiacciare il tutto tra le
gambe, ma presto ci feci l'abitudine e iniziai a farlo anche durante
le uscite a cena o nei negozi quando indossavo una delle mie
minigonne.
Tornai al mio telo, scambiai il costume intero con il bikini
cangiante, e mi asciugai per un'ora circa al sole. La mia pelle era
abbronzata e liscia, e l'unica parte rimasta chiara era quella sotto
le coppe del reggiseno. Assicurandomi che non ci fosse nessuno in
vista, slacciai il bikini per provare a restare in topless, ma presto
cambiai idea e lo riallacciai perch? avevo paura che qualcuno passasse
e facesse qualche commento.
"Strana questa cosa..." Pensai tra me e me "Fino a un paio di mesi fa
avevo paura a farmi vedere in bikini. Ora non riesco a farne a meno."
Aspettai che il sole iniziasse a tramontare dietro le colline a ovest,
poi presi le mie cose e tornai all'appartamento. Mi lavai, infilai un
reggiseno confortevole e un tanga coordinato, e iniziai controvoglia a
preparare le borse per il ritorno mettendoci dentro tutto ci? che non
mi sarebbe servito l'indomani.
Di tutti gli indumenti che mi ero portato da casa, lasciai fuori solo
un cambio perch? non avevo ancora deciso come vestirmi per il rientro
in treno.
Quella sera uscii a fare un giro nel paesello. Essendo luned? sera era
quasi tutto chiuso a parte un bar e una gelateria.
Mi ero vestito bene, mettendo cose comprate il weekend precedente con
Erica: tacco a spillo nero e mini abito nero con scollo profondo, con
sotto un reggiseno push up rosa acceso ed il suo perizoma. Collana,
orecchini, braccialetti ed anelli avevano qualche dettaglio dello
stesso colore del reggiseno che si intravedeva dalla scollatura.
Camminai fino al centro e presi un paio di cocktail appoggiato allo
stesso tavolino dove ero stato qualche sera prima con Erica. Stare in
piedi non sembra la scelta logica quando si indossa un tacco di dodici
centimetri, ma mi piaceva guardare le mie lunghe gambe riflesse nella
vetrata del locale. Iniziavo anche a divertirmi vedendo le reazioni
degli altri avventori, ed una donna diede anche un ceffone a suo
marito per essersi girato per darmi una seconda occhiata.
Un uomo ben vestito sulla trentina mi si avvicin?.
"Ciao!" Disse per rompere il ghiaccio.
"Ciao!" Risposi cercando di tenere il volume della mia voce il pi?
basso possibile. Data la mancanza di stupore da parte sua pensai che
non avesse capito che ero un ragazzo.
"Ti ho vista in giro l'altra settimana con la tua amica e non ho
potuto dire nulla, ma ho pensato che la stagione sta finendo e che
sarebbe stato un peccato se te ne fossi andata senza sapere che sei la
ragazza pi? bella che io abbia mai visto in paese!" Si compliment?.
In diciotto anni di vita nessuno mi aveva mai fatto un complimento per
il mio aspetto, a parte mamme e parenti che, ovviamente, non contano.
Arrossii e chinai il capo per bere un altro sorso con la cannuccia. Un
brivido caldo mi percorse tutto il corpo e una erezione inizi? a
formarsi nel mio perizoma che a stento poteva contenerla. Strinsi le
gambe per tenere tutto sotto controllo, ma il risultato fu che spinsi
in fuori il mio sedere e sembr? che stessi ondeggiando per metterlo in
risalto.
"Grazie! Probabilmente non vedi molte ragazze in paese allora!"
Scherzai.
Mi si mise di fianco e inizi? a raccontarmi di come lui fosse il
bagnino nella piscina di uno dei pochi hotel dell'area e di come
quell'Estate fosse andata in fumo. Disse che aveva speso quasi tre
mesi guardando una piscina vuota e usando gratis la palestra
dell'albergo.
Mi sorpresi a fare qualcosa di inaspettato e lo guardai da capo a
piedi. Aveva le spalle larghe ed i bottoni slacciati della camicia
lasciavano intravedere un petto muscoloso senza un filo di grasso.
Indossava un paio di pantaloncini e dei mocassini estive ed aveva due
gambe robuste. Il mio sguardo si ferm? pi? a lungo del dovuto sulle
sue parti basse, dove una forma inconfondibile mi diceva che gli
piacevo davvero.
Sentii una voglia ed un potere strani, mai sentiti prima. Avevo io il
coltello dalla parte del manico. Decisi di stare al gioco per un po' e
di lasciarlo fare per studiarlo meglio. Mi offr? un altro drink, che
iniziava a salirmi alla testa, e pian piano mi mise una mano sulla
spalla mentre indicava il mare e parlava di qualche costellazione che
non esiste. Poi lentamente la sua mano scivol? verso i miei fianchi
mentre lui si faceva pi? stretto. Ad un certo punto, quando le sue
dita erano in parte sulla mia vita e in parte sul mio sedere, smise di
parlare. Lo guardai per capire come mai fosse in silenzio, e lui colse
l'occasione per tirarmi a se e allo stesso tempo baciarmi sulle
labbra. In pochi secondi fui assalito da sensi di colpa per il fatto
di sta baciando un altro uomo, poi torn? la sensazione di potere di
prima quando fu la mia lingua a farsi spazio per prima sulle sue
labbra, e poi di nuovo un brivido erotico mi percorse quando la sua
altra mano afferr? il mio sedere.
Ci baciammo per molti minuti.
"Vuoi che andiamo da me per un altro drink?" Offr? lui.
"Credo... credo di no. Stasera non posso. Magari la settimana
prossima!" Mentii, ma ricominciammo a baciarci e la serata fin? quando
mi incamminai, sola, verso la villetta.
Quella notte, mentre cercavo di prendere sonno, infilai una mano
dentro al mio reggiseno e con l'altra mi masturbai furiosamente
pensando a quanto era accaduto.
---------------
Passai l'ultima mattina di vacanza a preparare il bagaglio e a
ripulire l'appartamento. Farlo mi diede il tempo di considerare alcune
opzioni per il giorno successivo. In un angolo della stanza c'era il
mio abbigliamento maschile che, appoggiato su una sedia, sembrava la
mia immagine riflessa di tre mesi prima. Ogni volta che guardavo la
sedia sentivo me stesso giudicarmi per ci? che ero diventato, e dentro
di me speravo che la mia famiglia mi avrebbe accettato per ci? che
ero. Anche se nemmeno io ero sicuro di cosa fossi a quel punto.
Andai in spiaggia a recuperare la vela e la tavola da windsurf che poi
riposi a lato della villetta. Per l'ennesima volta una macchina suon?
il clacson e dal finestrino arriv? un fischio di approvazione. Vedere
quella che sembrava una ragazza trasportare una tavola vestita solo
con un bikini, un pareo indossato come una minigonna, e le zeppe di
otto centimetri era, in effetti, qualcosa di speciale. Sapevo che
molte donne si sentivano offese da quel tipo di attenzione, ma ogni
volta che succedeva io mi sentivo bene e apprezzato per il mio
aspetto.
Una delle poche cose che avevo chiara in testa era che comunque fossi
rientrato in citt?, da ragazzo o da ragazza, lo avrei fatto senza il
pensiero di aver peli sul corpo. La mia pelle era morbida ma da un
paio di giorni si sentiva che non era pi? liscia come prima. Riuscii a
prenotare un appuntamento al volo dall'estetista, indossai una mini di
jeans e un top nero sopra al bikini, i sandali col tacco della sera
prima, e saltai sul quad in direzione del centro estetico.
Mi diedero il bentornato come se non ci fosse nulla di strano, e la
stessa ragazza che si era occupata di me in precedenza mi fece
accomodare e inizi? ceretta e depilazione su tutto il mio corpo. Anche
quando dovette occuparsi delle mie parti intime mi chiam? sempre con
pronomi femminili mentre chiacchieravamo, ed evitai di correggerla. A
quel punto, a dire il vero, la cosa iniziava ad importarmi sempre
meno.
Avevo ancora qualche soldo della mancia datami da mio padre e decisi
di spenderlo per farmi sistemare i capelli. Un conto sarebbe stato
tornare a casa in abiti maschili, un conto sarebbe stato sembrare un
senzatetto. Guidai il quad per una buona mezz'ora prima di arrivare al
centro commerciale dove ero stato con Erica, e tornai dalla stessa
parrucchiera che, per fortuna, riusc? a mettermi subito sulla sedia.
Le chiesi di darmi una sistemata ma senza aggiungere troppe onde
perch? volevo una cosa comoda da gestire mentre ero in viaggio. Mi
offr? anche di mettere delle unghie lunghe di acrilico, ma rifiutai e
dissi di darmi solo una sistemata alle mani e una passata di smalto
semi trasparente. Nel salone spesi poco pi? di un'ora e mezza, e una
discreta porzione di quanto mi restava nel portafogli.
Sulla via dell'uscita dal centro commerciale passai di nuovo davanti
al negozio di abbigliamento. Sapevo di non aver bisogno di altro, ma
decisi di entrare comunque per dare un'occhiata. Uscii con tre nuove
gonne, due mini ed una al ginocchio, e due nuovi top, uno con una
scollatura ombelicale ed uno piuttosto casto. Comprai anche un
maglioncino di cotone morbidissimo e non troppo caldo. Mentre mettevo
il tutto nel portapacchi del quad mi chiesi se avrei mai avuto
l'occasione di indossare alcuno di quegli indumenti.
Tornai a casa e finii di impacchettare il tutto, lasciando fuori dalle
borse solo poche cose per il giorno successivo. Ancora non sapevo cosa
avrei indossato e come mi sarei presentato ai miei genitori.
-----------
Una chiamata di mia madre mi svegli? all'alba.
"Paolo! Sei pronto?" Mi chiese.
"Ciao mamma! No, sono ancora a letto! Il taxi arriva tra due ore!"
Dissi io quasi protestando.
"Spero tu abbia fatto le valigie! Ho preferito chiamarti nel caso tu
avessi, come dire, fatto festa... la scorsa notte, che ne so, ragazze,
drink... stai bene?" Continu?.
"Si mamma, sto benissimo! Ci siamo sentiti due volte alla settimana,
lo sai che sto bene e non faccio cavolate!" La rassicurai.
"Lo so! Lo so! Ascolta Paolo, c'? una cosa di cui dobbiamo parlare.
Forse sarebbe meglio che tuo padre ti spiegasse il tutto, ma ora ? in
doccia. Ci sentiamo mentre sei in treno?" Aggiunse.
"Certo. Ti chiamo dopo. Tutto OK?" Chiesi, preoccupato dal tono della
sua voce.
"Si! Le cose non sono mai andate meglio. Solo... dai, ti spieghiamo
dopo!" Chiuse la chiamata.
Mi misi a sedere sul bordo del letto, in parte impensierito dalle sue
parole ed in parte combattuto sul da farsi. Guardai il pavimento per
un po' senza riuscire a decidermi.
Il taxi correva veloce verso la stazione e le ombre degli alberi
proiettavano un'ombra intermittente sui finestrini. L'autista, per
pura coincidenza, era lo stesso che mi port? alla villetta tre mesi
prima.
"Sai, ricordo la villetta e le valigie, ma avrei giurato che tu fossi
un ragazzo!" Disse scherzando. "L'et?...".
Sorrisi ed evitai di fare conversazione durante il tragitto. Ero
triste per la fine di quel periodo di vacanza e per aver perso Erica.
A peggiorar le cose c'era in fatto che quel giorno il sole splendesse
caldo nel cielo, dandomi la voglia di continuare la vacanza almeno per
un altro po'.
Mandai un altro messaggio al numero di Erica ma non arriv? mai
risposta. Sapevo che non mi avrebbe scritto, anche perch? quando
provai a chiamarla il numero era sempre irraggiungibile. Mi disse che
voleva dare un taglio netto a quell'avventura per non creare false
speranze, e lo fece davvero.
Quando mi sedetti al mio sedile sul treno fui sollevato dal fatto di
non avere molte persone intorno. C'erano un paio di persone in tutto
il vagone, ed erano tutti intenti a guardare film sui loro tablet. Il
capotreno mi aveva aiutato a mettere le valigie nel portabagagli
dietro ai sedili, aveva controllato il biglietto, e mi aveva detto di
godermi il viaggio fino a destinazione.
Mentre la stazione iniziava a scorrere dietro di me si accese l'aria
condizionata ed il fresco del treno mi fece uscire all'improvviso
dall'incantesimo caldo delle mie vacanze.
Un brivido percorse il mio corpo partendo dai miei piedi, scoperti
dalla struttura leggera dei sandali rosa col tacco da dieci
centimetri, lungo le mie gambe nude, sotto la mia minigonna rosa e su
fino ai miei capezzoli che erano protetti solo dal reggiseno di seta e
pizzo viola e dal maglioncino leggero comprato il giorno prima.
Mandai un messaggio a mia madre per farle sapere che ero in viaggio e
che poche ore dopo lei e mio padre avrebbero dovuto farsi trovare alla
stazione. Il telefono non prendeva bene il segnale e solo per mandare
quei due messaggi impieg? dieci minuti. Poco dopo lei prov? a
chiamarmi.
"Ciao Paolo! Tra qualche ora saremo l?, non preoccuparti! Non vedo
l'ora di rivederti!" Mi disse.
"Rivedermi... gi?. Ecco..." Mi venne in mente che probabilmente non mi
avrebbe nemmeno riconosciuto. "... conviene che ci troviamo
all'edicola vicino all'ingresso. C'? un po' di gente in treno e non
sono sicuro del numero del vagone!" Mentii. Volevo trovare il modo di
avvicinarmi senza spaventarli da lontano. "Cosa volevi dirmi questa
mattina?"
"Ah, si..." Sentii che parlava con mio padre ma non capivo cosa
dicesse "... tuo padre... " La chiamata si interruppe quando il treno
entr? in una lunga galleria che tagliava sotto un costone appenninico.
Aggiustai la gonna e distesi le gambe mentre aspettavo che il mio
telefono avesse segnale. Le mie unghie, ancora perfette dalla visita
al salone del giorno precedente, giocavano con l'orlo della mini.
Sistemai le spalline del reggiseno. Provai a pensare a qualche cosa da
dire a mia mamma per anticipare la sorpresa di vedermi vestito in quel
modo, e composi il numero.
"Scusa, ? caduta la linea quando sono entrato in galleria!" Spiegai.
"A proposito, non stupitevi se mi vedete un po' cambiato. Sono stati
tre mesi interessanti!"
"Oh, Paolo, ci mancherebbe. Hai diciotto anni. Sono contenta che tu
abbia avuto da fare. Non so se prima hai avuto modo di sentire quello
che dicevo. In pratica, tuo padre, tipo prima che tu nascessi, aveva
deciso di posticipare la... " E la linea cadde di nuovo. Il telefono
non riprese campo per almeno dieci minuti e decisi di non riprovare
fino a quando non fossi pi? vicino alla citt?.
Il fatto di aver messo le mani avanti dicendo che era cambiato mi
aveva dato un minimo di sicurezza in pi? e senza accorgermene lasciai
che il dondolio del treno mi cullasse fino a farmi addormentare.
Uno dei pochi passeggeri del mio stesso vagone mi urt? leggermente un
piede mentre passava, si scus? e prese la sua valigia dallo
scompartimento per i bagagli. Riconobbi la stazione della mia citt?
attraverso il finestrino e sentii la voce dall'altoparlante annunciare
l'arrivo al capolinea.
Raccolsi le mie cose e le infilai nella sacca. Recuperai il bagaglio
ed un uomo sulla quarantina si offr? di aiutarmi a scaricare la
valigia e il trolley dal treno. Afferrai le maniglie e mi diressi
verso la zona in cui avrei rivisto i miei genitori dopo tre mesi, ed
in cui loro avrebbero visto il nuovo me per la prima volta. Mi fermai,
presi fiato, sentii il sangue che saliva alla testa e per poco non
ebbi un attacco di panico. Non sapevo cosa aspettarmi, se mi avrebbero
accettato, se mi avrebbero cacciato, se avrei dormito a casa quella
notte.
"Una cosa alla volta..." Pensai.
Feci un lungo respiro e mi avvicinai all'edicola.
Di mio padre non c'era traccia. Mia madre era voltata di schiena e
stava parlando con l'edicolante ed un'altra donna, indicando diversi
giornali sugli espositori. Quando ero ancora a una ventina di metri da
loro si gir?, probabilmente per guardare se fossi arrivato. Mi vide,
ma mi ignor? pensando che fossi solo una delle tante persone presenti
in stazione in quel momento.
Il fatto che mio padre non fosse l? scombussol? i miei piani. Avrei
dovuto spiegare tutto a mia madre e poi farlo di nuovo con lui. Ma ?
un fatto abbastanza noto che le madri digeriscono meglio certe cose, e
forse l'avrei avuta dalla mia parte quando sarebbe arrivato il momento
di piegarlo a lui. Mi fermai a una decina di metri dall'edicola e
decisi di chiamare il cellulare di mia mamma per farla voltare.
Premetti il pulsante e feci partire la chiamata. Il cuore mi batteva a
mille. La vidi che rispondeva e potevo quasi sentire la sua voce
nonostante il brusio dei passanti.
"Mamma, sono arrivato!" Dissi con la voce tremante.
"E' arrivato!" Disse lei. Sentii nel telefono la voce di mio padre che
diceva "OK", ma non capii da dove venisse dato che l'unica persona
rimasta di fianco a mia madre era una signora vestita con una lunga
gonna a pieghe e una camicetta beige. "Paolo, sei al binario? Noi ti
aspettiamo all'edicola!" Le sentii dire.
Il mio cervello si rifiut? di mettere insieme i pezzi di ci? che stava
succedendo. Rimasi per pochi lunghi secondi immobile col telefono in
mano e la voce di mia madre nell'orecchio. Lasciai le valigie
dov'erano e con pochi passi ben bilanciati sui tacchi dei miei sandali
rosa coprii la distanza che mi separava dai miei genitori. Mentre
camminavo si voltarono, mi videro, e capirono.
"Paolo?" Dissero all'unisono, stupiti.
Guardai la donna dalla cui bocca era uscita la voce di mio padre.
"Pap??" Girai lo sguardo verso mia mamma in cerca di una spiegazione.
"Mamma?"
----- EPILOGO -----
Ci fu un abbraccio ma ne io ne mio padre eravamo pronti a capire cosa
stesse accadendo. Uscimmo e caricammo il bagaglio in auto. Quello
verso casa fu un tragitto breve e silenzioso.
Arrivammo, portammo in casa le valigie, e ci sedemmo sui divani in
salotto, io di fronte a loro.
"Ho cercato di parlartene al telefono." Disse mia madre. "Tuo padre
non sapeva come dirtelo, e voleva che ci provassi io."
I miei occhi saltavano avanti e indietro tra lei e mio padre, o la
persona che in qualche modo sembrava essere stata mio padre. La lunga
gonna copriva un paio di stivaletti marrone con un tacco largo alto
almeno cinque centimetri. La camicetta tirava sul petto e lasciava
intravedere un po' di curve sulla pelle del d?collet?. I capelli erano
lunghi fino a mezza schiena, e un po' di trucco dava colore alla pelle
del volto. Una collana, orecchini, e braccialetti con pietre azzurre
adornavano il suo corpo.
"Una ventina di anni fa, tuo padre era in procinto di cominciare il
cambio di sesso!" Mia madre disse, consapevole di star lanciando una
bomba. "Eravamo insieme da anni, come sai, e la cosa non mi creava
alcun problema. Poi io rimasi incinta e le cose cambiarono. Decise di
mettere da parte la transizione per essere sicuro di poterti dare una
vita normale. Quando abbiamo saputo che saresti stato via per tre mesi
abbiamo pensato, dato che ormai sei maggiorenne, che questo fosse il
momento giusto per riprendere in mano la questione."
"Non sapevo se mi avresti accettato!" Disse lui, senza provare a
suonare femminile nel suo modo di parlare. "Cos? ho pensato che
passati i diciotto anni avresti avuto l'et? per vivere altrove se non
ti fossi sentito a tuo agio. Anche per quello ho insistito perch? tu
non rinunciassi alla tua vacanza, era un modo per addolcire la
transizione ad una vita fuori casa se fosse stato necessario." Mi
guard? a lungo. "Certo, quando ho pensato ad una transizione in
vacanza non immaginavo..."
Ci fu modo in seguito per spiegare cosa successe al mare quell'estate.
Ci fu tempo per imparare a convivere con la nuova realt? di una casa
in cui vivono una donna, sua moglie transessuale, ed una persona
gender-fluid. Quel pomeriggio, sul divano, non riuscii a spiegare o a
chiedere molto. L'unica risposta che diedi fu la meno banale, ma per
la pi? ovia delle domande
"Non voglio sbagliare..." Disse mia mamma. "... quindi lascia che te
lo chieda. Per me Paolo sar? sempre il mio bambino, ma come vuoi che
io chiami mia figlia?"
Fissai il muro come per guardare oltre. Con gli occhi passai in
rassegna ogni cosa nella stanza per cercare di capire se esistesse un
nome che per me significasse qualcosa pi? del mio stesso, un nome che
implicasse cambiamento e mi desse felicit?. I miei occhi poi si
fermarono sul mio petto e le memorie dei tre mesi passati si
affollarono nella mia testa tutte insieme. E diedi l'unica risposta
che per me aveva un senso:
"Erica!"