GinnyChapter 10
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Molti hanno avuto da ridire, in merito alla scelta di trascrivere direttamente dal mio diaro personale, la storia "l'iniziazione". Ho ricevuto critiche perché mancava di erotismo.
Questo è vero, però, a me, risultava la scelta più genuina. Ho accettato le critiche, e ho deciso che la storia che andrò a raccontare la scriverò in modo romanzato. (Nda)
Era illuminata dal chiaro di luna, la pelle profumava di gelsomino con una nota leggera di lavanda.
Stava in piedi, immobile, nuda, a fissare la luna.
Io disteso a terra accarezzavo un ciuffo d'erba. La vedevo dal basso verso l'alto e ammiravo la sua figura snella avvolta nella luna piena.
Maria ( così chiamerò mia sorella) era pronta. Era arrivato anche per lei il giorno in cui si sarebbe fatta donna. Il giorno in cui qualcuno la prendesse per la prima volta. Il fortunato che potesse godere delle sue grazie.
Eravamo entrambi emozionati e imbarazzati. Lei era tesa. Io avevo paura di farle male.
Maria naso all'insù puntava alla luna. In punta di piedi, alzò le braccia al cielo come se volesse afferrare l'astro luminoso.
Mi dava le spalle. La vedevo e avevo l'impressione di osservarla per la prima volta. Pensavo, da quando era diventata cosi bella?
Qualche anno fa era un brutto anatroccolo, ora è uno splendido cigno.
La parte più bella era proprio il sedere. Sodo e a mandolino, forse un po' troppo piccolo. Avrei potuto romperlo facilmente. Pensavo a quando l'avrei presa da dietro tenendola per i fianchi.
Mi vedo avvicinarmi a lei, entrambi già nudi e vogliosi. Il mio eccitamento è ben visibile. Le sposto i capelli e un bacio si posa sul suo lungo e fine collo. Sento il suo respiro irregolare. Il petto si muove. Il cuore sembra voler uscire dalla terza abbondante. I seni sodi mostrano il capezzolo turgido. Chiede solo di essere morso.
- ahi! Mi fai male!
- devo farti una domanda.
- dimmi.
- Maria tu mi ami?
- si... certo che ti amo.
- e sai che sono proprio le persone che più amiamo quelle che ci fanno male...
L'urlo strozzato in gola. La mano sulla bocca attenua il lamento di dolore.
È troppo grosso e fa fatica a farsi strada. Il buco di Maria è stroppo stretto.
- perché dietro?
- perché cosi capisco quanto mi ami.
- ti ho detto già che ti amo. Mi stai facendo male. E troppo grande.
- te l'ho detto... sono le persone che amiamo quelle che ci fanno più male. Adesso rilassati.
Gemiti di piacere si contrappongono a lamenti di dolore.
La schiena di Maria è inarcata.
La mia mano destra affera il suo fianco; con le dita affossate nella carne. La sinistra invece tiene stretti i capelli che a intervalli regolari li porta verso se.
Godeva. Il dolore le piaceva. Adesso mi implorava di non fermarmi. E più godeva e più spingevo.
La sua pelle non odorava più di lavanda e gelsomino. Puzzava di sudore. Acre odore. Odore di sesso. Che si attacca alla pelle. E che a me provoca eccitamento.
Continuavo a sodomizzarla.
Era stremata. Implorava di smettere. Decisi di accontentarla.
Eravamo distesi sul prato a guardare le stelle. Stavamo abbracciati. Avevo la sua testa sul petto. Le accarezzavo i capelli. E lei si divertiva a stuzzicarmi il pisello.
- non mi ero mai accorta che fosse cosi grande. Cioè... si nota la differenza con gli altri, ma non credevo fosse cosi... voglio vedere se riesco a ignorarlo tutto.
Prese a leccarlo. Passando la lingua lungo tutta l'asta. Lo teneva in bocca e per quanto si sforzava non riusciva a contenerlo tutto. Aveva un modo tutto suo di succhiare. Non lo faceva bene. Si vedeva che non era pratica. Però ci metteva entusiasmo. Gli piaceva davvero succhiare.
Si era eccitata e avrebbe potuto spompinarmi per tutta la notte. Aveva tu fica tutta bagnata. Questa volta fece tutto da sola.
Si alzo prima in piedi e poi si sedette sopra di me. Lo prese in mano infilando il tutto dentro di se.
Cavalcava selvaggiamente. Un rivolo di sangue scorreva a dimostrazione che quella era davvero la sua prima volta. Quando raggiunse l'apice del piacere ed ebbe l'orgasmo fece un strillo di piacere cosi forte che l'eco echeggiò per tutto il giardino.
Questo è vero, però, a me, risultava la scelta più genuina. Ho accettato le critiche, e ho deciso che la storia che andrò a raccontare la scriverò in modo romanzato. (Nda)
Era illuminata dal chiaro di luna, la pelle profumava di gelsomino con una nota leggera di lavanda.
Stava in piedi, immobile, nuda, a fissare la luna.
Io disteso a terra accarezzavo un ciuffo d'erba. La vedevo dal basso verso l'alto e ammiravo la sua figura snella avvolta nella luna piena.
Maria ( così chiamerò mia sorella) era pronta. Era arrivato anche per lei il giorno in cui si sarebbe fatta donna. Il giorno in cui qualcuno la prendesse per la prima volta. Il fortunato che potesse godere delle sue grazie.
Eravamo entrambi emozionati e imbarazzati. Lei era tesa. Io avevo paura di farle male.
Maria naso all'insù puntava alla luna. In punta di piedi, alzò le braccia al cielo come se volesse afferrare l'astro luminoso.
Mi dava le spalle. La vedevo e avevo l'impressione di osservarla per la prima volta. Pensavo, da quando era diventata cosi bella?
Qualche anno fa era un brutto anatroccolo, ora è uno splendido cigno.
La parte più bella era proprio il sedere. Sodo e a mandolino, forse un po' troppo piccolo. Avrei potuto romperlo facilmente. Pensavo a quando l'avrei presa da dietro tenendola per i fianchi.
Mi vedo avvicinarmi a lei, entrambi già nudi e vogliosi. Il mio eccitamento è ben visibile. Le sposto i capelli e un bacio si posa sul suo lungo e fine collo. Sento il suo respiro irregolare. Il petto si muove. Il cuore sembra voler uscire dalla terza abbondante. I seni sodi mostrano il capezzolo turgido. Chiede solo di essere morso.
- ahi! Mi fai male!
- devo farti una domanda.
- dimmi.
- Maria tu mi ami?
- si... certo che ti amo.
- e sai che sono proprio le persone che più amiamo quelle che ci fanno male...
L'urlo strozzato in gola. La mano sulla bocca attenua il lamento di dolore.
È troppo grosso e fa fatica a farsi strada. Il buco di Maria è stroppo stretto.
- perché dietro?
- perché cosi capisco quanto mi ami.
- ti ho detto già che ti amo. Mi stai facendo male. E troppo grande.
- te l'ho detto... sono le persone che amiamo quelle che ci fanno più male. Adesso rilassati.
Gemiti di piacere si contrappongono a lamenti di dolore.
La schiena di Maria è inarcata.
La mia mano destra affera il suo fianco; con le dita affossate nella carne. La sinistra invece tiene stretti i capelli che a intervalli regolari li porta verso se.
Godeva. Il dolore le piaceva. Adesso mi implorava di non fermarmi. E più godeva e più spingevo.
La sua pelle non odorava più di lavanda e gelsomino. Puzzava di sudore. Acre odore. Odore di sesso. Che si attacca alla pelle. E che a me provoca eccitamento.
Continuavo a sodomizzarla.
Era stremata. Implorava di smettere. Decisi di accontentarla.
Eravamo distesi sul prato a guardare le stelle. Stavamo abbracciati. Avevo la sua testa sul petto. Le accarezzavo i capelli. E lei si divertiva a stuzzicarmi il pisello.
- non mi ero mai accorta che fosse cosi grande. Cioè... si nota la differenza con gli altri, ma non credevo fosse cosi... voglio vedere se riesco a ignorarlo tutto.
Prese a leccarlo. Passando la lingua lungo tutta l'asta. Lo teneva in bocca e per quanto si sforzava non riusciva a contenerlo tutto. Aveva un modo tutto suo di succhiare. Non lo faceva bene. Si vedeva che non era pratica. Però ci metteva entusiasmo. Gli piaceva davvero succhiare.
Si era eccitata e avrebbe potuto spompinarmi per tutta la notte. Aveva tu fica tutta bagnata. Questa volta fece tutto da sola.
Si alzo prima in piedi e poi si sedette sopra di me. Lo prese in mano infilando il tutto dentro di se.
Cavalcava selvaggiamente. Un rivolo di sangue scorreva a dimostrazione che quella era davvero la sua prima volta. Quando raggiunse l'apice del piacere ed ebbe l'orgasmo fece un strillo di piacere cosi forte che l'eco echeggiò per tutto il giardino.
Vera
- 22.03.2020
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